In Parlamento continua a mancare il Centro

Il “caso Cospito” ha confermato lassenza di una politica e di una cultura di centro nel nostro paese. Destra e sinistra finiscono per riscoprire una brutta e triste stagione: quella degli opposti estremismi. Il nuovo ruolo dei Popolari per bloccare questa deriva.

Giorgio Merlo

Il Centro, purtroppo, non c’è ancora. Nè in Parlamento nè, soprattutto, nella cittadella politica italiana. E lo si è potuto verificare concretamente anche in questi ultimi giorni dopo un surreale e lunare dibattito sul “caso Cospito”. Perchè, al di là delle cosiddette ‘sgrammaticature istituzionali” e regolamentari di singoli parlamentari della destra, continua a prevalere una logica politica ed una prassi che un tempo venivano comunemente definite come la cultura degli “opposti estremismi”. E cioè, la voglia di una delegittimazione permanente e costante degli avversari politici che, nel caso specifico, sono e restano veri ed autentici “nemici”. Come sia possibile in un clima del genere consolidare quella che viene comunemente definita come una normale e fisiologica democrazia dell’alternanza resta un mistero. E proprio il “caso Cospito” è stato, forse inconsapevolmente, la miccia che ha contribuito a riaccendere il fuoco della contrapposizione muscolare, se non addirittura violenta, tra la destra e la sinistra nel nostro paese. E questo perchè continua a mancare quella “politica di centro”, o meglio, quella “cultura di centro” che è sempre più indispensabile se si vuole ridare qualità alla nostra democrazia e civiltà allo stesso confronto politico.

Ora, al di là delle indubbie ed oggettive capacità della Premier Meloni, è risaputo che la destra italiana, per motivazioni storiche e culturali, è sempre stata abbastanza allergica ad un confronto politico ispirato ad un marcato rispetto degli avversari. Per non parlare della cosiddetta “cultura di governo” di questo schieramento politico. E i risultati concreti che sono emersi in questi ultimi giorni lo confermano in modo persin plateale. Sul comportamento della sinistra italiana è persin inutile perdere tempo. La cosiddetta “superiorità morale” da un lato – rivendicata pubblicamente per svariati lustri nella storia della democrazia italiana e adesso semplicemente interpretata come un fatto politicamente acquisito – e la sostanziale delegittimazione di tutti coloro che vanno, seppur legittimamente, al potere dall’altro, confermano come da quelle parti la democrazia dell’alternanza è riconosciuta ad una sola condizione: che governi, appunto, la sinistra. E questo perché la demonizzazione dell’avversario e la sua demolizione politica, culturale ed etica sono e restano i due capisaldi costitutivi dell’ormai ormai lunga storia della sinistra – ex e post comunista – italiana. Le dichiarazioni di rito e protocollari sulla bontà della democrazia dell’alternanza restano, appunto, solo indicazioni burocratiche e senza alcuna conseguenza di natura politica. E gli avvenimenti di questi giorni sono, anche qui, la conferma che le stagioni politiche scorrono velocemente ma i vizi e i tic restano immutati e, purtroppo, anche condivisi.

Ecco perché nel nostro paese si impone sempre di più una politica e una cultura di Centro. Un Centro che non sia, come ovvio e scontato, un luogo geometrico e consociativo ma, al contrario, uno spazio politico innovativo e dinamico dove convivono cultura di governo e cultura della mediazione, valorizzazione del pluralismo e ruolo dei corpi intermedi, senso dello Stato e delle istituzioni e, soprattutto, rispetto rigoroso degli avversari politici. Sembrano, queste banalità e ovvietà ma, invece, rappresentano tasselli quasi rivoluzionari in un contesto politico così lacerato e profondamente diviso. È anche lo stile, che poi in politica si trasforma in sostanza, che caratterizza il ritorno del Centro o meno. Ed è proprio su questo versante che un rinnovato protagonismo dei Popolari può essere decisivo ed essenziale. E questo non solo perchè in Italia quando si parla di Centro il pensiero corre immediatamente all’impegno politico dei cattolici, ma per la semplice ragione che proprio quella tradizione culturale è la più congeniale ed idonea per declinare concretamente la politica di centro nel nostro paese.