Il Natale degli “Esposti”

La Chiesa, probabilmente al tempo di Papa Innocenzo III (1198-1216), fu una delle prime istituzioni ad intervenire in modo deciso per prevenirne la propagazione.

I problemi dell’abbandono dei neonati e della mortalità infantile, in Italia, si attenuarono solo in epoca recentissima, vale a dire nel corso del XX secolo. Come d’altra parte in tutta Europa, la scienza medica, le istituzioni e le associazioni di volontariato riuscirono a porre un argine a queste enormi piaghe grazie soprattutto all’impegno e alla vocazione umanitario-pedagogica di alcuni benefattori e gruppi di filantropi.

Ovviamente, la Chiesa di Roma assunse in tal senso una funzione di primissimo piano. Dopo decenni di criticità, nell’Italia risorgimentale si moltiplicarono le iniziative circa l’apertura di centri per lattanti e per la prima infanzia. Aumentarono le raccolte di fondi, le quali sopperirono – almeno parzialmente – alla diffusione dell’usanza di abbandonare i minori permettendo di elargire cure e la possibilità di offrire un futuro ai piccoli sfortunati. Proprio a seguito del rafforzamento delle misure relative ai primi soccorsi, però, si accentuò in modo preoccupante il numero degli “esposti”, cioè i piccoli lasciati nelle ruote dei conventi, del sagrato delle chiese e dei brefotrofi delle grandi città italiane. Ruolo centrale fu svolto, oltre che da numerose diocesi site entro i confini dello Stato della Chiesa, dal Lombardo-Veneto e dal Granducato di Toscana, territori in cui i casi, prima dell’Unità, erano sensibilmente cresciuti. Milano, in particolare, divenne una delle località più attive nella lotta alla povertà, causa principale degli abbandoni, laddove migliaia di puerpere non riuscivano ad allattare (tanto meno a nutrire) i numerosi figli per motivi di indigenza. Cosicché parrocchie, canoniche e apposite strutture laiche accoglievano i “trovatelli” costituendo per loro un aiuto tanto prezioso quanto decisivo.

Suddetto fenomeno, citato spesso dalla letteratura popolare moderna e contemporanea, aveva una prerogativa particolare: il 40 % dei neonati (in molti casi nati da unioni illegittime), a distanza di mesi, qualora fosse sopravvissuto, veniva riconosciuto e ripreso dai legittimi genitori solo alla fine del periodo dell’allattamento e della eventuale convalescenza. La pratica dell’abbandono, in realtà, veniva adottata sin dall’antichità, ma assunse determinate tipologie in tempi più recenti proprio con l’uso delle ruote (la prima comparse a Marsiglia nel 1188), le quali, in Italia, divennero sempre più utilizzate. Negli anni, l’abbandono dei lattanti si alternò al terribile fenomeno degli infanticidi, spesso provocato anche questo da problemi di povertà o in alcuni casi dalla volontà di non riconoscere il neonato. La Chiesa, probabilmente al tempo di Papa Innocenzo III (1198-1216), fu una delle prime istituzioni ad intervenire in modo deciso per prevenirne la propagazione. Si pensi che presso il circondario industriale milanese, a metà Ottocento, la media dei parti per ciascuna madre era di quasi 14 unità, mentre quella nazionale sfiorava “appena” le 9. Statistiche che oggi appaiono spaventose, benché legate evidentemente alla penuria di contraccettivi e all’impossibilità di crescere più di 5-6 figli per via delle scarse possibilità economiche.

Nel terzo millennio, nonostante si siano susseguite leggi e normative per tutelare la natalità e l’infanzia, il mondo occidentale utilizza ancora mezzi secolari atti a prevenire i casi di abbandono e di infanticidio, e questi altri non sono che centri medici e presidi ospedalieri muniti di alloggi riscaldati. Suddette strutture consentono di inserire al loro interno il neonato qualora i genitori decidessero di disconoscerlo per poi lasciarlo. Paesi come la Germania e l’Olanda danno la possibilità ai piccoli esposti, una volta adulti, di risalire al loro albero genealogico e rintracciare i genitori, mentre l’Italia contempla invece il diritto per le donne di partorire in anonimato e di essere assistite nel caso decidessero di non riconoscere il proprio figlio. La legge italiana, di fatto, non può identificare il genitore naturale né coartarlo, ma offre al neonato il diritto di avere una famiglia dopo averne dichiarato lo stato di abbandono affinché possa essere adottato (DPR 396/2000, articolo 30).

Nonostante parte della nostra comunità pensi che alcune pratiche risalgano a un triste quanto inusuale passato, ancora oggi, anno 2018, c’è il Natale degli esposti.