È molto improbabile che la crisi possa rientrare. Il Capo dello Stato, incompreso, ha raccomandato prudenza. La pandemia non accenna a piegarsi, dando perciò forza al partito della responsabilità. Gli analisti finanziari prevedono addirittura un rimbalzo eccezionale dell’economia nel 2021, eppure la solidità del quadro politico è messa in discussione. Anche Papa Francesco ha fatto appello all’unità, ma le sue parole testimoniano la distanza tra il cielo e la terra della politica italiana, ovviamente con la terra a farla da padrona.

Renzi senza essere La Malfa ha posto il suo partito, come più volte avveniva con il PRI al tempo della Prima Repubblica, al centro della scena pubblica. Ha detto cose sagge, di buon senso, difficilmente contestabili per la loro implicita ed esplicita consistenza. La sua offensiva non è stata priva di razionalità, anzi ha prodotto un sussulto di quella razionalità spesso carente tra i diversi interlocutori politici. L’agenda si è riempita di contenuti renziani, comprovando la debolezza di Conte, la fragilità dei Cinque Stelle e il torpore del Pd. Soprattutto il Pd si è ritrovato in balia degli eventi, depotenziato nelle sue ragioni o ambizioni, senza un criterio direttivo che fosse o che sia adeguato alla gestione di questo difficile passaggio politico.

Al Nazareno studiano da Cavour, ma operano alla Cencelli, ovvero con il manuale sulla distribuzione del potere. Mentre al pubblico si offre l’immagine di un partito in ansia per le sorti del Paese, tra i maggiorenti circola il virus dell’organigramma. Il problema è se Zingaretti può andare al governo senza abbandonare la carica di segretario. Tutto il resto appare condizionato – e come potrebbe essere altrimenti? – dalla soluzione che si dà al caso Zingaretti, ivi compreso il futuro della Regione Lazio e soprattutto del Comune di Roma.

Sta di fatto che il rimpasto non  è più sufficiente. In giornata Conte potrebbe rassegnare le dimissioni. O se non oggi, domani, sperando fino all’ultimo che venga in soccorso qualche mutamento favorevole. Tuttavia non si vede all’orizzonte come ciò sia possibile e perché, giunti a questo punto, dovrebbe ripiegare l’iniziativa renziana. In assenza di una strategia, a cagione della vacuità e confusione del Pd, tutto diventa molto difficile. Nel vuoto la crisi si dilata, così da presentarsi più ostica di quanto si potesse supporre a cavallo delle festività. Al Quirinale si annunciano giornate faticose.