I lettori non si facciano ingannare dal nome. Non stiamo parlando del Principe di Condè, che secondo il Manzoni “dormì profondamente la notte avanti la battaglia di Rocroi” (1643) ma proprio di Conselve, un paesino in provincia di Padova. 

In questi anni Venti iniziati tra venti di guerra internazionali e sterili diatribe nazionali (da Rula Jebral a Rita Pavone) c’è una piccola storia di vita “vera” che merita di essere raccontata. 

Un uomo è in fila allo sportello di una nota società privata che gestisce le utenze: «Buongiorno, da stamattina in casa non ho più la luce né il gas». L’impiegato digita i dati al computer e risponde con un certo imbarazzo: «Scusi, ma lei non paga le bollette da mesi». «Ho quattro bambini a carico e non riesco a saldare l’intera cifra. Posso darvela a rate?». «Lei è insolvente da tempo e in questi casi la normativa ci impedisce di rateizzare il pagamento, mi dispiace». L’uomo scoppia a piangere e si allontana con la testa tra le mani. A quel punto, il cliente in attesa dietro di lui si avvicina allo sportello e, abbassando la voce, chiede all’impiegato a quanto ammonti il debito pregresso: «A poco meno di settecento euro». «Bene, posso saldarlo io, ma a una condizione. Voglio restare senza nome per tutti. Anche per lui». È questo signore, rimasto anonimo, il Principe di Conselve. 

Ho dato un’occhiata veloce alle reazioni dei “leoni da tastiera” (hic sunt leones) sul Web. Qualcuno ha messo in dubbio il distacco della luce («dai, al massimo avranno abbassato la corrente»). Altri se la sono presa con il comportamento – discutibile – della società creditrice. Altri si sono chiesti: «E la prossima bolletta chi la salderà?». Altri ancora hanno ricordato il noto episodio in cui l’Elemosiniere del Papa ha riattivato la corrente di un palazzo occupato a Roma (con annesse polemiche).

Quanto è difficile misurarsi con la bontà gratuita e anonima di un piccolo gesto. Davanti a una tastiera siamo diventati tutti scettici (o creduloni). Ma appena ci piomba addosso la vita vera, si sospende il dibattito e ci si rivela, talvolta perfino a noi stessi. Mi piace pensare che l’anonimo benefattore si sia detto: «Se il destino ha voluto che questa scena accadesse sotto i miei occhi, significa che non potevo chiuderli e girare la testa dall’altra parte». Un milite ignoto dell’umanità.