IL TERZO POLO COME LA MARGHERITA? IN EFFETTI L’ESPERIENZA DI “DEMOCRAZIA È LIBERTÀ” PUÒ ESSERE ESEMPLARE.

 

Occorre un partito plurale, capace di operare nella diversità delle ispirazioni e con vero spirito di tolleranza. Insomma, può esserci una somiglianza tra il “Terzo Polo” centrista di Renzi e di Calenda e il ruolo politico che giocò la Margherita di Rutelli e di Marini – per citare i due principali leader – nel condizionare il futuro della politica italiana.

 

Giorgio Merlo

 

Forse c’è più di una somiglianza tra il partito che recentemente si è presentato ale elezioni sotto il nome di “Terzo Polo” di Renzi e di Calenda e l’esperienza concreta della Margherita. Certo, si tratta di due contesti politici, culturali e storici profondamente diversi tra di loro. Un fatto, però, è indubbio. Allora come oggi c’è la necessità di dar vita ad un soggetto politico centrista, democratico, plurale e di governo nel nostro paese dopo una stagione caratterizzata dal cosiddetto “bipolarismo selvaggio”. Un partito, cioè, che non si adegua a giocare un ruolo marginale, se non addirittura ornamentale rispetto ai partiti principali degli opposti schieramenti. E, del resto, la Margherita seppe giocare un ruolo importante nei confronti dell’azionista di maggioranza del centro sinistra dell’epoca, cioè i Ds. E proprio grazie a quel ruolo la coalizione di centro sinistra fu realmente competitiva nei confronti del centro destra.

 

Ora, ci sono almeno due elementi decisivi su cui il cosiddetto “Terzo Polo” non può fare passi falsi. E questo non perchè deve assomigliare al ruolo politico e culturale che giocò negli anni duemila la Margherita, ma per la semplice ragione che proprio quei due elementi sono e restano decisivi per qualificare la stessa “mission” del futuro partito centrista nel nostro paese.

 

Innanzitutto ci dev’essere una leadership diffusa. Lo so che questa definizione è un po’ ardita in un partito che ha due leader naturali e carismatici come Matteo Renzi e Carlo Calenda. Ma la leadership politica diffusa di un partito giovane come il “Terzo Polo” può e deve rappresentare un valore aggiunto e una garanzia per la stessa crescita politica di questo partito. Un elemento, questo, decisivo per evitare la riproposizione di un partito personale da un lato e, dall’altro, per far sì che a livello territoriale emergano dirigenti e potenziali leader che possono solo qualificare il futuro soggetto politico. Un metodo, questo, che fu perseguito con tenacia e determinazione proprio dalla Margherita nel suo, purtroppo, troppo breve percorso politico.

 

In secondo luogo la Margherita fu un autentico partito “plurale”. Plurale sotto il profilo culturale ed ideale. Come ovvio, la pluralità culturale del partito non veniva appaltata al solo “capo” ma, soprattutto, erano le singole culture politiche a garantire e a rendere visibile questa ricchezza. Per fare un solo esempio concreto, la cultura cattolico popolare e cattolico sociale che si riconosceva nella leadership di Franco Marini conviveva tranquillamente con quella liberal democratica, come il filone ambientalista con quella liberale, repubblicana e tardo azionista. Insomma, si trattava di una pluralità culturale che fu in grado di sprigionare un progetto politico vincente e competitivo senza limitarsi a giocare un ruolo puramente ancillare o di affidare il suo futuro al solo capo o di essere ancorato ad una sola cultura.

 

Ecco perchè può esserci una somiglianza tra il “Terzo Polo” centrista di Renzi e di Calenda e il ruolo politico che giocò la Margherita di Rutelli e di Marini – per citare i due principali leader – nel condizionare il futuro della politica italiana. Purchè, per fermarsi all’oggi, quelle due caratteristiche vengano perseguite e diventino gli elementi costitutivi del nuovo partito di centro, riformista, democratico e di governo nel nostro paese.