Il mondo cambia, l’America è divisa, la democrazia  subisce l’erosione delle piattaforme digitali. Cosa può fare l’Europa?

Non c’è dubbio che, comunque la si pensi, stiamo assistendo a un momento epocale. I padroni delle piattaforme digitali, note anche come Over the top, si sono trasformati in centri di potere. Serve una reazione da parte della politica “vera”, quella realmente democratica, che metta sotto controllo questo sistema imponendo il rispetto di regole finora ignorate. L’Europa potrà giocare un ruolo decisivo (se lo vorrà) su questo fronte.

 

La decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti a maggioranza “trumpiana”, che ha di fatto abrogato il diritto di aborto (rinviando la decisione ai tribunali dei singoli Stati) pone all’opinione pubblica una questione fondamentale: la democrazia americana, così come la conosciamo con il suo modello di contrappesi istituzionali (check and balances) è in declino?

 

Non c’è dubbio che, comunque la si pensi, stiamo assistendo a un momento epocale. Tutto sta cambiando rapidamente e nulla sarà più come prima: la società e i confitti (la terza guerra mondiale “a pezzetti”); l’economia che trasforma il lavoro (professioni che scompaiono, altre, mai immaginate, che nascono); il cambiamento climatico (in realtà più auspicato che realizzato) e il rispetto verso un ambiente sempre più al collasso, come si vede bene in questo periodo. Anche i sistemi politici e i modi di governare subiscono un mutamento radicale: le forme e i modelli che conosciamo si stanno modificando, diventando qualcosa di inedito e indefinibile.

 

Per fare un esempio, come è possibile che nel cuore del Paese democratico per eccellenza, gli Stati Uniti, un manipolo armato di pistole dia l’assalto al simbolo stesso della democrazia parlamentare (il Congresso) per giunta con evidenti responsabilità da parte dell’ex Presidente?Stiamo assistendo, insomma, a una modifica profonda di ciò che fino a ieri davamo per scontato. Come direbbe Gramsci, seppur in tutt’altro contesto: “La crisi consiste nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati”. In gioco c’è il controllo del potere e la manipolazione delle masse e l’episodio dell’assalto al Congresso di Washington del gennaio 2021 rappresenta certamente un punto di svolta.

 

Coloro che hanno permesso, per un lungo periodo di tempo, di diffondere notizie false, offese e incitamenti all’odio senza muovere un dito (i padroni delle piattaforme digitali, note anche come Over the top) si sono trasformati  rapidamente in paladini dell’ultimo minuto. Ora, il tema non è se sia lecito che un imprenditore privato limiti l’accesso ai suoi prodotti ad alcuni clienti che hanno accettato le norme di comportamento, ma piuttosto sul grado di potere e di controllo che queste piattaforme digitali hanno su tutti noi. Un potere e un controllo costruiti nel tempo, offrendo accessi gratuiti e servizi in cambio di informazioni su dati e preferenze personali che diventano possibilità di influenzare le decisioni indicando chi è nel giusto o nell’errore, chi votare o non votare, chi premiare o sanzionare.

 

Forse è un segnale che il potere non è più soltanto nelle mani di governi democraticamente eletti dal popolo, ma in quelle di una stretta cerchia di amministratori delegati di società e piattaforme digitali (perlopiù esentasse, ma questo è un altro capitolo) che da tempo ormai controllano le masse, le condizionano, le dirigono sapientemente attraverso l’uso di dati e di informazioni che tutti noi offriamo gratuitamente collegandoci ogni giorno con i nostri account.

 

Come i lettori del Domani d’Italia sanno bene, non siamo dei complottisti e non stiamo certo immaginando una Spectre che si riunisce periodicamente per il controllo del mondo. Siamo però preoccupati perché le decisioni dei rappresentanti eletti hanno in realtà sempre meno influenza rispetto a quelle prese da un momento all’altro, spesso secondo il proprio umore, da Zuckerberg a Musk. Perché come ieri poteva essere il bando per Trump, domani potrebbe essere per chiunque altro. E a decidere saranno sempre le stesse persone.

 

È un tema vasto, che apre scenari inediti su molti fronti: dal commercio alle telecomunicazioni; dalla finanza alla filantropia; dai trasporti al diritto di opinione. È la nuova “classe dirigente” globale che avanza e che instaura un nuovo modello di sistema politico. È l’evoluzione di modelli di governance da sempre presenti nella Storia, che ha conosciuto imperi e monarchie, dittature e totalitarismi, nazionalismi e democrazie. Il futuro che si intravede è ora nelle mani di oligarchie sovranazionali, guidate da miliardari che badano soprattutto al proprio interesse.

A meno che non vi sia una reazione da parte della politica “vera”, quella realmente democratica, che metta sotto controllo questo sistema imponendo il rispetto di regole finora ignorate. L’Europa – ora che gli Stati Uniti con la presidenza Biden hanno enormi problemi anche sul fronte interno – potrà giocare un ruolo decisivo (se lo vorrà) su questo fronte. Fissando regole e leggi davvero in favore del “bene comune” e non di qualche manager aziendale. E al contempo ridando forza e dignità al sistema democratico. Come ha scritto di recente Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera “è indispensabile che venga spezzata la gabbia d’acciaio dei Trattati fondativi dell’Unione Europea i quali impongono l’unanimità per qualunque decisione di rilievo”. Questa è una decisione di assoluto rilievo. Sotto la guida di Mario Draghi, è auspicabile che l’Italia possa assumere un’iniziativa europea in tal senso.