Sono nato e cresciuto a un paio di chilometri dalla casa di Paolo Rossi, a Santa Lucia di Prato (gli amici Fabrizio Tomada e Mons. Simoni conoscono Prato centimetro centimetro e possono dire dove lì si apre la Vallata del Fiume Bisenzio e dell’industria laniera, e dove Rossi spiccò il volo).

La sera del Mondiale dell’82 eravamo proprio lì dove vivevano i genitori, e sembrava il 4 Novembre. Il ponticino sul Bisenzio a Santa Lucia? Il Ponte di Bassano.
Martellini che grida “Campioni del mondo”, e Pertini sull’aereo – “E no Bearzot, lo faceva lui il sette!” – che sgrida il Mister nella partita a scopone, rimarranno nelle steli come il comunicato di Diaz.

Ciao Paolo, spero ci reincontremo. Ci salutiamo con un pezzo di Bennato-Giannini, arrivato dopo ma che avrebbe dovuto essere scritto per quel 1982: “Quel sogno che comincia da bambino. E che ti porta sempre più lontano. Non è una favola, e dagli spogliatoi
Escono i ragazzi e siamo noi”. Quel “siamo noi” in quelle ‘notti magiche’ si respirava come se d’incanto qualcuno o qualcosa ci avesse rifondato.