IN TRENTINO SI MATERIALIZZA IL FRONTE REPUBBLICANO: UN SEGNALE DI UNITÀ NELLA SFIDA CON LA DESTRA.

Nei tre collegi senatoriali trentini si è sottoscritto un accordo tra Campobase (la formazione territoriale di ispirazione popolare e riformista), PD, Socialisti, Più Europa, Verdi/Sinistra Italiana, Italia Viva e Azione. Dunque, candidati comuni e una piattaforma politica condivisa.

Un segnale politico positivo, in questa vicenda politica complicata, arriva dal Trentino e mi pare utile richiamarlo.

Nei tre collegi senatoriali trentini (che in base alla legge elettorale da noi non hanno quota proporzionale) si è sottoscritto un accordo tra Campobase (la nostra formazione territoriale di ispirazione popolare e riformista), PD, Socialisti, Più Europa, Verdi/Sinistra Italiana, Italia Viva e Azione. Avremo candidati comuni e una piattaforma politica condivisa.

Ciò che a Roma si è irrazionalmente diviso, nei nostri collegi senatoriali, almeno, si è unito. Visto il sistema elettorale colpevolmente rimasto tale, abbiamo cercato – ove possibile – di non giocare a briscola in un torneo di scopone. Cioè, di non giocare al proporzionale con una legge che proporzionale non è. 

È un piccolo contributo che parte da un piccolo territorio. Ma è un territorio che da sempre ha saputo esprimere istanze innovative, spesso in controtendenza, talora da “laboratorio politico”. Un territorio che vive la sua Speciale Autonomia non solo nella dimensione istituzionale ed amministrativa, ma anche pienamente politica.

Se la Politica recuperasse il senso della sua origine comunitaria e territoriale (che non è affatto separatezza localista, ma assunzione responsabile e originale di un “respiro nazionale” non ridotto alla mera applicazione di modelli decisi a Roma) forse le cose andrebbero meglio.

Non è stato facile; non sarà facile in una stagione di centralizzazione delle tutte le dinamiche; comunque noi quassù continuiamo a provarci.

Per il 25 settembre ma sopratutto per il dopo. Per quando, cioè, la crisi del sistema sarà ancora più acclarata e ci sarà bisogno di una ripartenza vera, che rigeneri strumenti nuovi per la rappresentanza e sentieri inediti di espressione delle culture politiche democratiche.