Il primo grande calciomercato dell’era del coronavirus si è chiuso lunedì notte con tagli fino a oltre il 50% del volume delle transazioni nei principali campionati europei. La mancanza di liquidità dei club ha colpito con particolare virulenza Spagna, Italia e Germania, ma anche la Premier ha abbassato le spese di trasferimento ai livelli del 2014.

Ralf Rangnick, il direttore sportivo che ha guidato il Lipsia dalla quarta divisione tedesca nel 2012 alla Champions League nel 2019, ritiene che la contrazione durerà almeno altre due stagioni. Rangnick, sostiene che: “Non credo che torneremo indietro a un’epoca completamente uguale all’era precovid. Non riesco a immaginare stadi pieni per i prossimi due anni. E se ciò non accadrà, influenzerà il modo in cui i club costruiscono le loro squadre: avranno bisogno di accademie per i nuovi talenti. La crisi può avere effetti positivi se interpretata in modo corretto. È importante che i club considerino come il successo si possa costruire in casa.

Comunque a mercato concluso è ormai arrivato il tempo dei bilanci. La Liga ha investito 411 milioni di euro in trasferimenti. Scendendo, così, sotto i 450 dal 2012. L’Italia non ha raggiunto gli 800 per la prima volta dal 2015. In Premier hanno speso 1.280 milioni, scendendo sotto la quota 1.400 per la prima volta dal 2014. E la Germania ha appena superato i 300, livello al quale non è era mai scesa dal 2014, quando il settore si stava riprendendo dalla voragine lasciata dalla crisi finanziaria del 2008.

Così anche se la crisi chiuderà molte porte altre se ne apriranno. E riusciremo, sicuramente, a vedere molti ragazzi giovani che avranno una possibilità.