Il turismo può rinascere sui percorsi della cultura

Basta una semplice misura fiscale

Leggo che il 9 giugno il Ministro degli Esteri Di Maio sarà ad Atene per discutere della decisione del Governo Greco di non permettere il libero accesso ai turisti italiani. Decisamente il nostro Ministro degli Esteri non ha il senso delle priorità, seguendo il quale dovremmo prima occuparci di portare turisti in Italia, anziché fuori, ed anche convincere prima il presidente della Regione Sardegna a non ostacolare l’ingresso nella sua Regione dei turisti italiani provenienti dalle Regioni più toccate dal COVID-19.

Chissà se alla fine di questa fase di emergenza da pandemia, il nostro Parlamento si renderà conto della necessità di rivedere l’improvvida riforma del Titolo V della Costituzione, che affidò la materia del Turismo alla competenza esclusiva delle Regioni. Magari rileggendo alla luce della tragica esperienza di questi mesi, onde trarne stimolo per una nuova definizione normativa, la sentenza del 2009 della Corte Costituzionale che ha riconosciuto l’esigenza di un esercizio unitario statale di determinate funzioni per aumentare i flussi turistici ed ha affermato che il principio di sussidiarietà fa derogare al riparto delle competenze; ed ampliando coraggiosamente e realisticamente lo spiraglio di riforma attuata nel 2014, secondo cui le norme generali sul turismo sono di competenza statale.

Non mi pare che questo tema sia stato affrontato nel dibattito recente sul futuro del Turismo, che tanto incide nel quadro complessivo della nostra economia reale. Se si eccettuano le pregevoli analisi del Touring Club Italiano e quella del Politecnico di Milano, che tra l’altro intelligentemente descrive e propone una nuova offerta che sappia cogliere le aspettative del turista di domani, integrando soggiorno-salute-benessere-sostenibilità-gradimento dei prodotti di qualità-percezione unitaria del territorio. Parte del dibattito infatti si è incentrata sugli effetti visibili della crisi: alberghi, ristoranti, spazi per eventi, musei, spiagge e luoghi di vacanza montani vuoti. Realtà desolatamente vera, ma fatalmente irresolubile finché non verrà rimossa la sua causa prima, cioè il blocco della mobilità o il perdurare della sua crisi anche per le regole penalizzanti e la paura dei viaggiatori, mobilità che è uno dei cardini della civiltà contemporanea e che non può venire surrogata , nell’esperienza del turista, da tours virtuali.  Una seconda parte, poco appassionante per la verità, ha riguardato l’inutilità sempre più acclarata di soggetti pubblici quali l’Enit. La terza parte, quella più cospicua e rumorosa ha riguardato la richiesta di incentivi pubblici, in variegate forme, ma preferibilmente come contributi a fondo perduto, per tutti gli attori della lunghissima filiera del Turismo, senza trascurare ovviamente l’ultimo anello della stessa filiera e cioè il turista. Per carità, sono ben consapevole delle difficoltà in cui si dibatte tutto il settore, non escluso l’indotto, protagonista meno rumoroso e vistoso, ma che contribuisce fortemente a determinare la percezione-ricordo positiva che spingerà il turista a tornare in un luogo spesso poco attrezzato e con strutture alberghiere appena accettabili: i prodotti enogastronomici, dell’artigianato, i souvenirs, le guide turistiche digitali o a stampa, etc etc. Ma a parte la riflessione spesso rimossa, che tutti questi contributi costituiscono un debito aggiuntivo sulle spalle di noi tutti, ho avuto l’impressione che tutto si muovesse nella logica dell’attesa al ritorno a come eravamo prima, e nel frattempo tanto vale accaparrarsi ogni aiuto pubblico possibile, meglio se a costo zero; e dato che la situazione ce lo consente, torniamo pure a consumare gran quantità di plastica usa e getta. Conseguenza di questa logica perversa, che non è responsabilità ovviamente dei singoli attori della filiera, è lo sperpero inconsiderato del denaro pubblico, l’acquiescenza rassegnata alla logica dell’emergenza continua, ma soprattutto la rinuncia a pensare ed organizzare un disegno di rinascita del settore turistico, in un quadro di novità epocale e globale. Esempio emblematico di ciò è ancora una volta la vicenda Alitalia, azienda pubblica già varie volte pagata dal contribuente italiano, e purtroppo anello iniziale e fondamentale, almeno per garantire la mobilità e quindi l’afflusso dei turisti in e dentro l’Italia, della filiera di settore. Gli aerei sono fermi, piloti, personale di bordo e di assistenza al volo in cassa integrazione, zero idee sul futuro, a parte la solita ricapitalizzazione a carico dello Stato: e c’è da aspettarsi che alla ripartenza, qualcuno proponga di assegnare un bonus per i turisti viaggiatori, anche…per quelli che andranno in Grecia, grazie alla mediazione del Ministro Di Maio.

Ho letto quindi con sollievo l’intervista al Ministro per i Beni Culturali ed il Turismo Franceschini sul Corriere della Sera di domenica 31 maggio, perché finalmente vi si coglie la volontà di uscire dalla crisi con una visione progettuale rivolta al futuro. Ho apprezzato in particolare i riferimenti alla necessità di garantire una crescita sostenibile, di investire sulla mobilità, di rispondere intelligentemente alla conferma del primato mondiale dell’Italia quale prima meta desiderata. Ho letto con interesse la volontà espressa di assecondare l’apprezzamento sempre più percepito in ogni angolo del Pianeta, del “vivere all’italiana”, attraverso il rilancio dei “borghi”, l’offerta sul mercato internazionale del Meridione d’Italia, finalmente dotato di alta velocità ferroviaria e servizi alberghieri di qualità, la scelta strategica di privilegiare il turismo internazionale di livello. Una visione condivisibile e non irrealistica, che presuppone, e spero che l’intera classe dirigente ne sia consapevole, un ritorno immediato alla unitarietà della politica e della gestione amministrativa del Turismo, una scelta chiara e se necessario centralizzata, di utilizzo dei Fondi Europei esclusivamente per il finanziamento degli investimenti, una ferma salvaguardia della natura e dei beni ambientali e culturali. Una visione nuova per gli interventi non solo congiunturali che propone, ma anche perché sottintende la riscoperta delle radici “italiche” profonde che rendono unico il nostro territorio ed inconfondibile l’imprinting culturale dei nostri “saperi e sapori”, che una volta usciti dal blocco e dall’incertezza provocati dalla pandemia, sapranno conquistare nuove correnti turistiche, caratterizzate dalle motivazioni e modalità nuove che certamente caratterizzeranno il futuro del settore turistico, attingendo fin da subito in quel bacino di utenza già motivata, che è costituita dai 250 milioni di “Italici” sparsi nel mondo. Dando così una prima attuazione al Progetto di una Comunità globale, culturale e valoriale, delineato da Piero Bassetti nel suo libro-manifesto “Svegliamoci Italici” (https://www.facebook.com/groups/253699912467885/).

So bene quale può essere la prima critica ad una visione come quella espressa dal ministro Franceschini: ma questo è il futuribile, intanto va salvato il settore del Turismo! Vero: ci vorrà del tempo perché i grandi flussi turistici si rimettano in moto, e nessuno vuol negare le difficoltà reali in cui si trovano gli operatori della filiera, che vanno sostenuti ed aiutati. Nel frattempo però, occupiamoci di finanziare le infrastrutture necessarie e di far migliorare, anche attraverso incentivi straordinari mirati, la qualità della ricettività. E infine, nel periodo contingente, favoriamo la sostituzione del flusso di turisti stranieri con una incidenza accresciuta del turismo interno nazionale: i turisti stranieri pesano molto sul fatturato globale del turismo italiano, ma con la caratteristica di viaggi veloci con tre o quattro notti di permanenza al massimo: facciamo in modo di sostituire, in questo secondo semestre 2020 tale mancato flusso con una nuova modalità turistica degli italiani (che poi assomiglia a quella degli anni ‘60/’70): un  turismo lento e consapevole, con permanenze medio-lunghe che consentano di apprezzare le bellezze naturali e monumentali dei vari territori, i loro prodotti di qualità, il loro modo di vivere. Favoriamolo con campagne mirate e centrate su bellezza presente ma anche sulle garanzie di sicurezza per la salute. Obiettivo meglio realizzabile però, con l’aggiunta di una semplice misura innovativa fiscale, da sperimentare una tantum per il periodo luglio-dicembre di quest’anno, qualificata dalla permanenza di più giorni nei luoghi della vacanza turistica, e più in generale dedicata all’apprezzamento ed al godimento del territorio prescelto, in tutte le sue espressioni peculiari; perché il futuro del settore non si troverà certo nel turismo mordi e fuggi, o nella pioggia di contributi a sagre e fiere locali: la crisi attuale deve provocare una rivisitazione legislativa ed organizzativa di tutto il settore,  la razionalizzazione della nostra offerta, con l’abbandono di velleitarie pretese di cattura dei mercati globali da parte di territori al confronto minuscoli, quali sono le nostre Regioni, con la messa in opera di infrastrutture private e pubbliche sensibilmente migliorate.

Facciamo una simulazione. Decido di partire in vacanza con la mia famiglia, apro una apposita scheda fiscale nella quale indicherò le date ed il percorso e registrerò per tutta la durata della vacanza le spese sostenute, da quelle di viaggio con qualsiasi mezzo, a quelle di soggiorno per alberghi, ristoranti, casa in affitto, bollette delle utenze domestiche nel caso di utilizzo di seconda casa di proprietà, camping, ristoranti, a quelle per l’acquisto in loco di prodotti di ogni genere necessari per il soggiorno, come pure le spese per gli ingressi in musei, parchi, riserve naturali, spettacoli, attività sportive, prodotti editoriali, dell’artigianato locale, enogastronomici, etc. Purché tutto pagato con moneta elettronica ed a fronte di regolari ricevute fiscali. Al ritorno dalla mia vacanza, che peraltro potrò eventualmente replicare entro il 2020, avrò speso 10 mila €: Il 30% di tale spesa potrò portarlo in detrazione dalle imposte che dovrò pagare relativamente all’anno 2020. Di tutta la spesa da me sostenuta per me e la mia famiglia in quella vacanza, ad eccezione di quanto pagato per la fruizione di beni culturali ed ambientali, che invece potrò detrarre all’80% (ingressi in musei, spettacoli, mostre, concerti, riserve naturali e parchi, prodotti editoriali, corsi di formazione dal vivo od online, etc).

Il vantaggio per me turista in Italia è evidente, come è evidente il vantaggio generale: incentivazione del turismo di lunga durata e consapevole, sostegno alle attività culturali, di salvaguardia e valorizzazione della natura e dell’ambiente, stimolo all’utilizzo delle forme di pagamento che escludono l’uso del contante, spinta all’abbandono del nero. Ne risulterebbe inoltre stimolata la creazione di reti di impresa, consorzi per l’offerta di pacchetti turistici integrati, il lancio di itinerari per il turismo sostenibile, e l’avvio di progetti per il recupero e la valorizzazione dei borghi e delle abitazioni rurali di pregio. Preparando così il terreno per il ritorno delle correnti turistiche straniere. Ma come ulteriore risultato positivo si avrebbe una accentuata movimentazione del risparmio accumulato dalle famiglie italiane: 1.371 miliardi di € depositati nei conti correnti, ai quali si è sommato un extra di più di 20 miliardi di risparmi generati dal fermo delle attività nel periodo del lockdown, sempre senza considerare il nero ed il sommerso. Realtà, quella del forte accumulo del risparmio privato italiano, altrettanto vera quanto quella della attuale totale mancanza di liquidità da parte  di tanti operatori, della crescita delle fasce di povertà, dell’aumento esponenziale di disoccupati, della prevista diminuzione del PIL: movimentare i risparmi per favorire gli investimenti o solo anche per una crescita dei consumi, è di sicuro una prima e semplice forma di sussidiarietà.

Credo che all’Italia converrebbe sperimentare questa semplice misura “a costo zero” (soprattutto se si considerano gli effetti indotti ed i vantaggi indiretti anche per l’Amministrazione fiscale), che tranquillamente può convivere con i provvedimenti già in atto o programmati, e che, se nei fatti si dimostrasse fruttifera, potrebbe poi, con gli opportuni aggiustamenti, diventare permanente. E intanto si dovrà attrezzare il Paese per una nuova offerta turistica che sappia attrarre chi nel mondo apprezza ciò che da sempre rende unica la nostra penisola. Quindi con un impegno ribadito nella Giornata Mondiale per l’Ambiente, ad evitare ulteriori ferite alla Natura. Restauriamo, recuperiamo, mettiamo in sicurezza, dotiamoci di ogni moderna tecnologia, ma vigiliamo affinché non un metro in più del nostro territorio venga sottratto per realizzare nuove costruzioni, delle quali non c’è bisogno.