Per la prima volta, nel nostro Paese, la figura infermieristica ha avuto una vasta eco legata all’emergenza sanitaria del 2020 che ha dato visibilità e riconoscimento alla professione infermieristica e soprattutto all’importanza di avere l’Infermiere i vari contesti sanitari, socio sanitari, istituzionali (scuole  per esempio) sino a valorizzare una figura emergente rappresentata dall’Infermiere di Famiglia e di Comunità.

In un sistema sanità orientato e aperto sempre di più al territorio e alla comunità sociale, è essenziale per il cittadino e per le altre professioni sanitarie e sociali aver presente chi è l’Infermiere, partendo da una delle pietre miliari della professione infermieristica, il DM 739/1994  che sancisce l’entrata ufficiale dell’Infermiere nel mondo delle professioni sanitarie e individua il potenziale operativo dell’assistenza infermieristica affermando che “l’assistenza infermieristica preventiva, curativa, palliativa e riabilitativa, è di natura tecnica, relazionale, educativa. Le principali funzioni sono la prevenzione delle malattie, l’assistenza dei malati e dei disabili di tutte le età e l’educazione sanitaria”.

Nel 1889, Florence Nightingale, infermiera britannica visionaria e pioniera dell’assistenza infermieristica moderna, scriveva che la missione delle cure infermieristiche in definitiva è quella di curare il malato a casa sua… per cui intravedendo la sparizione di tutti gli ospedali e di tutti gli ospizi, concludeva che non serviva parlare in quel momento dell’anno 2000. 

Nel 2020, circa a un secolo e mezzo di distanza, il neo eletto Premier, Mario Draghi, afferma che la “casa” deve essere il principale luogo di cura. La nostra Federazione Nazionale dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche (FNOPI) ha risposto che GLI INFERMIERI SONO A DISPOSIZIONE ed io aggiungo: sin dal 1889.

Lo scenario vede l’emergere di nuovi bisogni di salute, l’invecchiamento della popolazione, l’aumento delle malattie cronico-degenerative e la risposta assistenziale è ancora molto parziale perché riguarda la dimensione fisica del problema e non l’INTEREZZA BIO PSICO SOCIALE E SPIRITUALE della persona assistita. 

E non possiamo trascurare la crescita di sofferenza psicosociale  e la mia personale lunga esperienza nell’ambito psichiatrico è testimone di una continua, inarrestabile crescita di fragilità psichica. 

Va preso atto del fatto che Il sistema della salute mentale italiano, uno dei pochi, veri sistemi di cura di comunità nel mondo, faticosamente costruito in questi ultimi 40 anni, rischia in pochi anni di collassare, sotto il peso di un carico sempre più gravoso e in assenza di un’adeguata attenzione al depauperamento delle risorse umane e materiali di cui invece ne ha una gran necessità per rispondere in modo efficace, efficiente e appropriato ai bisogni di salute mentale della popolazione

Dopo un anno di PANDEMIA, una psico-pandemia si sta abbattendo proprio sui servizi di Salute Mentale che vedono il moltiplicarsi esponenziale del disagio psichico per le diverse ripercussioni sul piano emotivo, economico, sociale, culturale. Un servizio pubblico non può non rispondere a questo stato di emergenza/urgenza, per cui è altrettanto URGENTE rinforzare i servizi per migliorare l’assistenza e le cure ai pazienti e non dover sempre e ancora affidarsi al “fai da te” e alla coscienza degli operatori.

Gli Infermieri ci sono per un nuovo inizio e ci sono sempre stati, la pandemia ne è la DURA PROVA VIVENTE, laddove si sono spesi (alcuni si sono “spenti” per sempre in itinere) per fronteggiare una emergenza senza precedenti. 

Se l’obiettivo è quello di rafforzare e ri-disegnare una Sanità Territoriale, l’Infermiere è un punto di riferimento importante e figura “centrale” non soltanto nell’ospedale ma soprattutto sul territorio in sinergia con le altre figure professionali, in primis i medici, per un concreto cambiamento di prospettiva della Sanità in Italia.