IN ATTESA CHE SPUNTI IL CATTOLICO DI TURNO…IL PD “DI SINISTRA” SI AVVIA A CANCELLARE L’APPORTO DEI POPOLARI.

Nel Pd si registra la desertificazione della realtà cattolico popolare e democratica. Ciò non toglie che da qui alle primarie non possa intervenire qualche rimedio propizio. La conclusione di Merlo è amara e stringente: “Al netto di chi è ancora e sempre presente nelle aule Parlamentari grazie alla solita autonomina nella quota proporzionale – cosa che ormai non fa neanche più notizia sui bollettini parrocchiali talmente è nota e conosciuta – restiamo in attesa di come innestare la figura di qualche “cattolico professionista” nell’ennesimo processo costituente di questo partito”. Lo sguardo è rivolto, in modo particolare, al mondo che ruota attorno alla Comunità di Sant’Egidio.

 

Giorgio Merlo

 

Abbiamo letto con attenzione la recente intervista di Graziano Delrio alla Stampa di Torino sul prossimo congresso del Partito democratico. Per chi avesse ancora dei dubbi al riguardo – ovvero sul ruolo e sulla funzione dei Popolari e dei cattolici democratici nel processo di riscoperta e di rilancio della sinistra italiana – con questa intervista si è avuto la certezza che nella prospettiva del Pd la cultura cattolica popolare è del tutto ininfluente ed irrilevante. E parliamo di Delrio, cioè di un ex turbo renziano – come del resto quasi tutti i dirigenti di quel partito negli anni in cui imperava nel partito l’ex Sindaco di Firenze – che non dovrebbe avere particolari simpatie sul come rilanciare e ristrutturare il campo della sinistra italiana. Anche perchè, come giustamente ha detto Cesare Damiano nei giorni scorsi in una conversazione con Il Riformista – e parliamo di uno stretto collaboratore di un altro ex turbo renziano come l’immarcescibile Piero Fassino – “sogno un Pd che abbia come riferimento sindacale la Cgil di Lama e come riferimento politico il Pci di Berlinguer”.

 

Ecco, Damiano come la maggioranza dei dirigenti del Pd, coltiva coerentemente quell’obiettivo. Del resto, se si vuole da un lato vincere la competizione con la “sinistra per caso” del partito populista per eccellenza, cioè i 5 stelle e, dall’altro, riattualizzare nella cittadella politica italiana la storia e la cultura della filiera Pci/Pds/Ds, è di tutta evidenza che la tradizione del popolarismo di ispirazione cristiana e sociale è sostanzialmente estranea ed esterna rispetto a quell’obiettivo. E cioè, lo ripeto ancora una volta, ridefinire la “mission” e il ruolo della sinistra italiana post ed ex comunista. Che poi vinca il filone della sinistra liberal ed ex comunista di Bonaccini o quello della sinistra libertaria e radicale della Schlein poco cambia rispetto alla prospettiva politica di quel partito. Come, giustamente, ha ricordato nei giorni scorsi un attento osservatore politico come Luca Ricolfi. Con tanti saluti, di conseguenza, a tutto ciò che ha caratterizzato quel partito nelle sue origini. E, su questo versante, ha perfettamente ragione la politologa Nadia Urbinati quando definisce il “Manifesto dei valori” scritto da 45 saggi nel lontano 2007 come un documento “bolso e indigeribile” e quindi sostanzialmente inutile nonchè fuori luogo e fuori tempo. Perchè quella pagina politica, culturale e programmatica è, ormai, da storicizzare e da archiviare definitivamente secondo la vulgata principale.

 

Ora, però, per restare al capitolo – sempre più patetico e triste – di come continuare a giustificare la presenza dei Popolari nel partito della sinistra italiana ci si dovrà pur inventare qualcosa. Al netto di chi è ancora e sempre presente nelle aule Parlamentari grazie alla solita autonomina nella quota proporzionale – cosa che ormai non fa neanche più notizia sui bollettini parrocchiali talmente è nota e conosciuta – restiamo in attesa di come innestare la figura di qualche “cattolico professionista” nell’ennesimo processo costituente di questo partito. Insomma, una bandierina da sventolare ad uso mediatico e congressuale per giustificare, appunto, la presenza attiva e fattiva dei cattolici democratici nella ricostruzione della sinistra post comunista.

 

Ecco perchè nei prossimi giorni potrebbe arrivare l’apporto di qualche esponente del variegato, articolato, complesso e pluralistico mondo cattolico. Molti scommettono che potrebbe arrivare dall’interessante e sempre qualificata realtà di Sant’Egidio o di qualche movimento ecclesiale o espressione del volontariato o dell’intellettualità cattolica per arrivare alla conclusione – banale e scontata – che il Pd resta un partito “fortemente plurale e inclusivo”.

 

Non ci resta, quindi, che attendere. Sapendo, come ovvio, che si tratta di una semplice e anche simpatica ciliegina sulla torta. Una esperienza che tanti anni fa nella sinistra italiana, e nelle sue multiformi espressioni, andava sotto il nome di “cattolici indipendenti di sinistra”. E, per dirla con un vecchio adagio, un modo che “fa fine e non impegna”. Come l’intervista del simpatico Delrio sul futuro della sinistra italiana e il “non” ruolo dei Popolari e dei cattolici democratici.