Dunque, ancora una volta abbiamo capito che c’è una sorta di incompatibilità strutturale, direi quasi antropologica, tra il populismo e le sue declinazioni politiche e lo Stato di diritto. E, ancora, una volta, lo abbiamo potuto sperimentare concretamente, e persin plasticamente sull’ennesima, e ormai anche un po’ noiosa e patetica, polemica sui vitalizi. 

Non voglio, però, insistere ancora una volta sulla querelle vitalizi sì/ vitalizi/no. Ormai conosciamo il copione a memoria. Chiunque, ormai, potrebbe recitare le parti in commedia. I populisti di varia salsa da un lato e i difensori dell’ormai odiato vitalizio dall’altro. Ma, nel caso specifico, quello che merita evidenziare e sottolineare – oggi più che mai – sono le riflessioni che fanno da sfondo di questa irriducibile e anche simpatica, se non grottesca, contrapposizione. Con la sospensione dei talk estivi purtroppo Giletti non può, per il momento, dedicare la sua millesima – si fa per dire – puntata allo scandalo e alla tragedia epocale rappresentata dai vitalizi. Tocca quindi prevalentemente ai 5 stelle, seguito dagli aspiranti populisti, sostenere la causa. Ma, come l’esperienza insegna da secoli, tra l’originale e la copia prevale sempre l’originale. 

E dunque per non farla lunga, il pomo della discordia è molto più semplice di quel che appare. E cioè – dicono gli irriducibili anti casta – la delibera partorita degli Uffici di Presidenza di Camera e Senato dopo il voto del 2018 è piena di errori giuridici e, com’è ormai evidente a quasi tutti, irriducibili anticasta compresi, fa acqua da tutte la parti in aperto contrasto con tutti i pronunciamenti sul tema specifico avanzati nel passato dai vari organismi preposti? La risposta è molto semplice, anzi quasi banale. E cioè, ma chissenefrega. Punto. Giustamente, lo vuole il popolo. Lo invocano le piazze e lo chiede la Storia. E ogni altra considerazione non solo è superflua ma addirittura blasfema se non da condannare in piazza ed esporre i sostenitori al pubblico ludibrio. Per il momento, comunque sia, non è prevista la fustigazione pubblica. 

Certo, di fronte a questa “sentenza” popolare ogni altra valutazione di merito è perfettamente inutile. E questo a prescindere da qualsiasi valutazione giuridica, di diritto, costituzionale, normativa, regolamentare o vagamente legislativa. La risposta è sempre la stessa, ma chissenefrega!. 

Ora, per concludere, avanzerei una piccola proposta suggeritami da un amico del tutto disinteressatamente. E cioè, perchè i nostri cari e amati populisti di varia salsa – che poi, detto tra di noi, adesso rappresentano la nuova casta, ma non facciamo girare la voce, per favore – non votano una leggina o non promuovono un piccolo referendum popolare su un punto del tutto piccolo e marginale. Ovvero, introduciamo il principio assoluto e insindacabile della “retroattività” per tutti. Per tutti i settori, per tutti i temi, per tutte le garanzie, per tutti i reati, per tutte le regole e per qualsiasi ambito della vita sociale. Così, per garantire finalmente maggior libertà e maggior trasparenza per tutti i cittadini. E poi andiamo a spiegarlo, però, anche a tutti gli italiani. 

Sarebbe un’idea brillante, che ne dite?