La montagna è di tutti, ma va rispettata nel suo ambiente naturalistico e antropico.

Il dibattito è aperto. Alle critiche di Payar fa seguito questa replica di Provinciali, redattore de “Il Domani d’Italia”. Se il mare attrae il turismo di massa, la montagna suscita le premure di vacanzieri esigenti.

Dopo aver ricevuto via mail la condivisione e il ringraziamento di Reinhold Messner al mio articoletto su “come cambia l’architettura delle case di montagna” (forse lui se ne intende, visto che abita a Firmian (Bz) e fa conferenze in difesa dell’ambiente montano dagli stravolgimenti urbanistici)  attendevo qualche osservazione anche critica: è puntualmente stata pubblicata quella di Antonio Payar, che si definisce esperto di montagna ma confonde il Trentino con l’Alto Adige, impostata più come attacco personale immotivato che per controbattere le argomentazioni da me dedotte. Ognuno ha le sue idee ma deve rispettare quelle degli altri, non permettersi di giudicarle non ortodosse: mi pare tra l’altro di capire che siamo entrambi “turisti metropolitani”, una qualifica che attribuisce a me,  ma che riguarda anche lui.

Forse Payar non viene in Alto Adige da anni, oppure non ha osservato le nuove costruzioni abitative che in provincia di Bolzano – nei centri grandi e nei piccoli paesi – stanno cambiando la fisionomia urbanistica di questi luoghi. Perché io mi sono espresso precisamente sull’Alto Adige, che frequento assiduamente da quando ero bambino: nel titolo da me proposto il riferimento era quello. 

E sono in contatto con il Presidente della Provincia Autonoma Arno Kompatscher, sul tema della viabilità e del traffico nei piccoli centri a vocazione turistica. Evidentemente Payar non è informato sul cubo di cemento grande come una casa, di cui il Comune di San Candido in Pusteria (noto per la fiction “Un passo dal cielo”) ha autorizzato la costruzione nel centro storico, suscitando polemiche oltre confine. Se ne è parlato in Austria e in Germania, sulla stampa e in TV.

Ogni luogo ha una tipicità che lo denota e lo caratterizza: intorno a questo enorme cubo grigio ci sono costruzioni vecchie e nuove in stile tirolese, la gente del posto non ha gradito la novità architettonica e il Sindaco che l’aveva patrocinata non è stato rieletto.

Nell’alta Valle Aurina è stata costruita da anni una gigantesca casa bianca con torrioni e bandiere che ricorda le ville di Miami – se ne è occupato a suo tempo anche il Gabibbo. Un vero e proprio pugno negli occhi rispetto al contesto abitativo circostante. La foto qui riprodotta riguarda il capoluogo della valle: la casa è un altro cubo (uno dei tanti che sorgono come funghi), al suo posto c’era un maso con il tetto e le pareti a scandole, che è stata abbattuta. C’è chi si sbizzarrisce a prender le distanze dalle case tradizionali: in centro paese ci sono diversi condomini che sono la fotocopia di quelli che si vedono a Cinisello Balsamo. Solo che qui nevica e piove sei mesi all’anno, i tetti piatti trattengono il ghiaccio e l’acqua crea fenditure dal 5° piano abitativo al 3° piano sotterraneo. In un altro condominio il Sindaco pro-tempore non ha permesso i balconi in legno: “Basta legno” aveva detto all’architetto che aveva presentato tre progetti diversi, tutti respinti: adesso c’è una inferriata che circonda il condominio come una gabbia. C’è chi passa e dice “originale”…Ci sono altri invece che dicono “che schifo”.

Dunque, le affermazioni di Payar – che riferisce di essere componente di una commissione ministeriale che ”dovrà definire il concetto di paese montano” – si discostano molto dai giudizi che ho personalmente ascoltato dalla gente, sia essa nativa del posto o turista vacanziero. Avendo questa importante responsabilità, mi permetto sommessamente e con garbo di suggerirgli di sentire altre opinioni. Ad esempio non viene presa in considerazione la motivazione che sta alla base di questa nuova tendenza architettonica: la cubatura di una casa quadrata rispetto ad una con il tetto spiovente.

Ci stanno più appartamenti e più persone: forse è un bene o forse è un male, in realtà chi può si costruisce la casa tradizionale. Presso gli uffici tecnici dei Comuni e le imprese costruttrici il motivo di questa scelta è ben noto: vendere qualche appartamento in più, non importa se cucine e bagni non hanno finestre.

Come detto, ognuno ha però le proprie idee: rivendico il diritto che le mie possano essere diametralmente opposte alle sue. In realtà, questa tendenza che cambia e spesso stravolge i luoghi abitativi di montagna è ampiamente dibattuta dalla politica, dagli ambientalisti, da chi ci vive e da chi ci viene per svago o riposo. Non è una mia “illuminata” invenzione. Perciò invito cordialmente e simpaticamente Payar a fare un giro da queste parti per rendersi conto di persona. E’ vero che “tempora mutantur et nos mutamur in illis”…ma c’è un limite a tutto.