Le imprese d’Oltralpe Suez e Veolia hanno dato vita ad un gruppo industriale mondiale nella trasformazione ecologica. Il nuovo “gigante” francese ,nato dalla fusione delle due “ multiutility”, ha partecipazioni in diverse società italiane, tra cui Acea spa.

In altri termini, si è realizzata un impresa che per le sue dimensioni può essere ritenuta un “ global player”;  capace , cioè, di espandere la sua produzione in un orizzonte planetario. La sua rete produttiva opera, così, in un mercato che ha nella trans-nazionalizzazione del processo di accumulazione del capitale il suo punto di forza.

Lo scenario dei prossimi anni sarà il dominio di questi processi da parte di un numero ridotto di “corporations “ globali, che acquistano un potere politico crescente, tale da condizionare l’evolversi della democrazia.

Il “global player” da’ una nuova spinta propulsiva al neo-liberismo, che è sempre più la cultura dominante della nostra era globale. E al mercato, lasciato totalmente libero di esprimersi, viene richiesto di produrre gli equilibri ottimali, anche in campo sociale. Si persegue un’ingannevole illusione, come dimostrano le crescenti disuguaglianze sociali.

Un evidente effetto della diffusione delle grandi imprese globali, come nel caso di Suez-Veolia, è l’erosione del potere dei lavoratori. La redistribuzione del profitti è a tutto vantaggio del capitale rispetto al fattore lavoro.

Inoltre, si può riscontrare ,a livello mondiale, una riduzione del numero dei “competitors”, aumentando ,così, il potere oligopolistico delle corporations globali; potere che ha consentito un aumento dei prezzi  producendo elevati profitti senza un correlato incremento dei salari, (I.E. Stiglitz “Popolo, Potere, Profitti” ed Einaudi ).

Si ha , in altri termini, il fenomeno caratteristico di questi ultimi anni : pochi “global players” sulla scena internazionale sono in grado di concentrare in se’ un ammontare di utili  sproporzionato, accentuando, così, il divario tra un’èlite di ricchi e gli altri ceti sociali. Ciò determina  anche un altro fenomeno altrettanto negativo : la creazione di crescenti rendite finanziarie a danno della crescita dell’economia reale per il diffondersi della speculazione : fare denaro dal denaro.

La prospettiva dovrebbe riguardare, invece, l’economia dell’innovazione e della transizione verso una società capace di fornire educazione e sicurezza sociale, in particolare assistenza ai più deboli. E la corretta reazione a questa crescente spinta propulsiva al neo-liberismo è l’operare per la creazione di una società dell’apprendimento; ovvero, di una società  antimonopolista, aperta alla concorrenza e all’innovazione.

Questo ambizioso orizzonte richiede una politica, da parte del governo italiano ,in grado di governare i mutamenti strutturali in atto, realizzando, tra l’altro, un’azione di valorizzazione delle risorse umane e attuando efficaci politiche attive del lavoro.

Va tenuto presente che le distorsioni del crescente potere dei “global players” è anche espressione del declino dei valori etici fondativi delle società occidentali, ( Vera Zamagni “Occidente” ed Il Mulino).

 L’Occidente è malato: non ha più capacità creative in una fase, come quella attuale, in cui le minoranze profetiche dovrebbero rilanciare i valori etici fondativi. Le tecnologie moderne vanno governate e indirizzate verso obiettivi di vita, vincendo l’appiattimento sull’egoismo individuale del presente.  

Con riferimento all’Enciclica “ Fratelli Tutti”, si può sostenere con Papa Francesco che gli interessi economici non possono essere lasciati a se’ stessi, ma devono attenersi a principi etici; una società migliore non può essere solo al servizio dei potenti .

L’ imperativo diventa creare una forza sociale ”capace di suscitare nuove vie per affrontare i problemi del mondo d’oggi e per rinnovare profondamente dall’interno strutture, organizzazioni sociali, ordinamenti giuridici “, ( Enciclica” Fratelli Tutti” ).