Il nuovo Segretario generale della Cisl indica la strada della continuità, ma osserva che il tempo del coraggio è adesso. Riportiamo ampi stralci dell’intervento di Luigi Sbarra, svolto davanti alla platea dei delegati al termine delle votazioni che lo hanno insediato alla guida della confederazione di Via Po.

Grazie per la vostra fiducia. Per l’amicizia e l’affetto che mi state dimostrando. Grazie per l’immenso onore che mi fate. Mai avrei creduto, e nemmeno sognato, quando da giovane mi innamorai dell’attività sindacale, di poter essere eletto, un giorno. Questi ultimi giorni sono stati di grande emozione per me. Ma anche di tristezza. Una tristezza condivisa con tutti voi, per non avere qui, oggi, un grande uomo che ha fatto tanto per la Cisl, per il sindacalismo italiano, per il Paese: Franco Marini. La sua scomparsa lascia un vuoto incolmabile. Se ne è andato un amico, un padre nobile, un grande orgoglio per la nostra Organizzazione, e una vera Riserva dello Stato. Un uomo che ha reso più forte la democrazia italiana, dedicando l’intera vita alla difesa dei lavoratori, ai più deboli, alla costruzione del bene comune. Un mediatore infaticabile, di lui mancherà tutto. L’apparente bruschezza dei modi, che nascondeva un carattere dolce, umile, umano. La capacità di leggere le complessità e di assumere decisioni giuste, lontane dalle sirene del populismo e della demagogia. La concretezza e la propensione a disinnescare conflitti e a edificare concordia sono virtù che tanto servirebbero a chi abita i palazzi della politica di oggi. Valori e insegnamenti che, dopo la grande stagione della concertazione, si sono affievoliti a vantaggio di una deriva personalistica e di una disintermediazione che ha creato 20 anni di stallo delle riforme. Ci mancherà, Franco. Ma continueremo a farlo vivere ogni giorno, con il nostro lavoro, sperando di esserne all’altezza. 

Mai avrei immaginato di poter raccogliere il testimone di grandi “costruttori di futuro” come lui, come Giulio Pastore, Bruno Storti, Pierre Carniti, Sergio d’Antoni…come te, Annamaria [Furlan, Segretario generale uscente, ndr]. A te va il senso più profondo della mia gratitudine. Grazie soprattutto per aver permesso alla Cisl, con la tua guida, di arrivare dove è oggi. Un grande sindacato-associazione, con i piedi ben piantati nel terreno dell’autonomia e della contrattazione. Un sindacato ‘del fare’, riformatore, rinnovato, ma radicato fortemente nei valori che ne hanno ispirato la nascita e l’azione. Ci hai davvero portati dentro il nuovo secolo, Annamaria. Per di più sei riuscita a farlo in tempi eccezionali e drammatici. Sulle macerie di una crisi di sistema che nel 2011 aveva fatto tremare le fondamenta del Paese, rendendo visibili i punti deboli del nostro paradigma di crescita e dell’incompleto processo di unificazione comunitaria. 

Da convinta europeista hai promosso le ragioni di una Unione più democratica, coesa, vicina ai cittadini. Un’Europa dei popoli e del lavoro, una federazione che parlasse con voce unica, autorevole, solidale alle esigenze reali delle persone. Sei riuscita, siamo riusciti, a raggiungere approdi sicuri muovendoci tra le insidie di modelli culturali d’assalto, sventolanti l’insegna falsamente moderna di una illusoria disintermediazione. Non era facile e non era scontato smontare la logica assurda e sbagliata dell’uomo solo al comando, con corpi intermedi isolati, messi all’angolo, marginalizzati nel ruolo e nella legittima funzione di rappresentanza degli interessi dei lavoratori e dei pensionati in questo Paese, che parlasse con voce unica, autorevole, solidale alle esigenze reali delle persone. 

Ecco, se noi abbiamo superato tante insidie e siamo andati così avanti, in questi anni, è perché tu sei stata, per lo straordinario equipaggio di militanti, di delegati, di quadri e dirigenti che formano la comunità della Cisl, timone e vela ineguagliabili. Perché sei stata, e sei, uno speciale insieme di ragione e di passione. Di intelligenza e di cuore. Il cuore grande di una donna coerente, coraggiosa e lungimirante. Doti che ti hanno permesso di individuare la rotta giusta e di indicarla a tutti noi. Ti abbiamo seguito, tutta la Cisl ti ha seguito. Il solco è tracciato, sia nell’impostazione sindacale e politica, sia nella dimensione e nella progettualità organizzativa. A noi, ora, il compito di proseguire, con determinazione. Cercando di allargarlo e di renderlo ancora più fertile. Passo dopo passo. Sempre avanti, come in ogni momento della vita del nostro Paese ha saputo fare la Cisl.

È tempo di costruire un Patto Sociale che coniughi solidarietà e competitività, partecipazione e produttività. L’agenda di questo Accordo deve essere scritta insieme. Solo così potrà iniziare quella “stagione dei costruttori” indicata dal Presidente Mattarella. 

Quanto al Recovery Plan, esso rappresenta davvero un’occasione storica che sarebbe un delitto non cogliere. Quello che chiediamo al Governo è concretezza progettuale, con un vero cronoprogramma e reali valutazioni d’impatto sui riflessi occupazionali, sociali ed economici di ogni progetto. E poi la pandemia: la guerra al virus non è finita. Bisogna garantire l’approvvigionamento dei vaccini e piena copertura, moltiplicando le strutture abilitate. Al Governo chiediamo di lavorare insieme, aggiornando i protocolli sulla sicurezza per facilitare la somministrazione nei luoghi di lavoro. La nostra Prima Linea è diventata una trincea di solidarietà, presidiata da delegati, operatori, quadri, dirigenti, Rls e sindacalisti dei servizi, a partire da Inas e Caf, che hanno continuato a lavorare sfidando il pericolo. Ecco cosa vuol dire per noi esserci per cambiare. La pandemia ci conferma che ci sono radicali riforme e profonde innovazioni da fare. Intanto centinaia di migliaia di posti sono andati persi. Il rischio è che senza adeguate protezioni ed investimenti nel 2021 ne scompaiano il doppio. Non possiamo permetterlo.

  L’Italia sarà tanto migliore quanto più a costruirla saranno le donne, tenuto conto della necessità di colmare il divario occupazionale e salariale, per favorire ed inconraggiare il welfare contrattuale volto alla conciliazione tra vita e lavoro. Quanto ai giovani serve un “patto tra generazioni” che garantisca equità e faccia in modo che migliaia di cervelli non debbano più essere costretti ad emigrare, cosa che potrà avvenire se miglioreranno le possibilità di accesso al mondo del lavoro. Il futuro non può che fondarsi sui giovani. 

Serve una svolta sullo stato sociale, rispetto ambientale, sostegno alla terza età, cominciando con la rivalutazione dei trattamenti delle pensioni e da una riforma della flessibilità in uscita più sostenibile che parta dal presupposto che i lavori non sono tutti uguali.

La coesione deve essere consolidata con una riforma fiscale, sgravi sui redditi da lavoro e da pensione, una battaglia contro evasione ed elusione. Sulla non autosufficienza invochiamo una svolta e giusti riconoscimenti ai lavoratori del soccorso e della sicurezza. E poi la questione del Mezzogiorno: bisogna colmare lo storico divario tra aree forti e aree deboli. È interesse di tutti. L’Italia vive della propria unità. Crescerà davvero solo se crescerà il Sud.

Quanto alla Pubblica Amministrazione non ci può essere crescita senza il rilancio della sanità pubblica, assunzioni e stabilizzazioni, senza l’ammodernamento della P.A., con più servizi al cittadino e valorizzando i lavoratori che meritano il rinnovo dei contratti, senza tutele a postali, bancari, assicurativi.

Infine le politiche  industriali. Occorre difendere e rilanciare i nostri asset strategici, dalla manifattura, a partire dall’acciaio e dall’automotive, dalla chimica e dal tessile all’elettronica, dall’agroalimentare all’artigianato, al turismo, ai servizi, dai trasporti all’edilizia. E le politiche attive e gli  ammortizzatori universali, per il sostegno al reddito, per innovare il sistema formativo dalla scuola, all’università, alla ricerca, per atipici e somministrati, per i lavoratori delle telecomunicazioni e del settore energetico. 

In conclusione, proseguiamo il cammino iniziato settant’anni fa e che ci ha portato fin qui. Continuiamo a difendere la dignità, e ad affermare i diritti, delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati, dei giovani e di ogni persona, specie le più deboli e fragili, che siano nate qui o che abbiano scelto di vivere in questo nostro meraviglioso Paese. 

Cambiamo il Paese in quel che c’è da cambiare, per renderlo più giusto, aperto, inclusivo, ricco di opportunità, di lavoro e di vita. Per l’Italia il tempo del coraggio è adesso. La Cisl, come sempre, c’è. E farà fino in fondo la sua parte.