Iran, giochi pericolosi: la testimonianza della campionessa Sara, senza velo ai Mondiali di scacchi.

Tra le donne che non si arrendono c’è n’è una che merita speciale menzione. Sara Khademalshariel, gran maestra femminile nonché maestra internazionale, ha scelto di presentarsi ai Mondiali di scacchi semplicemente senza velo. Ha iniziato la partita della vita.

Giovanni Federico

Se ne parla in questi giorni con l’incertezza di chi si sforza di essere obiettivo ma già si è determinato per come orientare il proprio giudizio. Si segnalano in Iran circa mille casi di avvelenamento di studentesse nella città di Qom. Può darsi che sia l’opera di qualche squilibrato, il solito esaltato, desideroso di punire la tracotanza delle giovani donne per l’anelito alla libertà che stanno manifestando da mesi in qua. C’è il sospetto che sia invece una intimidazione del regime al governo del paese che ha dichiarato di procedere ad indagini per individuare i responsabili della azione. Si tratterebbe in ogni caso di una vecchia tecnica. Per far fuori il nemico bisogna avvelenare i pozzi. 

Le donne dovranno conoscere l’arsura, conseguenza di una inconcepibile democrazia ed emancipazione. Tra le donne che non si arrendono c’è n’è una che merita speciale menzione. Ha scelto con cura il posto dove dichiararsi. Il Kazakistan è il paese dei cosacchi, la terra dei liberi e indipendenti. È lì che Sara Khademalshariel, a quanto si legge, la prima a guadagnarsi il grado di gran maestra femminile nonché maestra internazionale, ha scelto di presentarsi ai Mondiali di scacchi semplicemente senza velo. Senza scomodare parole, con un semplice gesto, ha aderito alla lotta delle donne e uomini che in Iran protestano contro le regole morali del regime.

Sara, etimologicamente la “Principessa”, è abituata a districarsi in battaglia; ha confidenza a muovere, secondo una precisa strategia, regine, torri, fanti e re. Lei è in grado di portare a casa l’incontro e mettere in ginocchio ogni avversario, ti butta giù dalla torre senza troppe riverenze e dà “scacco matto” all’avversario pur nobile che sia. Dall’arabo, Shāh Māt, significa appunto “il re è sconfitto”. Sara è quindi una donna pericolosa, perché allenata a prevedere per tempo mosse e contro mosse, cause ed effetti di ogni azione, fino a vincere la partita. Del resto, suo marito, un regista, si chiama Ardeshir, “colui che regna con giustizia” e lei da brava moglie non può che ispirarsi al suo uomo per condursi nella vita.

Nel gioco degli scacchi la donna e la torre sono per definizione i pezzi “pesanti” in quanto, da soli, possono dare matto con l’aiuto del solo re. Sara, con il suo sposo regale ad affiancarla, può riuscire nell’intento. Le cose dovevano andare per forza in questo modo. Scacchi è un termine che proviene dal provenzale e catalano antico “escac” che a sua volta prende piede dal persiano (“shāh”). Dalla Persia si è partiti e a quella ineluttabilmente si ritorna.Lei ha scelto di agire decisa con uno strappo del protocollo, di esibirsi al mondo senza velo, rischiando la pelle. Questa volta non c’è nulla di cavalleresco a fronteggiarsi, non si tratta di scrivere una nuova parte del poema Scacchia ludus di Marco Gerolamo Vida, che descrive una mitica partita di scacchi tra Apollo e Mercurio. 

Commenterebbe Foscolo che “Ignoti vezzi sfuggono Dai manti, e dal negletto Velo scomposto sul sommosso petto”. 

Sara non ha accettato di fare la parte di brava bambina e se ne è infischiata di recitare secondo la velina di Stato che imporrebbe ordine, disciplina e cieca obbedienza. Già anni prima era stata richiamata all’ordine delle autorità e suo marito era stato anche arrestato per la sua arte, malgrado l’assenza di accuse specifiche. Di tutto questo la nostra campionessa non se ne è curata. Il suo cuore veleggia altrove e nel suo vento svela pensieri inauditi, a spregio delle minacciose dichiarazioni di nessuna misericordia per i nemici, espresse dal presidente del suo paese. Lei è capace di infinte combinazioni di gioco ed il potere, computer alla mano, non sa tenerle testa.

Ha iniziato la partita della vita. Nel film “Il settimo sigillo” il cavaliere Antonius Block se la batte con la Morte. Sara Khademalshariel, non cadrà male. Con l’audacia dei grandi la spunterà. Darà matto al potere tiranno, che di altra pazzia non ha maggior bisogno.