Un tribunale di Varsavia ha stabilito martedì che due storici hanno offuscato la memoria di un abitante di un villaggio polacco in un libro sull’Olocausto e devono scusarsi.

La vicenda nasce con la pubblicazione del libro di Barbara Engelking, presidente del Consiglio internazionale di Auschwitz della Polonia, e il professor Jan Grabowski dell’Università di Ottawa che hanno co-curato un saggio intitolato Night Without End che documenta i casi di complicità dei polacchi cattolici nell’attuazione del genocidio degli ebrei durante l’occupazione nazista nella Seconda guerra mondiale.

A denunciare i due studiosi per diffamazione era stata Filomena Leszczynska, anziana nipote di Edward Malinowski, sindaco del villaggio di Malinowo nel Nord-Est della Polonia che esercitò la sua carica durante il secondo conflitto mondiale.

Il centro della discussione è un breve passaggio del libro in cui si legge che il sindaco potrebbe essere stato implicato nel massacro locale di 22 ebrei per mano nazista.

Una vicenda che ancora una volta, se non fosse bastata la legge del 2018 con cui il governo polacco vietava a chiunque di attribuire una responsabilità polacca alle azioni dei nazisti in Polonia durante la Seconda guerra mondiale, dimostra come il conflitto rimane una questione politica viva in Polonia, dove i nazionalisti al potere affermano che gli studi che mostrano la complicità di alcuni polacchi nell’uccisione di ebrei da parte della Germania nazista sono un tentativo di disonorare un paese che ha sofferto immensamente nel conflitto.

Ma la questione non è certo nuovo già in passato, la Polonia aveva protestato con i media di mezzo mondo per l’uso dell’espressione “lager polacco” nell’indicare Auschwitz-Birkenau, minacciando anche azioni legali, preoccupata che questo uso potesse creare “errati codici di memoria storica”, soprattutto tra i giovani.

Ora però con questa nuova sentenza sarà dura poter per i storici polacchi avventurarsi su un terreno di studio ancora da esplorare.