Il nuovo imperialismo.

 

Il vero problema per Putin è costituito da quel vento di democrazia che investe tutta la popolazione dell’Ucraina. La guerra è giustificata con pretesti falsi. Tutto poteva essere accettato meno un contagio tanto pericoloso: una vera minaccia per la Russia degli oligarchi e dell’autocrate del Cremlino.

 

 

 

Paolo Frascatore

 

Giuseppe Dossetti amava dire che “il cristiano è un testimone della parola, anche in politica deve essere un testimone della parola”. Guardando alla drammaticità degli accadimenti degli ultimi giorni, forse per molti questa affermazione è fuori luogo, ma a ben guardare essa racchiude in sé la profondità di un pensiero legato alle idee e dunque all’azione. La parola come prodotto finale di ideali non è qualcosa di staccato dai comportamenti e dagli atteggiamenti pratici; anzi, essa è la premessa di azioni coerenti e giuste che riguardano interessi complessi e non individuali, ossia interessi popolari.

 

Il comportamento e le dichiarazioni di Vladimir Putin nei giorni precedenti l’invasione dell’Ucraina erano tutte in funzione di una sorta di negazione di quello che poi è successo soltanto pochi giorni dopo. Tutto ciò per dire che spesso in alcuni ambienti politici l’uomo usa la parola in funzione ingannatoria, discostandosi dalla verità di quella che costituisce la politica reale (realpolitik). A questa regola non sfugge un uomo come Putin. Del resto, basta guardare la sua ascesa al potere, la sua politica di riforme costituzionali tesa ad assicurarsi la rielezione anche dopo i famosi due mandati.

 

Basta guardare alle finte elezioni che si svolgono in Russia (così come avveniva nella ex URSS), dove brogli ed interessi forti primeggiano sulla coscienza e sul pensiero dei cittadini comuni. Molti commentatori politici negli ultimi tempi hanno sostenuto, in piena sintonia con quanto sta sostenendo proprio Putin, che l’iniziativa guerrafondaia del Cremlino in Ucraina è dettata dalla volontà della Nato di espandersi ad Est minacciando a livello nucleare la Russia.

 

Si tratta, a ben riflettere, di un falso problema: la Russia ha già testate nucleari puntate contro negli ex Paesi sovietici. Semmai questa è solo la scusa per l’autocrate russo nella sua azione armata contro l’Ucraina. Il vero problema per Putin è costituito, invece, da quel vento di democrazia che investe tutta la popolazione dell’Ucraina. E l’Ucraina non è paragonabile alle ex Repubbliche sovietiche. Per giunta si tratta di un popolo fratello, con le stesse caratteristiche di quello russo, spesso con legami anche di parentela.

 

Il problema per questa Russia putiniana è costituito dall’espandersi della democrazia. Come in passato nel sistema comunista dell’URSS, la politica dei magnati e dei burocrati di quel falso comunismo, di cui nessuno ha avuto il coraggio di ammettere, si basava sul ripudio della democrazia e dei sistemi politici pluralisti in quanto (a loro dire) corruttori del sistema sociale, anche oggi gli autocrati che costeggiano Putin in funzione degli affari economici guardano alle restrizioni delle libertà politiche e civili.

 

Un esempio appare ancora oggi illuminante a distanza di tanti anni: la primavera di Praga e l’iniziativa politica di Alexander Dubcek. Anche allora i carri armati di Mosca invasero la capitale della Cecoslovacchia (Praga) per mettere fine alla politica che Dubcek stava portando avanti nel solco di un’autentica realizzazione della società socialista, fondata sul pluralismo, sulla reale partecipazione agli utili dell’impresa da parte dei lavoratori e su quello che possiamo definire comunismo dal volto umano, distante e distinto da quello moscovita di Breznev.