In questi giorni densi di commenti,riflessioni e preoccupazioni da Covid 19 e relativa gestione della pandemia,due notizie giornalistiche, in particolare, hanno attirato la mia attenzione per la loro connessione con la situazione  politica attuale e per quella di prospettiva.

La prima notizia viene da un sondaggio effettuato da un importante istituto demoscopico e ci rappresenta  che al momento dell’arrivo del tanto atteso vaccino antivirus soltanto il 46% degli elettori del Movimento 5 Stelle sarebbero disposti a  sottoporsi alla procedura vaccinale, a fronte di percentuali ben maggiori fatte registrare dagli elettori del Partito Democratico,81%,e di Forza Italia,76%.

La seconda notizia la riporta oggi “Il Messaggero”, che ci mette a conoscenza del  fatto che l’ATAC, per affrontare il fondamentale problema del trasporto pubblico cittadino in questo delicato momento della pandemia, si è determinata a rinfoltire la squadra dei suoi dirigenti, attualmente trentasei, assumendone altri nove, tra i quali  “un esperto di comunicazione, un legale, due consulenti di economia gestionale, comunicazione, di esperti di economia gestionale, un consulente del lavoro, due esperti di strategie innovative ed un consulente per la manutenzione”.

In attesa di conoscere anche l’ammontare degli emolumenti di questi novelli salvatori della azienda di trasporto romana gestita dalla Virginia  Raggi autocanditatasi alla conferma in Campidoglio e dalla sua compagnia di giro che,insieme, sembrano scoprire soltanto oggi, dopo i diversi e ricorrenti incendi di autobus,di avere qualche problema nella organizzazione e nella gestione del servizio  di manutenzione dei mezzi, non posso non pensare che la situazione romana,nella prospettiva delle elezioni comunali della Primavera 2021,se non fosse tragica sarebbe comica.

Infatti,la “questione Raggi”,e più genericamente il rapporto con il Movimento 5 Stelle ed il suo elettorato,investe inevitabilmente il Partito Democratici e la sua dirigenza nazionale e locale e lo condiziona fortemente nella elaborazione della sua strategia tutta tesa a riconquistare il  Colle Capitolino, respingendo così l’assalto di una Destra aggressiva e determinata,seppur anch’essa ancora incerta nella individuazione del candidato Sindaco.

Nella ultima Direzione Regionale del Partito Democratico del Lazio,il Segretario,il Senatore Bruno Astorre,ha ricordato con realismo che tutti  i sondaggi danno un fronte di Destra forte di un  credibile risultato elettorale intorno al  40% e come tale assolutamente irraggiungibile da parte dello attuale schieramento di Centrosinistra.

Ed è proprio dalla presa d’atto di questa realtà che all’interno del Partito Democratico nel suo complesso,visto che si tratta del Sindaco della Capitale e non di un piccolo paese sotto i quindicimila abitanti ,cresce ogni giorno di più la confusione in ordine alla più generale ed  efficace strategia da mettere in campo.

Di certo, la decisione di  Carlo Calenda di  formalizzare autonomamente la sua volontà di candidarsi alla carica di Sindaco,ha messo e sostanzialmente in crisi la tattica attendistica del Partito Democratico, basata sulla obbligatorietà  e necessitarietà delle Primarie che,pur previste statutariamente,nel corso dei quasi quindici annni di vita del Partito,a livello elettorale sono state organizzate soltanto in occasione della consultazione che ha portato Ignazio marino sullo scranno più alto del Campidoglio,

L’iniziativa delll’ex Ministro dello Sviluppo Economico dei Governi Renzi e Gentiloni,lanciata con una spregiudicatezza fortemente in contrasto con il passo felpato del Segretario del Partito Democratico,Nicola Zingaretti,ha trovato buona  accoglienza in una certa parte della pubblica opinione ed anche del corpo associato degli iscritti e dei militanti del Partito Democratico, anche a causa della serie di rifiuti a candidarsi ricevuti da Nicola Zingaretti da parte di personaggi di spicco,sicuramente all’altezza della missione che a loro si sarebbe voluto affidare,come Davide Sassoli,Enrico Letta ed altri.

Infatti,anche alla luce di queste risposte negative,Base Riformista,la “corrente di pensiero”(come la definirebbe Goffredo Bettini) che nel Partito Democratico conta la maggioranza nei Gruppi Parlamentari delle due Camere del Parlamento e che i più maliziosi Dem individuano come il gruppo dei “renziani” del Partito, ha prestato pronta  attenzione e ha espresso il suo sicuro apprezzamento per la candidatura di Carlo Calenda.

Gli articoli di Beppe Fioroni, ex Ministro della Pubblica Istruzione  ed ora Consigliere politico del Ministro della Difesa Lorenzo Guerini,leader di Base Riformista insieme a Luca Lotti,e le dichiarazioni di Patrizia Prestipino, Deputata e Coordinatrice della corrente per il Lazio,hanno formalizzato questa posizione,affermandone la credibilità e la praticabilità a fronte dell’unica alternativa attualmente presente nel panorama del Partito Democratico e della coalizione di Centrosinistra,e cioè le Primarie,peraltro sarcasticamente definite da qualcuno “dei Sette Nani”, alle quali, comunque, Carlo Calenda non ha escluso di poter partecipare.

L’ipotesi della candidatura a Sindaco di Carlo Calenda,al quale il Coordinatore romano di Italia Viva,Marco Cappa, ha fatto pervenire pubblicamente il suo endorsement, e che da parte sua ha rimodulato il suo approccio dialettico nei confronti della potenziale coalizione che, unica,ne potrebbe garantire la elezione,riscuote così un ulteriore consenso empiricamente percepito nell’elettorato e nel Partito e  certificato dai sondaggi che testimoniano ,sia pure nel loro specifico significato, della perplessità,se non della contrarietà, ad un accordo,quale che sia,con un  Movimento 5 Stelle che si sostanzia in posizioni e provvedimenti gestionali come quelli di cui in apertura di queste considerazioni.

Credo ci sia abbondante materia di riflessione per il Partito Democratico nelle prossime settimane.