Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Io continuo a pensare che abbia ragione Zingaretti”, scrive l’amico Giorgio Merlo su Il Domani d’Italia, con accenti che sembrano più quelli di un membro di quel partito che di un “osservatore partecipante”. Uscito con gli amici ex popolari dal PD, soprattutto a seguito della sbandata della leadership renziana, Giorgio Merlo ha concorso alla nascita della “Rete Bianca” che, con gli amici di “Costruire Insieme” e “Politica Insieme”, si ritrova attorno alle indicazioni politico-culturali del “Manifesto Zamagni”. Trattasi di un progetto che ha suscitato non solo in me grande interesse, ma anche in molti amici che partecipano al progetto della Federazione popolare dei DC.

Sono più volte intervenuto evidenziando come tra le indicazioni del nostro patto federativo e quelle del “Manifesto Zamagni” non ci siano differenze strategiche incompatibili, pur non sottacendo il peso di quella pregiudiziale assai ben reiterata, soprattutto negli interventi dell’On Dellai, relativa a “un partito di centro che guarda a sinistra”. Una pregiudiziale che si vorrebbe far risalire a una dichiarazione resa da De Gasperi, con riferimento alla DC, in un contesto incomparabilmente diverso da quello che stiamo vivendo oggi.

Da parte nostra, come “Federazione popolare dei DC”, abbiamo nettamente e unitariamente condiviso la scelta per un nuovo soggetto politico laico, democratico, popolare, riformista, europeista, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, inserito a pieno titolo nel PPE da ricondurre ai principi dei padri fondatori, alternativo alla deriva nazionalista e populista a dominanza salviniana e alla sinistra radicale e senza identità. Passi avanti sulla strada di una possibile ricomposizione, prima di tutto al centro, tra noi della Federazione Popolare dei DC e gli amici della cosiddetta “parte bianca”, almeno sino ad oggi, non mi sembrano che se ne siano compiuti di significativi.

Anche la nota di Merlo sembra ancora sintonizzata verso il PD che, se non è più il proprio partito, appare come l’interlocutore privilegiato se non esclusivo del suo (e debbo ritenere anche degli amici di “Rete Bianca”) interesse politico. Cerchiamo, dunque, di valutare come stiano esattamente le cose allo stato degli atti.

Esiste una maggioranza di governo giallo-rossa, frutto dell’emergenza seguita alla crisi salviniana del Papeete (agosto 2019), ossia di una coalizione di altrettanta necessità di governo, quella giallo-verde, risultante dal voto del 4 Marzo 2018 che non aveva indicato una maggioranza autonoma vincente. In tal modo si è perpetuata una situazione parlamentare in cui, come nell’intera seconda repubblica, domina un trasformismo politico parlamentare mai visto prima, nemmeno ai tempi di De Pretis e di Giolitti. Una transumanza permanente di deputati e senatori, in gran parte “nominati” dai capi di partiti, molti dei quali senza storia e cultura politica, quando non addirittura etero guidati da una società commerciale srl come il M5S, il partito premiato dal voto maggioritario relativo dei votanti nel 2018.

Come ha ben evidenziato Giorgio Merlo, trattasi di una maggioranza “anomala e innaturale”, quella tra PD e M5S, nella quale, tra l’altro, farebbe parte a mezzo servizio e più con la funzione di sabotatore seriale, il partito dello scasso e dell’incasso di Matteo Renzi. Qui cari amici della “Rete Bianca” non si tratta di un’alleanza nella quale il M5S, preoccupato soprattutto di non squagliarsi, litiga sulle cose da fare al governo e non intende concorrere a consolidarsi sul territorio, ma di un ircocervo di partiti e partitini che, come nel caso del prossimo voto in Puglia, finiscono tafazzianamente di concorrere al loro suicidio politico.

In Puglia stiamo assistendo, infatti, al “capolavoro” de “il Bomba” che, pur di fare del male al presidente PD Emiliano, presenta niente di meno che il candidato Ivan Scalfarotto, uno degli esponenti più autorevoli di quella cultura alternativa ai valori non negoziabili dei cattolici ai quali Renzi e la Boschi, in molte occasioni, hanno pure assicurato di fare riferimento. Unico risultato concreto sarà quello di aprire un’autostrada al centro destra e al mio caro amico Raffaele Fitto, che avrà così modo di rivalersi delle sconfitte patite nella sua amata terra pugliese.

Chiedo a voi amici della “Rete Bianca” se, perseguendo questa pregiudiziale a favore di “un centro che guarda a sinistra” finite col dover accettare questa condizione permanente di ricatto tra le necessità dell’emergenza e quello più indigesto del partito renziano, non sarebbe ora di ripensare globalmente la vostra strategia?

Noi della Federazione popolare dei DC intendiamo collegarci al PPE, voi della “Rete Bianca”, che vi considerate eredi della tradizione popolare dei cattolici democratici, potete restare ancorati a un PD che, nella migliore delle ipotesi vi riporterebbe in seno al PSE a livello europeo, e, intanto, al costante ricatto renziano sino a giungere all’offerta di quello stravagante coniglio magico, estratto all’ultima ora del candidato Scalfarotto catapultato sconsideratamente nella terra di Aldo Moro?

Ritengo che meglio, molto meglio sarebbe costruire insieme un grande centro politico con riferimento alla migliore tradizione dei cattolici democratici e dei cristiano sociali, nettamente distinto e distante dalla destra nazionalista e populista e dalla sinistra senza più identità, direttamente collegato al PPE, disponibili tutti a collaborare sia in campo nazionale e locale con quanti sono interessati a un grande progetto riformatore: l’attuazione completa della carta costituzionale. E non si potrebbe sperimentare questa iniziativa proprio partendo dalle prossime elezioni regionali e locali assumendo tutti, finalmente, uno sguardo volto in avanti?