In occasione della Giornata della donna un ricordo di Francesca Romani De Gasperi

Di seguito proponiamo ampi stralci della lettera che il Direttore della Fondazione Trentina Alcide De Gasperi, dottor Marco Odorizzi,  ha indirizzato alla dott ssa Fausta Luscia, Presidente A.N.D.E Brescia, per l’iniziativa di giovedì 10 marzo sulla figura di Francesca Romani De Gasperi.

 

Redazione

 

[…] grazie alla cortesia e all’attenzione del Vicepresidente del Centro Alcide De Gasperi di Castegnato, dott. Franco Franzoni, apprendo della scelta di ANDE e del Comune di Brescia di dedicare una serata alla figura di Francesca Romani De Gasperi, nell’ambito delle iniziative dedicate alla Giornata internazionale della donna.

 

[…]

 

Della figura di Francesca Romani non è stato scritto molto. Anche per questo per me è stato un grande privilegio poter accogliere qualche anno fa la proposta di Paola De Gasperi, la più giovane delle figlie di Francesca e Alcide, di raccogliere il carteggio dei suoi genitori in un volume che abbiamo voluto intitolare Alcide e Francesca. Una storia familiare. È stato un privilegio perché mi ha permesso di osservare da vicino, attraverso l’immediatezza della corrispondenza privata e l’affettuoso ricordo di Paola, una vita capace di lasciare il segno, al pari di quella di tante donne che hanno fatto la storia con tenacia e pazienza lavorando nell’ombra, senza cercare alcuna considerazione pubblica.

 

A distanza di qualche mese dall’immersione che feci nella storia di Alcide e Francesca, una cosa su tutte mi resta impressa e voglio qui ricordarla, salutando e complimentandomi per la vostra iniziativa: l’idea, costantemente testimoniata da Francesca, che si possa essere liberi anche vivendo tra mille vincoli e limitazioni. Come? Coltivando la libertà dentro di noi, oltre che fuori di noi. Accettando di non giudicare il mondo, che è sempre quello che è, ma impegnandosi invece a lasciare una scia, un segno di come vorremmo che fosse, pur sapendo che non basterà a cambiarlo una volta per tutte.

 

Perché il mondo non si cambia una volta per tutte: a nessuno e nessuna può essere chiesto di farlo. Ma nondimeno tutti e tutte siamo chiamati e chiamate a testimoniare con le nostre scelte il mondo che vorremmo. Nell’inseguire questo ideale, a Francesca non mancò certo la pazienza: non le mancò, perché non le mancò mai la fiducia. Il suo sguardo sapeva cercare, anche nei rovesci imprevedibili della vita, quell’orizzonte lontano, che non toglie valore alla piccole cose quotidiane ma al contrario dà loro senso e dimensione. Cercare il senso profondo delle cose è un esercizio a cui la nostra società ha forse un po’ smesso di abituarci.

 

In questa serenità d’animo, sostenuta da una fede profonda, c’è la radice di un impegno civile silenzioso e indefesso, che il fascismo poté umiliare, ma non sconfiggere. E che passata la tempesta saprà germogliare e sostenere gli anni più luminosi della vicenda degasperiana.

Proprio oggi, in questi tempi agitati e convulsi, di fronte a tragedie che scuotono il nostro più intimo senso d’umanità, credo che il rischio di scoraggiarci, di cedere all’apatia e all’indifferenza o, al contrario, di inseguire a testa bassa l’adrenalina del momento sia forte. Sarebbe più facile cambiare tutto in una volta, con un singolo atto eroico. Ma non ci è dato di farlo. Ciò che possiamo fare, però, è metterci sulla scia di Francesca e provare scrivere una storia diversa, con le nostre capacità, con le nostre idee, con le nostre scelte.

 

[…]

 

Con i migliori auguri…