Articolo già apparso sulle pagine dell’huffingtonpost a firma di  Maria Antonietta Calabrò

Non c’è stato nessun invito in Russia per Papa Francesco, come anticipato ieri sera dal Cremlino, dato che dopo la crisi ucraina i rapporti tra la Chiesa di Roma e il Patriarcato di Mosca si sono raffreddati.

Ma non era scontato il commento dello stesso zar russo che congedandosi ha detto a Francesco: “Grazie per il tempo che mi ha dedicato. È stato un discorso molto sostanzioso e interessante”. Mentre il portavoce vaticano ad interim Alesandro Gisotti  ha sottolineato la “sincera e gioiosa soddisfazione del Santo Padre”, per una conversazione “di così alto livello con il presidente russo”, cui Francesco ha rinnovato l’ “augurio per tornare ancora”.

Riparte insomma il dialogo di Francesco con Putin e con gli ortodossi russi, ma senza che questo voglia dire per il Vaticano e per il Papa abbandonare gli ortodossi di Costantinopoli.

Quanto al viaggio nella capitale della Federazione dovranno passare forse anni (come ha dichiarato lo stesso Putin) ma adesso la prospettiva è di nuovo aperta.

L’arrivo in ritardo di Putin era scontato. Il Presidente infatti arriva sempre in orario diverso da quello ufficialmente comunicato ai mass media. È avvenuto per Trump e per la Regina d’Inghilterra, dal nordcoreano Kim si è presentato in anticipo. Motivi di sicurezza.

Quello che non era scontato è stata invece la durata del colloquio con Papa Francesco durato quasi un’ora. Seguito da un lungo incontro con i vertici della Segreteria di Stato, guidata dal cardinale Pietro Parolin (con Trump, Francesco parlò in tutto 30 minuti).

Un evento inusuale. “Preghi per me”, ha risposto con umiltà Francesco a Putin, e anche questo suona inusuale se detto da un Papa ad un uomo di Stato e di potere del calibro di Putin.

Il comunicato ufficiale Vaticano è stato molto sobrio. Dodici righe in tutto, spaziature comprese. La “sostanza” cui si è riferito Putin riguarda soprattutto le ultime tre righe: “Nel prosieguo della conversazione ci si è soffermati sulla questione ecologica e su alcune tematiche dell’attualità internazionale, con particolare riferimento alla Siria, all’Ucraina e al Venezuela”.

Ma è normale che tanto più è stato “sostanzioso il discorso”, tanto più sintetico debba essere il comunicato finale.

Del resto il motivo principale della breve visita di Putin in Italia era proprio l’incontro (da lui richiesto) con Papa Francesco. Il terzo (dopo il primo del 2013 e il secondo del 2015) in qualche modo reso necessario, dal cambio di baricentro degli interessi strategici vaticani. Sembrano oggi lontanissimi i tempi della visita a Cuba del Pontefice (settembre 2015) e del colloquio di Francesco con il patriarca di Mosca Kirill (febbraio 2016).

Il sogno di Francesco adesso è la Cina, come ha dichiarato a fine maggio di ritorno dalla Romania.

Ma soprattutto la guerra in Ucraina e lo scisma della Chiesa ortodossa ucraina dal Patriarcato di Mosca (che di fatto ha sottratto alla potestà di Kirill quasi metà di tutti i fedeli ortodossi russi) hanno fatto il resto.

Bisogna ricordare che lo scisma ucraino  ha avuto la benedizione del Patriarca ortodosso di Costantinopoli, Bartolomeo I, molto vicino a Francesco su le più spinose tematiche (futuro del Creato, migranti…), capo di una Chiesa “divisa” da mille anni, eppure “sorella”.

Non è forse un caso che appena dopo aver accettato la richiesta di Putin, ufficializzata il 6 giugno scorso, il Papa in occasione della Festa di San Pietro e Paolo (29 giugno), a pochi giorni dall’arrivo dello zar, abbia voluto donare a Bartolomeo sette reliquie di San Pietro (frammenti di ossa) ritrovate nei sotterranei vaticani e particolarmente venerate da un altro Pontefice, San Paolo VI .

Una donazione che ha creato qualche malumore in Vaticano ( dove esiste un forte partito “filorusso”) e che ha un significato inequivocabile: il dono, le reliquie più preziose di cui un Papa possa disporre, è un segno di fratellanza e unità che nessuno può intaccare.

Come a dire che Francesco (successore di Pietro) non si allontanerà da Bartolomeo (successore dell’apostolo Andrea), a causa dello scisma all’interno dell’ortodossia o per la pressione di Mosca. Pietro ed Andrea apostoli erano e rimarranno fratelli.

La questione Ucraina, dunque, è stata determinante nello spingere Putin ad essere ricevuto da Francesco. Ed è stato il main topic. La sua richiesta è avvenuta dopo che era stato annunciato un importante incontro che avverrà  domani e dopodomani in Vaticano dei vertici dei cattolici ucraini, chiamati da Francesco ad affrontare i problemi spirituali e politici del Paese in modo da ristabilire la pace.

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