Il centro deve rappresentare, con l’apporto dei democratici di matrice cristiana e popolare, la rivoluzione del Terzo Stato produttivo.

Questa lettera, inviata a Ivo Tarolli in qualità di promotore del convegno di “Insieme”, tenuto ieri pomeriggio online, prelude alla riflessione che l’autore svolgerà nella giornata odierna in occasione della iniziativa romana della Federazione Popolare dei Democratici Cristiani, dal titolo: La Nuova Visione del Centro politico. Una nuova… Camaldoli.

Questa lettera, inviata a Ivo Tarolli in qualità di promotore del convegno di Insieme, tenuto ieri pomeriggio online, prelude alla riflessione che lautore svolgerà nella giornata odierna in occasione della iniziativa romana della Federazione Popolare dei Democratici Cristiani, dal titolo: La Nuova Visione del Centro politico. Una nuovaCamaldoli.

Grazie per avermi invitato al vostro incontro e complimenti per lattività che state svolgendo. Il seme che abbiamo piantato Insiemequalche anno fa ha germogliato molto bene. Ti confermo quanto ti ho detto più volte e scrivo da molti anni: tutto ciò che va nella direzione di una ricomposizione politica  dellarea cattolico democratica e cristiano sociale va valutato positivamente. In particolare noi DC e della Federazione Popolare DC, abbiamo condiviso quanto è scritto nel manifesto Zamagni, dal quale deriviamo molte consonanze con quanto anche noi abbiamo scritto nel nostro patto associativo.

Le riflessioni dellamico Andrea Tomasi sul rapporto tra cattolici e politica invitano ad approfondimenti importanti sul piano etico, culturale e socio politico che, tuttavia, non possono non tenere conto di ciò che accade nella realtà politica italiana con i suoi tempi, scadenze e ritmi veloci, se non vogliamo continuare la Demodisseadi cui ho scritto nel mio recente libro sulla lunga stagione della diaspora democristiana (1993-2020).

Nel condividere quanto scrive appunto Tomasi, evidenzio lesigenza di partire dalla consapevolezza che noi cattolici, già divisi sul piano culturale e frammentati su quello politico, siamo una minoranza nel Paese nel quale, come in Europa e in tutto il mondo occidentale, trionfa il relativismo morale più volte denunciato dalle encicliche pontificie, in particolare da quelle di Papa Benedetto XVI.

La crisi delle culture politiche che hanno costruito la nostra democrazia repubblicana e il clima di relativismo etico e culturale che si accompagna a una condizione prevalente di anomia (in senso durkheimiano, come discrepanza tra mezzi e fini, venir meno del ruolo dei corpi intermedi, assenza di norme di riferimento condivise) ha favorito il prevalere di movimenti e partiti sovranisti e populisti che, in assenza di culture di riferimento, se non regressive, vivono una condizione permanente di trasformismo politico.

Eravamo minoranza anche al tempo del primo Partito popolare, ma ci fu un gigante, come Don Luigi Sturzo che seppe tradurre nella politica e nelle istituzioni i principi della Rerum Novarum al tempo della prima rivoluzione industriale.

Eravamo minoranza e perseguitata nelle sue espressioni associative anche durante il fascismo, ma potemmo godere di quel gigante conterraneo di Tarolli, Alcide De Gasperi che, dopo Camaldoli (Luglio 1943) con le sue idee ricostruttive della DC(Novembre 1943) seppe compiere con Spataro, Alessi, Falck e altri il miracolo della DC.

Certo, oggi, non abbiamo questi giganti, e siamo consapevoli che a quelli della mia generazione (la prima della Repubblica) non spetta più alcun ruolo dirigente attivo, se non quello di essere dei trasmettitori della nostra migliore cultura e tradizione politica a una nuova generazione di giovani, dotati di passione civile, pronti a tradurre nella città delluomo gli orientamenti pastorali della dottrina sociale della Chiesa. Quelli delle encicliche dei Papi San Giovanni Paolo II Magno (Laborem Exercens e Centesimus Annus), di Papa Benedetto XVI (Caritas in veritate) e Papa Francesco (Laudato Si e Fratelli tutti), le quali hanno affrontato e analizzato criticamente meglio e più di ogni altra cultura i fenomeni collegati alla società nelletà della globalizzazione.

Credo che su un punto possiamo tutti convenire: allItalia, come allEuropa, serve in questa difficile fase della storia e della politica una forte presenza di un partito di centro, espressione degli interessi e valori del terzo stato produttivo e delle classi popolari, quelle che La Pira connotava come le attese della povera gente(tanto più attuali, dopo i dati Istati di questi giorni sulla povertà assoluta e relativa italiana, aggravati dalla pandemia e dalla correlata crisi economico sociale). Un centro nel quale, però, al di là delle confuse ipotesi di ristrutturazione oggi annunciate e in corso di formazione, manca la nostra componente di ispirazione cattolico democratica e cristiano sociale.

Credo si debba evitare di dividerci a priori sul tema delle alleanze, tema divisivo anche al tempo di Sturzo e di De Gasperi, e che ha caratterizzato tutta la lunga stagione dellegemonia-dominio della DC italiana. Dobbiamo partire dal programma e dai contenuti di una politica seria e riformatrice allaltezza dei bisogni di quel terzo stato produttivo e delle classi popolari che oggi sono in larga parte prive di rappresentanza. È questa la ragione del convegno che, anche con la tua partecipazione, la Federazione Popolare DC ha organizzato domani Sabato 19 Giugno (oggi per chi legge, ndr)a Roma, cui seguiranno tre importanti incontri – al Nord, al Centroe al Sud con tutte le diverse e articolate espressioni di movimenti, gruppi, associazioni e partito (sono oltre cinquanta) che alla Federazione Popolare DC fanno riferimento in qualità di soci.

Certo, molto dipenderà dalla legge elettorale che ci auguriamo proporzionale, premessa indispensabile per la nostra ricomposizione politica. Anche il vostro impegno è indispensabile in questo progetto e, come ben sapete, ciò che ci unisce è molto di più di quello che può averci sin qui diviso. Non è più tempo di divisioni ma, come ammoniva De Gasperi al III° Congresso DC di Venezia (1949): mettiamoci tutti alla stanga, per riportare in campo la nostra cultura politica e una nuova classe dirigente. Buon lavoro