Come preannunciato con una clamorosa dichiarazione al quotidiano “La Repubblica”, lo storico Corrado Augias, giornalista e scrittore, ha restituito le insegne della più alta onorificenza di Francia, la Legion d’onore, all’ambasciatore di Parigi Cristian Masset, appartenente allo stesso Ordine col grado di Cavaliere.  

La dolorosa decisione era dovuta al fatto che che il Gran Maestro dell’Ordine, il Presidente della Repubblica di Francia Emmanuel Macron, aveva conferito la stessa insegna ad “un capo di Stato, complice di efferati criminali. E lo dico- precisa testualmente- per la memoria dello sventurato Giulio Regeni, ma anche per la Francia, per l’importanza che quel riconoscimento ancora rappresenta dopo più di due secoli dalla sua istituzione”.

In pratica, Corrado Augias non si limita ad uscire dall’Ordine, ma mette in discussione la legittimità della appartenenza alla Legion d’onore dello stesso capo dell’Istituzione, il Presidente francese in carica.

E’ noto che neppure la nuova Europa è riuscita a mitigare le rivalità della Francia nei confronti dell’Italia e che, a oltre duemila anni di distanza dalle guerre galliche, è stato inventato perfino un personaggio come Astérix, per cancellare l’onta della sconfitta inflitta da Giulio Cesare.

Andando avanti nei secoli, l’ideatore dell’illustre Legion d’onore, Napoleone Bonaparte, condizionato dal complesso delle sue origini italiane, decise che ogni genio in grado di emergere sui suoi simili, altro non potesse essere che francese.  

In tempi più recenti e sorvolando, per carità di patria, sul mistero ancora ufficialmente irrisolto della tragedia di Ustica, nel 2011, col governo Berlusconi e il placet del presidente della Repubblica Napolitano, venne decisa la partecipazione dell’Italia alla guerra contro la Libia governata da Gheddafi, peraltro già irrevocabilmente decretata dal presidente americano Obama e dal presidente francese Sarkozy. La guerra fu vinta, Gheddafi venne barbaramente trucidato e, per i meriti acquisiti, l’Italia si guadagnò una invasione di profughi ai quali tutti i governi di Parigi che in seguito si succedettero, impedirono con ogni mezzo l’ingresso nel territorio francese. 

Nel luglio del 2014,  all’epoca della presidenza Hollande, il ministro dell’Ambiente  Ségolène Royal , non solo non mosse un dito per aiutare le difficili e complicatissime operazioni di rigalleggiamento della nave Concordia affondata  due anni prima sulle coste dell’isola del Giglio, ma severamente chiese al governo italiano  precisi chiarimenti sul percorso dei mezzi di bonifica delle acque, esigendo “ una prova scritta e incontestabile del pompaggio completo degli idrocarburi dai serbatoi e di fornire la prova di assenza di rischi legati ad altre sostanze pericolose”. L’Italia se la cavò egregiamente da sola e neppure una goccia di materiali inquinanti deturpò la cristallina purezza delle acque francesi. 

Come di consueto, anche allora l’Unione Europea si astenne da ogni soccorso e si chiuse in un rigoroso silenzio. 

A complicare una situazione già difficile, nel 2017 venne eletto alla presidenza della Repubblica francese il marciatore Emmanuel Macron il quale, mal celando la sua antipatia per il movimento dei “Cinque Stelle”, non resistette alla tentazione di dichiarare che i suoi aderenti stavano crescendo come la lebbra. 

Da quel momento, la politica estera della Francia nei confronti dell’Italia, sempre nell’ovattato silenzio di Bruxelles, si mescola con gli impulsi personali.

 Il Presidente Macron unisce l’utile al dilettevole e nell’ottobre del 2017, riceve con tutti gli onori il presidente egiziano Abd al-Fattah al-Sisi, incurante del lutto che soltanto un anno prima aveva colpito l’Italia con l’assassinio di Giulio Regeni ad opera di emissari governativi del Cairo. Ad un giornalista che gli ricordava quella tragedia, il Presidente Macron non esitava a rispondere: “Come non accetto che altri leader mi impartiscano lezioni sul modo di governare il mio Paese, così  io non impartisco lezioni agli altri leader. Credo nella sovranità degli Stati. Al Sisi ha una sfida, la stabilità del Paese, la lotta ai movimenti terroristici, questo è il contesto in cui è chiamato a governare, non possiamo non tenerne conto”. 

Esaltato dai successi commerciali conseguiti con le sue trattative con l’Egitto, arrivava implicitamente ad accusare il nostro Regeni di terrorismo.

Di Maio, di ripicca e ignorando la sua dignità di vice presidente del Consiglio italiano, non resistette alla tentazione di recarsi in Francia con Di Battista, per incontrare uno dei capi dei Gilet gialli in rivolta contro Macron, il fabbro provenzale Christophe Chalençon.

Da allora e sempre nel silenzio di una Unione Europea che si sta sbriciolando ogni giorno di più, le relazioni tra Francia e Italia sono arrivate sull’orlo del precipizio.

Adesso, in risposta alla decisione del nostro Parlamento che, in seguito alle prove sul coinvolgimento del Cairo ha deciso di interrompere le relazioni con il Parlamento egiziano, Macron ha creduto bene di decorare il generale al -Sisi della più alta onorificenza della Francia, decisione che, nella lettera di rinuncia alla stessa onorificenza, Corrado Augias  definisce “ ingiusta”, accusando al-Sisi di comportamento “delittuoso” e di violazione  dei “canoni della giustizia  “ prima  ancora di quelli dell’umanità”.

In base al regolamento della onorificenza della Legion d’onore,” i membri condannati per gravi crimini, sono dimessi”. Non è contemplato il caso in cui sia il “Gran Maestro” a conferire ad un criminale il grande onore, sia pure in assenza di una esplicita condanna. 

Nella inquietante paralisi di una Unione Europea che ormai esiste soltanto nel sogno dei suoi fondatori, è stato necessario il gesto sdegnato di un giornalista gentiluomo per scuotere, non si sa fino a quando, il generale torpore degli spettatori di Bruxelles.