Sembrava uno strumento inservibile, senza più futuro. Invece…La minaccia putiniana, attuata con i mezzi militari e anticipata con parole dure espresse con un tono ed un volto ancora più duri, ha condotto anche paesi neutrali come Svezia e Finlandia a ragionare su una propria richiesta di adesione alla NATO. Inizia una nuova fase.

“Obsoleta” per Trump solo pochi anni fa; in “morte cerebrale” per Macron solo un paio d’anni fa: quasi dimenticata dagli europei occidentali e posta in secondo piano dagli stessi americani, la NATO al contrario negli stessi anni era ambìta dai paesi centro-orientali e orientali del continente europeo per quello che essa era ai loro occhi, ovvero una protezione dall’orso russo, i cui artigli avevano in un recente passato avuto la sfortuna di conoscere, con gravi e pesanti sofferenze.

La guerra scatenata da Putin ha rivitalizzato l’Alleanza, mai come in queste terribili giornate evocata e invocata. Il suo carattere difensivo ne fa uno strumento che può essere visto sotto una luce meno cupa di quanto istintivamente viene considerato un organo che in ogni caso prevede il possibile utilizzo degli armamenti. E d’altro canto resta, per la sicurezza psicologica degli europei divisi in tante piccole nazioni, un efficace deterrente per chiunque immaginasse di attaccarli. Ecco, quest’ultimo pensiero è quello che ha mosso a richiederne l’adesione tutti i Paesi che avevano fatto parte del Patto di Varsavia e pure quelli che erano inclusi nell’Unione Sovietica.

Si dice che sarebbe stato meglio procedere con cautela, perché inevitabilmente la Russia si sarebbe sentita progressivamente minacciata e prima o poi avrebbe reagito. Così facendo si sarebbe di fatto aizzato quel nazionalismo che pervade almeno in superficie ogni popolo, e quindi anche quello russo che in questi anni ha “percepito” il proprio Paese retrocesso da grande potenza mondiale a modesta potenza regionale (ancorché dotata di un sistema nucleare imponente).

È una riflessione che merita più di un pensiero. Non è da escludere, inoltre, che qualche generale e qualche politico statunitense abbia in effetti colto al volo l’occasione per sferrare un colpo definitivo agli odiati russi intesi ancora come sovietici. Lavorando intensamente per allargare la NATO quanto più velocemente possibile.

Epperò. Epperò non era semplice dire “no” a nazioni che dopo decenni di occupazione militare e di costrizioni dittatoriali chiedevano a gran voce una difesa certa per un futuro mai predittibile con assoluta certezza e dunque sempre, per definizione, avvolto nell’incognito. Non era semplice e non sarebbe stato giusto. Non possiamo dimenticare cosa è stato il comunismo sovietico, lo scorso secolo. Un sistema totalitario che ha privato della e delle libertà milioni di persone. Quindi la voglia di evitarne ogni possibile replica era ed è ben comprensibile.

La minaccia putiniana, attuata con i mezzi militari e anticipata con parole dure espresse con un tono ed un volto ancora più duri ha condotto anche paesi neutrali come Svezia e Finlandia a ragionare su una propria richiesta di adesione alla NATO. E per ciò stesso immediatamente minacciate da Putin. Il quale deve evidentemente aver perduto la propria tante volte esibita lucidità, se non si rende conto che dar seguito a tale minaccia significherebbe davvero scatenare una reazione militare dell’occidente, con risultati disastrosi per l’intera umanità e certamente anche per lui e per il popolo russo. 

Un dubbio che viene pure pensando all’osservazione più frequente fatta dall’uomo del Cremlino, ovvero che l’Ucraina non può far parte della NATO in quanto confinante con la Russia. Ma questo vale già oggi per Polonia e Lituania rispetto all’énclave di Kaliningrad, e per la stessa Turchia che è sul Mar Nero. In realtà io credo che il motivo principale dell’efferata iniziativa militare decisa da Putin sia un altro, ovvero l’idea di tenere in ambito russo popolazioni e territori estesi che egli ritiene “russi”: così l’Ucraina, così la Bielorussia. Erano russi ai tempi dell’URSS e pure nei secoli precedenti e devono tornare ad esserlo oggi. Questa la perversa logica.

Fatto sta che quanto sta avvenendo ha in una settimana rivitalizzato e ridato un senso alla NATO. Ciò comporterà per gli europei molte riflessioni ma anche, concretamente, un maggior loro contributo economico alle spese. Il centro principale degli interessi USA rimarrà il Pacifico e la loro richiesta agli europei di un esborso maggiore per garantire l’efficienza NATO verrà rinnovata. Con due punti di forza sino a ieri dimenticati: che l’Alleanza è tuttora indispensabile, oltre che ambìta. E che l’intelligence statunitense funziona, avendo anticipato per settimane – inascoltata – quello che Putin aveva deciso di fare. Ci aveva preso in pieno. I cantori, non sempre disinteressati, della “decadenza” americana farebbero meglio a mostrare maggior cautela, in futuro.