Le riforme delle pensioni, i governi tecnici, l’aumento del costo della vita, hanno anticipato l’amaro calice post-Covid che, dal punto di vista economico, costerà fior di quattrini.

È la recessione, bellezza! Le tre grandi crisi della globalizzazione rappresentano un giro di vite spalmato per decenni. Le riforme delle pensioni, i governi tecnici, l’aumento del costo della vita, hanno anticipato l’amaro calice post-Covid che, dal punto di vista economico, costerà fior di quattrini. Come conseguenza della riforma dell’Irpef, infatti, nel 2022 le nostre buste paga saranno in apparenza (e in sostanza) più leggere. Quegli 80 (Governo Renzi) e poi 100 euro (Governo Conte) in più al mese che i lavoratori aventi diritto (con reddito da 8.174,00 euro ed entro i 26.600 euro) erano abituati a vedersi elargiti dal 2016 prenderanno il volo, o meglio, verranno trasformati in una detrazione. Questa manovra, all’apparenza soltanto formale, porterà un risparmio per le casse dello Stato di circa 16 miliardi di euro.

Un ulteriore aspetto di cui tenere conto è la “no tax area”: quella fascia di reddito che non viene tassato, in quanto i redditi risultano inferiori ad una certa cifra. Per tutti i lavoratori dipendenti, al momento questa soglia è fissata intorno a 8.130 euro annui, mentre per gli autonomi è di 4.800 euro annui.

Questo comporterà anche un riordino delle aliquote, proposte come segue: la fascia di reddito più bassa, fino a 15mila euro, resta invariata al 23%. Quella di 15-28mila euro scenderà dal 27% al 25%. Quella da 28mila a 50mila euro sarà spostata dal 38% al 35%. Oltre i 50mila euro si passerà direttamente al 43%. 

Questo significa che al di sotto di questi importi di reddito complessivo annuo non viene applicata alcuna tassazione, quindi non vi è un rientro nelle aliquote Irpef. Questa soglia, tuttavia, potrebbe anche subire delle variazioni con l’anno nuovo, in base alle decisioni che verranno prese dalla parte governativa.

Verrà cancellato il “bonus Renzi?” Oltre a semplificare il sistema, trasformare il bonus in detrazione eviterebbe di creare salti di aliquota marginale effettiva, in favore di una detrazione strutturale unica, “incastrata” nel sistema fiscale, più difficile da elidere, in futuro. Una magra consolazione, dunque.