Approfittando della questione con cui Giuseppe Sangiorgi conclude (Rai Storia) il suo gran bel documentario sul Generale Cadorna jr., ovvero la libertà (che è una questione eminentemente occidentale, il portato della sua storia filosofica e religiosa), da lì Sangiorgi ci fa affacciare sul Venticinque aprile e, ancora, sulla crisi della Storia (valga “Un mondo senza storia? – La falsa utopia della società della poststoria”, di Francesco Germinario, Asterios 2017; non si rimedia la depoliticizzazione e la destoricizzazione con qualche gita scolastica ad Auschwitz).

Senza Storia un ragazzo si fa l’idea di venire dal nulla e che in ogni caso tutto ciò che è lo deve solo a se stesso. Questa questione è decisiva per la libertà personale. Per chi gli crede, Gesù chiude con i sacrifici e in Giovanni 10,18 dice che la vita “nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso”. Liberamente. Questo ‘potere’, questa sua libertà, gli deriva dal Padre (Gv. 10,18). La relazione è la condizione della libertà.

Il Venticinqueaprile, chiaro o controverso lo si assuma, è un pezzo della Storia d’Italia e dell’Europa, un pezzo di quel processo che si chiama libertà. Che è sempre ‘potere di donare’.

Richiamare il Generale tedesco Fridolin von Senger und Etterlin, terziaro laico benedettino, che doveva anche stringere la mano ad Hitler, è richiamare uno che, trovandosi del potere in mano (nel Settembre del 1943 comandava le truppe in Sardegna e in Corsica), non eseguì, secondo l’altra linea di ‘comando’ che considerava, la sua Fede, l’ordine del 9 Settembre 1943 direttamente del Führer di fucilare tutti gli ufficiali italiani, appena due giorni prima suoi kameraten: imbarcò tutti su una motonave in partenza dalla Corsica e poi telefonò a Kesselring dicendogli di non avere ufficiali da fucilare, e sapendo di poter venire scoperto e fucilato a sua volta.

La maggior parte delle opere salvate e poi ritornate nell’Abbazia di Montecassino si deve al suo impegno. Venne buono anche ai nazisti, a cui era inviso, averlo a disposizione dopo le efferatezze del Battaglione esplorante del Maggiore SS Walter Reder, boemo quindi austriaco come Hitler ed diversi maggiori esponenti SS (cattolici e austriaci): infatti persino Mussolini, dopo certi racconti dei suoi, dovette lamentarsene con l’Ambasciatore tedesco presso la RSI, Rahn (“Si è esxagerato…”), e a segno di cambio di passo tutta l’area bolognese fu affidata a Von Senger un Etterlin.

Il quale, tanto per cominciare, impose il comando militare, così ottenendo di mettere fuori gioco qualunque ‘banda’ e restituendo imparzialità civile alla sovrintendenza militare. Non è esattamente quello che volevano Rahn e Mussolini, ma andò così, e il 21 Aprile gli inglesi & co. liberarono Bologna senza trovare un tedesco; von Senger non volle altri morti.