Tutti sappiamo che viviamo in una stagione politica ancora dominata, purtroppo, dal populismo di  marca grillina. E, di conseguenza, da uno sfrenato trasformismo politico e parlamentare che  contempla al suo interno anche una massiccia dose di opportunismo. È appena sufficiente  scorrere le vicende politiche italiane che si sono consumate dal voto del 2018 in poi per  rendersene conto. E in modo persin plateale. E, per averne la conferma ancora più forte, è appena  sufficiente rileggersi le interviste di alcuni capi partito sul capitolo delle alleanze per non  esercitarsi in ulteriori commenti al riguardo. Le migliaia di dichiarazioni – come ovvio sempre  pubbliche e riscontrabili – di esponenti dei 5 stelle e dei vertici del Pd degli ultimi anni sono  esemplari. L’avverbio ripetutamente usato da questi politici, e cioè “mai” e poi ancora “mai”, con  quel partito e con quell’altro partito conferma l’alto tasso di trasformismo, e quindi di sostanziale  inaffidabilità politica, di chi ha pronunciato per mesi e mesi quelle frasi e quelle solenni pubbliche  dichiarazioni. Per non parlare di altri partiti come quello personale di Renzi dove non vale neanche  la pena di soffermarsi…. 

Ma tutto ciò appartiene ad un passato ormai a tutti noto. Forse non ancora a molti elettori dei  rispettivi partiti, ma tant’è. Ma, allora, il vero nodo politico che prima o poi andrà sciolto, è quello  di capire che cosa significa dar vita, oggi, ad una alleanza strategica e organica – per citare gli  slogan dei massimi dirigenti Dem – con il partito di Grillo. Detto in altri termini, che cos’è, oggi, il  partito di Grillo? È un partito antisistema, populista, demagogico, anti politico e antiparlamentare  come ci hanno spiegato per anni nelle varie piazze urlanti con insulti e demonizzazioni di ogni  genere contro tutto e tutti quelli che non si riconoscevano in quel partito? È il partito del “vaffa  day”, il dogma che ha orientato, condizionato, accompagnato e spiegato ogni scelta di quel  partito? È il partito che continua a rifiutare ogni alleanza con gli odiati partiti – se non per ragioni  trasformistiche di breve periodo – e che ha giurato una circolarità della classe dirigente a livello  locale e parlamentare per non oltre 2 mandati? È un partito che va oltre le classificazioni tra  destra, sinistra e centro perchè ha un impianto antisistema che lo porta ad essere estraneo a  queste tradizionali e vecchie, nonchè superate, categorie politiche ed ideologiche? E, infine, è  ancora il partito destinato a cambiare in profondità il sistema politico italiano all’insegna di una  predicazione che rade al suolo tutto ciò che è seppur lontanamente paragonabile e riconducibile  al passato?  

Domande molto semplici, ma credo legittime, che richiedono, credo, una risposta politica  altrettanto semplice da chi vuole costruire una alleanza “organica”, strutturale” e “duratura” con  questo partito. In altre parole, tutto quello che questo partito ha detto, costruito, urlato, scritto e  giurato per anni è tutto dietro alle spalle? E la penseranno così anche tutti i loro elettori, a  cominciare dalle ormai prossime elezioni amministrative nelle grandi città italiane? Detto ancora in  altri termini, si tratta di un partito che adesso, e misteriosamente, è diventato un partito “liberal  moderato” che stringe alleanze con gli odiati partiti, che non pratica più la democrazia diretta, che  ama talmente il Parlamento al punto da non volerne più uscire, che ha rinunciato alle storiche  battaglie contro l’altrettanto odiato “sistema”, che “uno non vale più uno” perché adesso conta  pure la “competenza” che dev’essere il frutto di una necessaria “preparazione” della classe  divertente, che è infine disposto a rinunciare a tutta la antica e recente predicazione a vantaggio  di una nuova, e al momento, misteriosa “mission” politica e culturale? 

Ecco, sarebbe interessante, al di là dei giochi a tavolino di Bettini e della sua nuova corrente,  saperne di più. Perchè la trasformazione radicale e quasi antropologica rispetto anche solo ad un  recente passato del partito dei 5 stelle, può interessare molta se non quasi tutta la politica italiana.  E non solo la coalizione di sinistra, come ovvio.