Nel giorno della Vittoria contro la Germania nazista Putin accusa la Nato: “Ci minacciava”. Da Strasburgo per la giornata dell’Europa, Macron risponde: “Non siamo in guerra contro Mosca”.

Molta retorica e nessun annuncio: si potrebbe riassumere così il discorso pronunciato oggi da Vladimir Putin sulla piazza Rossa nel giorno in cui la Russia celebra la vittoria dell’allora Unione Sovietica sulla Germania nazista nella Seconda guerra mondiale. Il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato che truppe e volontari russi nella regione del Donbass ucraino stanno “combattendo per la madrepatria, come i loro padri e i loro nonni prima di loro” e ha accusato l’Occidente di preparare “un’invasione della Crimea e della nostra terra”. Putin ha definito la Nato “un’evidente minaccia” per la Russia e affermato che la sua “operazione militare speciale” si è resa necessaria di fronte alle minacce e che è stata “una decisione giusta”. 

Dopo 74 giorni di guerra, e contrariamente alle attese, il leader del Cremlino non ha annunciato la coscrizione obbligatoria né dichiarato una ‘guerra totale’. Ha invece affermato che lo stato farà “di tutto” per prendersi cura delle famiglie che soffrono i lutti causati dalla guerra in Ucraina e che “la morte di ogni soldato e ufficiale è dolorosa per noi”. Poi ha ammonito che “l’orrore di una guerra globale non si deve ripetere”. Un intervento che ha spiazzato gli osservatori, che nei giorni scorsi si erano interrogati su quali annunci il presidente russo avrebbe fatto in una data intorno a cui la stessa propaganda russa aveva amplificato le aspettative. Poco o nulla di nuovo, invece, si è registrato nell’intervento che sembrava finalizzato a proiettare incertezza negli interlocutori sulle prossime mosse del Cremlino.

Un V Day senza vittoria?

È stato un discorso, quello del presidente russo, più indirizzato al pubblico interno che a quello esterno, e un’occasione per giustificare la guerra contro l’Ucraina. Putin “deve legittimare la sua aggressione e sta cercando di presentarla al mondo e ai russi come una sorta di lotta per la giustizia storica”, spiega al Washington Post Tatiana Stanovaya, capo dell’organismo di consulenza politica con sede a Parigi R.Politik, aggiungendo che “il problema strategico che la Russia deve affrontare oggi è che la società russa non era preparata per una guerra lunga e costosa. Si aspettava una vittoria veloce e decisiva, ma Putin non può dargliela”. 

Per ovviare al controsenso di un giorno della vittoria senza una vittoria da poter presentare, il leader del Cremlino ha offerto al suo pubblico un discorso denso di risentimento nazionalistico e retorica neoimperialista. Secondo diversi osservatori, tuttavia, l’assenza più significativa registrata alla parata sulla Piazza Rossa sarebbe quella di Valery Gerasimov, capo di Stato maggiore russo che voci non confermate riferiscono essere stato ferito a Izium, in Ucraina. Secondo il Kyiv Post, il generale sarebbe rimasto ferito in un bombardamento di una base russa messo a segno dall’esercito ucraino nella regione di Kharkiv alla fine di aprile.

Un altro 9 maggio?

“Abbiamo vinto allora, e vinceremo adesso”: lo ha detto in un video pubblicato oggi il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ribadendo che il suo paese “non cederà un metro quadro della sua terra” alla Russia. E mentre sulla piazza Rossa si teneva la parata delle forze armate russe, a Strasburgo si festeggiava la giornata dell’Unione europea. Oggi, infatti, i 27 celebrano il progetto di integrazione comunitario, nell’anniversario del discorso pronunciato il 9 maggio del 1959 dall’ allora ministro degli Esteri francese, Robert Schuman. Un evento previsto da tempo, dunque, e che coincide con la conclusione dei lavori della Conferenza sul Futuro dell’Europa, ma che la guerra in Ucraina ha trasformato di fatto in una risposta indiretta alla Russia di Vladimir Putin. Così mentre a Mosca sfilavano soldati e mezzi militari, a Strasburgo il presidente francese Emmanuel Macron precisava che se l’Europa aiuta Kiev ciò non significa che sia in guerra con la Russia. “Oggi – ha detto Macron – la libertà e la speranza per il futuro hanno il volto dell’Unione europea. È in nome di questa libertà e di questa speranza che continueremo a sostenere l’Ucraina, il suo presidente e tutto il popolo ucraino”. A Strasburgo il presidente francese, come pure Ursula von der Leyen, ha aperto anche alla riforma dei trattati Ue, in particolare per introdurre il voto a maggioranza qualificata in politica estera e in materia fiscale. Un tema che incontra la resistenza di molti, ma riportato in primo piano dal veto ungherese che impedisce l’adozione del sesto pacchetto di sanzioni dell’Ue contro la Russia.

 

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