Articolo pubblicato sulle pagine di https://www.mosaico-cem.it/ a firma di Fiona Diwan

Che accezione diamo oggi al termine Nazionalismo? Una parola dalla sfumatura opaca, sporca, un vecchio arnese da gettare alle ortiche, l’idea di una dimensione piccina e ombelicale che evoca fiumi di sangue versato per un’idea di nazione che sarebbe quanto di più lontano dall’identità plurale e globale dei nostri giorni. Un concetto da scaraventare nella discarica della Storia e in nome del quale si sarebbero compiuti i peggiori abominii. La sensibilità contemporanea maturata nell’immediato Dopoguerra aveva giubilato senza possibilità di appello l’Idea di Nazione, relegandola a vizio inemendabile di tutte le dittature, peccato originale del più sanguinoso dei secoli, il XX. Tuttavia, quando il filosofo, politologo e biblista israeliano Yoram Hazony parla di Nazionalismo non intende declinarlo né nella vecchia accezione di heimat o patria né tantomeno dell’attuale idea di sovranismo. No, scrive Hazony, il Nazionalismo è semplicemente l’antitesi del concetto di Imperialismo e lo è da sempre, dalla notte dei tempi, dall’epoca della Pax Romana e dell’Impero carolingio, dell’Impero Britannico e di quello Asburgico fino a quello cinese, ivi compresi gli ultimi Imperi, quello americano e sovietico. Persino l’idea del Lebensraum di Hitler, lo spazio vitale di cui il Terzo Reich andava alla ricerca, era un’idea imperialista e imperiale, espansiva, e solo falsamente nazionalista. Persino la Francia Repubblicana covava un modello imperialista aggressivo e protervo. Falsa anche l’idea che sotto il governo degli Imperi sovranazionali si vivesse meglio, una narrativa dei dominatori, non dei dominati.

Con un saggio audace e controcorrente, spiazzante e a dir poco scomodo, il filosofo, politologo e biblista israeliano Yoram Hazony, 55 anni, presidente del prestigioso Herzl Institute of Jerusalem, manda oggi alle stampe Le Virtù del nazionalismo (Guerini e Associati, traduzione di Vittorio Robiati Bendaud), l’ultimo di svariati ed eclettici saggi, accolto da altrettanti plausi e polemiche. L’idea centrale è che ogni ideale universalistico celi al suo interno un progetto fondamentalmente imperialista, e che il nazionalismo altro non sia che la più antica forma di difesa della libertà, sia essa individuale, collettiva, politica e democratica. Un’idea di autodeterminazione dei popoli, di nazioni libere e indipendenti che si oppongono all’Imperialismo ovvero a forme di governo che in nome di alte idealità universalistiche – esportare la pace, la democrazia e la prosperità nel mondo-, in verità intendono imporre controllo, dominio e sudditanza. Basterebbe dare un occhiata ai dissesti prodotti dalla Pax Americana che ricalca il modello imperiale della Pax Romana, per averne un’idea recente. Da un’attenta rilettura della Bibbia ebraica fino al pensiero del filosofo inglese John Locke e alla dottrina dei pensatori liberali, dall’ebraismo al protestantesimo, da Kant alla caduta del Muro di Berlino fino all’Israele di oggi, Hazony rilegge la nostra travagliata contemporaneità gettando nuova luce su antiche e intramontabili categorie.

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