Se il Pd risponderà positivamente all’approccio seduttivo di Grillo, diretto a creare un nuovo sentimento popolare attorno all’ibridismo visionario di un mondo fatto d’innovazione e decrescita, il quadro politico andrà incontro fatalmente a un processo di riorganizzazione molto accentuato.

Con la sortita di ieri, avvenuta a sorpresa nella tarda serata, il fondatore del M5S ha sbrogliato la matassa delle trattative archiviando le pregiudiziali di Di Maio. Ora è spianata la via per la formazione del Conte bis. Nell’immediato guadagna punti perciò la stabilizzazione del quadro politico, ma sul medio periodo s’allunga l’ombra di un formidabile revamping della “macchina politica” dell’Italia.

Grillo mette in campo una nuova ipotesi di configurazione della sinistra, magari espungendo termini antichi ed archiviando formule consunte. Non è detto neppure che voglia parlare della sinistra in quanto tale, preferendo un linguaggio esoterico-rivoluzionario. Non a caso Zingaretti ha subito evocato l’esigenza del rispetto reciproco: con Grillo si sa come si comincia, ma non come si finisce.

Questo scenario sconta l’esistenza di una destra aggressiva, ancorata al mito del sovranismo e capace, anche per questo, di occupare uno spazio elettorale consistente. È perciò evidente che nel medesimo tempo debba riemergere, dopo averne decretato la scomparsa in omnia saecula secolorum, il continente sommerso dell’elettorato di centro. Quali saranno le sue caratteristiche, chi avrà la forza di animarlo, dove spingerà il suo progetto, non è ancora facilmente definibile.

Il problema è che il nuovo centro può nascere a condizione di trasfondere il suo amore per l’equilibrio e la responsabilità in un progetto di ardente passione democratica, per dare al cambiamento le basi della solidarietà e della libertà. C’è da lavorare molto, senza cadere nell’errore di prendere dal passato ciò che la storia ha riposto in archivio. Il rischio è che la post-politica – potremmo anche parlare di moralismo esigenziale – ottunda questo sforzo di ricostruzione. Tuttavia, pur con qualche ingenuità di troppo, l’impegno è partito e non sembra arrestarsi. Il centro ha bisogno di una cultura politica che ne assicuri, in ogni caso, la sintonia con le attese di rinnovamento, senza integralismi e senza tatticismi.