LA CORRENTI DC COME LE STAGIONI DI UNA VOLTA: NON ESISTONO PIÙ. INUTILE TROVARE ANOLOGIE CON IL PD.

Oltre ad essere luoghi di elaborazione politica, erano anche e soprattutto dei pezzi di società che si riconoscevano nel progetto politico della Democrazia cristiana. Non a caso Guido Bodrato ripete spesso che “la storia della Dc è la storia delle sue correnti”.

A volte, per la verità molto spesso, si ripete la solita tesi della somiglianza dell’attuale Pd con la Dc. Almeno sotto il profilo dell’assetto organizzativo, cioè della presenza e del ruolo delle ‘correnti’. Ora, per evitare di continuare a fare paragoni impropri da un lato e di cadere in spiacevoli equivoci dall’altro, forse è arrivato anche il momento di chiarire definitivamente la questione.

Insomma, per dirlo con parole semplici e chiare, le tanto declamate ‘correnti’ della Democrazia cristiana, oltre ad essere luoghi di elaborazione politica e di crescita culturale, erano anche e soprattutto dei pezzi di società che si riconoscevano nel progetto politico della Democrazia cristiana. Non a caso, uno storico e autorevole dirigente della Dc, Guido Bodrato, ripete spesso che “la storia della Dc è la storia delle sue correnti”. E questo perchè, come ho detto poc’anzi, la Dc era un partito che rappresentava realmente un pezzo consistente della società italiana. Una rappresentanza politica, sociale, culturale, categoriale, professionale ed economica che conferma come quel partito fosse realmente “un partito di popolo” accomunato da una cultura politica omogenea che affondava le sue radici, seppur articolate e plurali, nella tradizione del cattolicesimo politico e sociale italiano.

E le ‘correnti’, appunto, non erano nient’altro che segmenti politici, culturali ed organizzativi che si facevano carico di quegli interessi sociali e politici attraverso la costruzione del progetto politico complessivo del partito. Di qui le riviste di corrente, i convegni di corrente, i grandi confronti nelle correnti prima degli appuntamento di partito, la crescita di una classe dirigente attraverso il dibattito7 e, in ultimo, l’identificazione delle ‘correnti’ con gli interessi sociali e culturali di un pezzo definito e circoscritto della società italiana. Sì, erano altri tempi ma il ‘metodo’ individuato e perseguito erano il frutto e la conseguenza di un modo d’essere in politica e nella politica. Una esperienza che ha segnato il cammino e il percorso storico della Democrazia Cristiana e, al contempo, la sua specificità nel contesto politico italiano.

Che cosa c’entri tutto ciò con le molteplici e variegate ‘correnti’ del Partito democratico resta sostanzialmente un mistero. Perchè in questo caso si tratta non di ‘correnti’ ma di gruppi o bande, a seconda dei casi, che crescono e si moltiplicano all’infinito a prescindere dalla politica, dalla sua rappresentanza sociale, culturale e categoriale. Ovvero, per dirla in termini ancora più chiari, sono luoghi di aggregazione estranei alla rappresentanza di pezzi della società italiana. Ed è proprio questo meccanismo, e anche questo malcostume, che portano le ‘correnti’ del Pd ad essere dei gruppi esclusivamente e schiettamente di potere utili per dividersi il potere interno e la rappresentanza nelle istituzioni. Cioè, gli organigrammi di partito e le candidature nei vari livelli di governo. Al punto che assistiamo – è notizia di questi ultimi giorni – a spettacoli ridicoli come il decollo di una ennesima corrente chiamata addirittura “Iniziativa democratica” come la storica corrente di Aldo Moro e di Amintore Fanfani dei primi anni ‘50 che teorizzò la nascita del primo centro sinistra nel nostro paese.

L’elemento comico, e anche patetico, è che il protagonista di questa nuova corrente è addirittura Piero Fassino, storico esponente della “casta politica”, ex comunista e a lungo turbo renziano. Un solo esempio – tra i moltissimi che si potrebbero fare – che evidenzia in modo plastico come le correnti del Pd sono strumenti di mero potere che possono moltiplicarsi all’infinito. E, non a caso, ci vorrebbe una severa e lunga inchiesta giornalistica per capire e, soprattutto, per quantificare il numero delle correnti e delle truppe che ci sono oggi nel Pd a livello nazionale e a livello regionale e locale. E questo perchè quando le ‘correnti’ prescindono dall’elaborazione politica, dalla rappresentanza sociale e dall’essere pezzi di società viva si riducono ad essere, come ormai è evidente a qualsiasi osservatore che non sia accecato dalla faziosità e dal settarismo, a meri strumenti di occupazione del potere. ‘Correnti’ e truppe che si moltiplicano a livello locale con una rapidità impressionante, soprattutto alla vigilia di appuntamenti elettorali e congressuali. Come sta puntualmente avvenendo in queste ultime settimane nel partito che aspira ad essere il “principale partito della sinistra italiana” della storica filiera Pci/Pds /Ds/Pd.

Ecco perchè, e non per pignoleria, è bene rimarcare la diversità quasi antropologica tra i modelli organizzativi di questi due partiti. Perchè, in fondo, quando prevale la politica le ‘correnti’ sono tasselli della politica. Quando, al contrario, vince solo il potere, le ‘correnti’ sono solo strumenti di occupazione del potere medesimo. E questa, del resto, è la differenza più vera tra la Democrazia ristiana e l’attuale Pd.