Il Dio della pace secondo Teresio Olivelli e l’immeritata libertà degli occidentali dimentichi.

 

Guai a dimenticare che la nostra Costituzione, dove si legge che l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa, è nata da una guerra: la guerra di liberazione. Il sentimento di pace, quando autentico e severo, non risponde alla meta-logica dello sdilinquimento pacifista.

 

 

Antonio Payar

 

L’Italia ripudia la guerra (Costituzione, Art. 11). *E basta?* Leggere ‘quale’ guerra: “L’Italia ripudia la guerra *come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali*; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, _etc. etc._”.

Quindi l’Italia non ripudia la guerra tout court.

 

La Sinistra che a breve scampanellerà per il 25 Aprile con le bandiere arcobaleno si deve ripassare la Storia e ricordare che se oggi si può liberamente andare in piazza, fare il no-Vax ad oltranza o occuparsi dello smalto delle unghie dei piedi della Ferragni è perché il Venticinque Aprile del 1945 la Libertà e la democrazia  parlamentare (all’occidentale; se lo ricordino tutti quelli con la puzza sotto il naso verso l’Occidente mentre ci invitano a ‘capire Putin…’) sono state conquistate con i fucili, con le brigate partigiane, con i copiosi rifornimenti di armi degli Alleati, con Marzabotto (la Bucha italiana), con le Fosse Ardeatine, non andando incontro ai Tedeschi con le mammolette; insomma con quella che ancora oggi, anche nel frasario della Sinistra, dei nostri “professori della resa” (Polito, Corsera, 11 Aprile) e di varia sicumera cattolica ‘contro la guerra a prescindere’, si chiama *guerra di liberazione*.

 

Ma come si fa a non ricordarsene!

 

Appena scorgevano un elmetto grigio con lo scalino i partigiani, anche cattolici, sparavano a vista, senza se e senza ma. Se nell’Aprile del ’45 Karl Wolff, il capo supremo delle SS in Italia si decise a trattare la resa con gli Alleati di tutte le forze tedesche sul suolo italiano (e a insaputa di Hitler) fu per gli uffici di Pio XII e per gli incessanti attacchi dei Partigiani. Mano tesa e corredo di pallottole. Voglio ricordare che non poche Brigate Partigiane, e persino anche delle Garibaldi (rosse), avevano un Cappellano militare, e anche designato da varie Diocesi di allora. Allora buona parte della Chiesa non ebbe dubbi da che parte stare, e stava con gente che usava le mitragliatrici e non i mazzolini di margheritine.

 

E ricordiamo pure il Beato Teresio Olivelli, deciso partigiano perché cattolico, morto in un sottocampo di Flossembürg a Gennaio del 1945 (il campo dove ad Aprile morirà Bonhoeffer) per un calcio allo stomaco di un kapò. Olivelli scrive la preghiera del Ribelle: contro “la sordità inerte della massa,” (come annotò poi Amendola, il coraggio delle armi lo ebbero in pochi)

 

“a noi, oppressi da un giogo

oneroso e crudele

che in noi e prima di noi ha calpestato Te

fonte di libera vita,

*dà la forza della ribellione.*”.

 

Questa era la pace per cui combatté Olivelli e anche per la sua ‘guerra’ che gli costò la vita noi siamo liberi.