Si può ben dire che Tortorella è uno dei padri della televisione pubblica italiana: già in scena nel 1957 come Mago Zurlì e poi dal 1959 ininterrottamente per 50 anni, come ideatore e presentatore dello Zecchino d’oro, successivamente autore e regista di ‘Chissà chi lo sa?’, ‘Scacco al Re’, ‘Dirodorlando’, ‘Nuovi incontri con gli autori’. Da dove nacque e come si è rafforzata negli anni questa vocazione all’intrattenimento televisivo dei bambini e dei giovani, quella che un tempo si chiamava ‘la TV dei ragazzi’?

Visto come sono andate poi le cose, se qualcuno mi chiamasse adesso ‘padre della televisione pubblica’, io chiederei di corsa un disconoscimento di paternità. Non mi sento per niente padre di questa televisione,  non mi ci riconosco pur essendo la Tv di oggi figlia di quella definita ‘degli anni d’oro’. Io sono capitato per caso a fare programmi per i ragazzi, desideravo tutt’altro: avevo lasciato l’università per fare teatro con Strehler, volevo seguire le sue orme, fare il regista teatrale come lui.

Conoscere Strehler ha cambiato la mia vita.  Avevo scritto – comunque – tra i vari spettacoli teatrali uno che era indirizzato ai ragazzi e si intitolava “Zurlì mago del giovedì” e – nella versione teatrale -“Zurlì, mago lipperlì”. Di quello spettacolo io ero autore e regista, il mago era invece Giancarlo Dettori. Vide lo spettacolo Umberto Eco al quale era piaciuto molto e mi chiese di farne una ‘riduzione’ per la televisione, che era nata due o tre anni prima. Di questo eravamo tutti contenti tranne Dettori che non aveva tempo, aveva altri impegni, non poteva farlo e allora  – dopo aver cercato altri interpreti- dato che il tempo per decidere era poco, mi ero proposto io stesso per interpretare Mago Zurlì, anche perché si erano programmate solo quattro trasmissioni, perciò avevo detto ‘lo faccio io’. Poi queste trasmissioni sono diventate centinaia. Io non sapevo niente dei ragazzi, non ero un educatore, non ero un maestro: a un certo punto quello che mi sono proposto subito è stato di fare delle trasmissioni che divertissero i ragazzi, li coinvolgessero e soprattutto non li offendessero. I miei principi sono stati questi: coinvolgerli, interessarli, divertirli, non offenderli.

Erano anni in cui questo garbo, questi sentimenti venivano apprezzati, corrispondevano anche ad un ‘sentire sociale’….

E’ quello che dovrebbe esserci tuttora, a parte il fatto che oggi la TV dei ragazzi è solo un lontano ricordo. La Rai per prima, che dovrebbe occuparsi dei ragazzi, li ignora completamente: RAI Uno ha cancellato tutte le trasmissioni per i ragazzi, l’ultima è stata la festa della mamma. Non solo ha tolto le trasmissioni per i ragazzi ma anche quelle per le famiglie, c’è rimasto lo Zecchino d’oro ma non so ancora per quanto. Credo che se continuasse l’attuale direzione della Rai sarebbe certo messo fuori lo Zecchino d’oro.

In quegli anni di fervore e di voglia di fare e di crescere Lei ebbe modo di incontrare personaggi come Giorgio Strehler, Nino Castelnuovo, Gianni Magni, Giovanni Coccorese, Umberto Eco. Ci racconta come prese le sembianze del ‘Mago Zurlì’, il personaggio più mitico per la TV dei piccoli di quell’epoca? 

Quella trasmissione ebbe subito un successo incredibile, straordinario. Già alla prima puntata c’era un quiz e arrivarono centomila risposte dai telespettatori, e subito la RAI mi chiese di andare avanti: io, che non ero preparato a questo, vivevo alla fin fine, per mesi, praticamente in Studio.

Avevo però dei collaboratori straordinari: vorrei citare, oltre ai nomi che ha detto, Giancarlo Cobelli e Angelo Corti, che impersonavano rispettivamente Pippotto e Pippetto. Cobelli è diventato poi un ottimo regista teatrale mentre Angelo è stato un grande mimo oltre che aiuto regista di spettacoli importantissimi. Erano tutti miei compagni di Accademia di arte drammatica al Piccolo Teatro. Dalle previste quattro puntate se ne fecero poi decine e centinaia.

Questo mi costrinse, in un certo senso, a dimenticare le mie originarie aspirazioni, poi però scrivevo i testi e facevo regia. Sono riuscito qualche anno dopo – dirigendo il teatro dell’arte a Milano – a fare spettacoli credo interessanti, uno dei quali vinse un premio internazionale a Berlino: era una commedia scritta con Sandro Tuminelli e si intitolava “Op, op, op là”, era nata come trasmissione televisiva ‘Canzoni per alfa centauri’.        

Ricordiamo insieme il Suo ‘Zecchino d’oro’ che Le è valso il titolo di presentatore entrato nel guinness dei primati: lo spettacolo condotto più a lungo al mondo. Alcune canzoni hanno fatto la storia della TV: ‘44 gatti’, ‘Dagli una spinta’,‘Fammi crescere i denti davanti’, ‘Popoff’, ‘Il pulcino ballerino’,’Il caffè della peppina’, ‘Il valzer del moscerino’….Ci furono autori d’eccezione come Gorni Kramer, Tony Renis, Mogol, Fred Bongusto, Paolo Poli, Giorgio Calabrese, Memo Remigi, Tata Giacobetti, Augusto Martelli, Raffaele Pisu, Paola Pitagora ecc. Insomma un successo irripetibile e unico arricchito poi dalla collaborazione dell’Antoniano di Bologna e dalla direzione del coro di Mariele Ventre. Questa è leggenda della TV e ricordo di un’epoca: ce ne parla? 

Sono nel guinness dei primati per lo spettacolo condotto più a lungo dallo stesso presentatore. L’anno scorso l’Unesco ha dichiarato Lo zecchino d’oro ‘patrimonio mondiale per una cultura di pace’. L’apporto dato da Mariele fu veramente importante, con lei lanciai 25 anni fa l’iniziativa del ’fiore della solidarietà, visto il successo dello Zecchino d’oro, trasmesso prima in eurovisione e poi in mondovisione.

Data la diffusione e la notorietà della trasmissione mi ero chiesto: perché non si può fare qualcosa per i bambini che in ogni parte del mondo soffrono per la violenza, per fame, per l’abbandono? Da allora ogni anno- attraverso lo Zecchino d’oro – noi facciamo una raccolta di fondi. Abbiamo cominciato in Bangladesh dove abbiamo costruito tre scuole, poi in Bolivia, in Congo, in Brasile e nell’Italia stessa, in occasione del terremoto dell’Umbria. Siamo stati i primi nella storia della TV a fare una raccolta di fondi mirata ad aiutare i bambini. Quest’anno è il 50° anniversario dello Zecchino d’oro e stiamo lavorando ad un musical: il testo è stato scritto da Maurizio Costanzo, Enrico Vaime e mio figlio Davide, con regia del grande Brachetti, la parte musicale verrà invece curata da Elio delle ‘Storie tese’. Dovrebbe andare in scena in concomitanza con la ricorrenza della data di avvio della trasmissione: era il settembre del 1959.

Questa notizia non è ancora uscita, la passo adesso a Lei e ai lettori de IL TICINO, in anteprima. 

Negli anni ’70 ci fu il passaggio alle reti private (Telealtomilanese- Antenna3 e poi la Fininvest: sono di quel periodo ‘Il pomofiore’, ‘La bustarella, ‘Strano ma vero’, ‘Telebigino’, ‘Bim, bum, bam’ e ‘Bravo bravissimo’, con programmi destinati ai ragazzi e altri al pubblico adulto, l’impegno dedicato alla scuola di formazione per tecnici delle televisioni private. Una carriera lunga, prestigiosa e tuttora in atto che lega però il Suo nome soprattutto al personaggio del Suo esordio televisivo, quel ’Mago Zurlì’ che è ormai una leggenda persino del linguaggio e dell’immaginario collettivo. C’è una ragione di questo?

Inizialmente mi dava un po’ fastidio il fatto che – anche se facevo altre cose importanti – io ero solo ’il mago Zurlì’. Poi a un certo punto ho accettato questo ruolo, ancora oggi mi ci ritrovo: pochi minuti fa ero in un negozio e sono venute lì da me le cassiere e mi dicevano ‘ma lei è il mago Zurlì!’. Il fatto significativo è che – trattandosi di persone giovani – non mi hanno mai visto in quei panni in televisione: nello Zecchino d’oro sì, come conduttore in altre trasmissioni pure ma certamente non da ”Mago” perché avevo smesso quel ruolo circa 35 anni fa. Per tutti io non sono Cino Tortorella, sono Mago Zurlì, le mamme mi indicano così ai bambini, mia moglie stessa mi vedeva in Tv e diceva : “io da grande voglio sposare Mago Zurlì”. Quando mi aveva incontrato la prima volta mi aveva chiamato ‘Mago Zurlì’ e io le avevo risposto: ‘sono Cino Tortorella e faccio il regista’. E lei c’era pure rimasta male….

La Sua garbata presenza  ha accompagnato la crescita di intere generazioni di piccoli telespettatori: erano anni in cui la televisione era intrattenimento e spettacolo ma anche mezzo di vera e propria formazione culturale per le famiglie italiane. Che cosa sostanzialmente è cambiato rispetto ad allora nella proposta dei palinsesti e anche nel target degli utenti? Si può dire che la TV è stata lo specchio più fedele dei cambiamenti della società italiana, dei gusti, delle tendenze, dei comportamenti e degli interessi?

Negli anni è venuto a mancare troppo spesso il rispetto verso il pubblico che guarda la televisione. Ci sono delle leggi al riguardo che nessuno fa rispettare, a cominciare dalla famosa ‘fascia protetta’: ma protetta da chi? Ci sono pochissimi che fanno attenzione a questo bisogno: quando Marconi inaugurò la prima stazione radiofonica nel 1926 disse a quelli che avrebbero dovuto condurre le trasmissioni: “guardate, fate attenzione a quello che dite perché in qualunque momento, quando voi parlate, all’ascolto potrebbe esserci un bambino”. Questo monito è continuamente ignorato dalla TV e si fa un male incredibile a questi bambini, con trasmissioni diseducative dove vengono trattati da piccoli divi. Penso ad esempio alla trasmissione ‘Ti lascio una canzone’. Io continuo a ripeterlo ma nessuno mi ascolta. Si dice: ‘devono essere i genitori a fare attenzione a ciò che vedono i propri figli’ ….’cambiare canale’. Ma non tutti i genitori hanno la possibilità culturale di capire che un certo programma può far male: penso all’acqua che ci arriva dal rubinetto. ‘Non sono io che devo andare a farla controllare, sei tu che me la devi mandare non avvelenata’. Così la TV: arrivano in casa mia certi programmi – da qualunque canale – che sono assolutamente inaccettabili. Nonostante psicologi, educatori e associazioni denuncino tutto ciò, nessuno si muove.

Prevale oggi una TV generalista e lo schermo diventa strumento di fruizione individuale di programmi calibrati agli interessi del singolo utente: uno si noleggia un film oppure accede alla ‘pay-tv’ e poi c’è ‘facebook’ e internet che apre le porte al mondo, in modo a volte indiscriminato. Ha ancora senso parlare di TV dei ragazzi? Che cosa si può fare per evitare che il cattivo gusto diventi occasione di pessima educazione collettiva?

Si dovrebbe poter fare qualche cosa ma le varie associazioni nate a tutela dei minori non sono ascoltate. Io penso però che soprattutto la RAI dovrebbe poter dire ai genitori: ‘un paio d’ore al giorno ve le programmo, per i vostri figli, con trasmissioni nate per loro, mirate’. E penso ai bambini ma soprattutto agli adolescenti. Con il pubblico di ‘Chissà chi lo sa?’, del ’Dirodorlando’, di’Scacco al re’ si instaurava un rapporto straordinario, le trasmissioni nascevano in un certo modo e si cambiavano di settimana in settimana perché c’era un forte coinvolgimento emotivo dei ragazzi, partecipavano. Questa è la cosa importantissima che è stata dimenticata: oggi i ragazzi seguono le trasmissioni come mangiano il chewing-gum, qualcuno ha infatti detto che la TV è il chewing-gum degli occhi.

Scopriamo un aspetto forse meno noto di Cino Tortorella, ma altrettanto interessante e significativo: quello del raffinato gastronomo che ha diretto ‘Sapori d’Italia’ e collabora con ‘Grand gourmet’. E’ solo passione personale o anche questo fa parte dell’attenzione e della cura degli aspetti piacevoli, positivi e gratificanti della vita?

Questa mia attenzione e passione per il cibo è nata dalla frequentazione con Aldo Fabrizi – un gastronomo raffinato – che mi aveva detto: “ricordati, o noi attori impariamo a magnà o morimo”.

Da allora, per passione,  ho cominciato a dedicare più attenzione al cibo, anche rispetto ai temi legati all’infanzia e all’adolescenza.

Infatti, Cino Tortorella non è noto solo come il presentatore della TV dei ragazzi o l’autore di libri di fiabe, collaboratore di settimanali come Topolino, Corriere dei piccoli, Il giornalino, ma anche come persona ispirata con coerente continuità alla tutela dei minori e dei loro diritti. Ci parla dei Suoi recenti impegni in questo campo, come ‘ambasciatore delle famiglie numerose’, come propugnatore della figura del ’Garante per l’infanzia’, come ‘estensore del contratto con i ragazzi italiani’ a difesa dei diritti civili spesso dimenticati dalla politica?

Oggi mi sono posto tre obiettivi, rispetto al mio impegno per i bambini e i ragazzi: uno riguarda la denatalità, problema serio e grave in Italia e in Europa, il mio interesse è nato con il Progetto ‘l’anno della cicogna’ (siamo i primi forse nel mondo per denatalità, prepariamo il futuro di una nazione di vecchi), l’altro si riferisce alla piaga della pedofilia, sono in contatto con Barbareschi per fare qualcosa insieme, e il terzo concerne il problema dell’obesità infantile. 

Ho appena fatto un master all’Università di Lecce su quest’ultimo problema che si è concluso con alcune ‘raccomandazioni’ che porteremo all’attenzione del Ministro Gelmini.

In Italia il problema è enorme, di una gravità incredibile: siamo i primi in Europa per l’obesità infantile, il 35% dei bambini italiani sono sovrappeso o obesi, in particolare al Sud. 

In Francia da anni nelle scuole c’è una materia che si insegna: ‘avviamento al buon gusto’.

Io parlo sempre delle tre A: amore e attenzione in famiglia, alimentazione corretta e attività fisica.

Sto pensando e realizzando un docu-film centrato sui rischi cui vanno incontro i figli di oggi con stili di vita sbagliati e dimostrando come questo sia un processo che si può correggere, con ottimi e tangibili risultati finali: i bambini obesi con regole adeguate, corretta alimentazione e attività fisica ritornano normali. Ne ho parlato con il nutrizionista Giorgio Calabresi.

Sarebbe interessante collaborare con la scuola su questo: negli USA si spende più per l’obesità infantile che per l’istruzione e noi italiani stiamo andando a ruota. 

Un’ultima domanda che Le rimette addosso i panni del Suo esordio televisivo. Se ‘Mago Zurlì’ potesse davvero usare oggi la bacchetta magica, quale magìa farebbe

Ne avrei di magie da immaginare! Se ne devo dire una sola è questa: farei sparire ‘internet’.

Sto parlando di qualcosa che non conosco a fondo ma che mi spaventa. Quando vedo mia figlia, la minore dei miei quattro figli, che ha17 anni, davanti ad internet mi viene un brivido. Sto parlando di una ragazza deliziosa, meravigliosa, mi auguro tanto che sappia difendersi da sola ma non posso non pensare a tutti gli altri ragazzi che hanno a che fare con quel mondo lì, quel mondo misterioso. Non so quanti saranno d’accordo con me o quanti mi tratteranno da ’reazionario’ però io la penso così e ho il coraggio di dirlo.