Costringere la Germania, in modo così drastico, a rinunciare al suo modello economico, che pure nel recente passato aveva dato più di un problema alla stessa Europa, rischia di generare contraccolpi sociali al suo interno, di cui risentirà l’intera Europa.

Da parte anglo-americana serve moderazione verso la Germania la quale in questa fase ha interessi, da potenza manifatturiera, pressoché coincidenti con la quelli dell’Italia.

Vi è un effetto essenziale ma che appare sottovalutato, della guerra in Ucraina: essa sta distruggendo la leadership tedesca sull’Europa. Cosa che in tempi normali sarebbe stata anche una buona notizia, invece ora, nel momento in cui gli interessi tedeschi si trovano in una rara congiunzione con quelli italiani, diviene una brutta notizia, per l’Italia e per l’Europa.

La settimana prossima, dopo l’attesa, dai sondaggi, vittoria di Macron, partirà l’assedio al cancelliere Scholz, che per ora ha resistito alla linea tutt’altro che pacifista della sua ministra degli esteri, la verde Annalena Baerbock, per l’embargo su petrolio e gas russi e per l’invio di armi tedesche all’Ucraina. Un passaggio cruciale: la capitolazione della Germania (probabile per la sua strutturale incapacità ad assumersi responsabilità politiche nei momenti cruciali) significherebbe il completamento di una manovra a tenaglia che sta stritolando il suo modello economico. Da una parte la fine repentina dell’energia a basso costo, dall’altra la fine del mercantilismo, con la Cina che con la politica dello “zero Covid” che tutto è tranne che una misura sanitaria, sta riducendo le esportazioni tedesche. Costringendo la Germania, in modo così drastico, a rinunciare al suo modello economico, che pure nel recente passato aveva dato più di un problema alla stessa Europa, si rischia di sottovalutare i contraccolpi sociali nel Paese chiave dell’Europa. Eppure la storia dovrebbe insegnarci qualcosa.

Quando i competitori o i nemici dell’Impero Centrale non si accontentano di vincere, ma vogliono stravincere, in quella parte d’Europa poi possono innescarsi meccanismi destabilizzanti per l’intero continente.

Inoltre, lo sbando dei battaglioni neonazisti nel Sud Est dell’Ucraina costituisce un’altra pessima notizia. Infatti l’Occidente appare diviso nei suoi vertici fra gli effettivi interessi dei popoli americano ed europei, rappresentati dalle istituzioni, e talune élites che detengono il potere economico, le quali sembrano, e non da oggi, puntare a stroncare ogni possibilità di soluzione diplomatica. A costoro la guerra alla Russia, a un assetto del mondo di tipo multipolare, appare una condizione irrinunciabile sia per mantenere gli attuali equilibri di potere in Occidente, sia per proseguire il loro piano di un governo mondiale degli ultra-ricchi. 

Per tale ragione forse la chiave per la pacificazione dell’Ucraina, e per evitare lo scivolamento in un conflitto mondiale, va cercata più a Ovest che a Est. Perché siamo noi, non il resto del mondo, che dobbiamo convincerci della necessità, senza passare da un nuovo conflitto mondiale, di ridisegnare un nuovo equilibrio del potere globale basato sul multipolarismo, sulla pari dignità di tutti i vari blocchi regionali di potenze. Un progetto dal quale la Germania, e con essa l’Unione Europea, non può essere esclusa, senza rischiare di aggravare i problemi anziché risolverli.