La rivoluzione del wi-fi : Guglielmo Marconi, il genio del regime

Ricorrono 120 anni dallo sviluppo della trasmissione a distanza del grande fisico, che la propaganda mussoliniana sfruttò a suo vantaggio

Marconi lesse e studiò Volta, Morse, Hertz, Hughes, Tesla e molti altri. Erano i fisici che alcuni anni prima di lui avevano ideato e prodotto le comunicazioni telegrafiche ed elettriche, le quali condussero via via a sperimentare ulteriori tecniche di trasmissione senza l’uso dei fili.

Classe 1874, bolognese, uscito dall’istituto tecnico poco più che adolescente, diede luogo ai suoi primi test utilizzando delle semplici pile e sfruttando le onde elettromagnetiche emanate dalle stesse per stabilire un collegamento guidato a distanza. Si servì di un conduttore posto a terra e uno isolato più distante possibile dal suolo (il prototipo dell’antenna), sino ad ottenere una delle primissime forme di segnale wireless. La straordinaria scoperta lo indusse a proseguire il suo lavoro utilizzando dei trasmettitori molto lontani fra loro. Abbandonati gli studi, a vent’anni si ritirò a Montecchio per dedicarsi esclusivamente ai suoi esperimenti, che produssero risultati sempre più soddisfacenti: Marconi sviluppò collegamenti a distanza di diversi Km, mentre alcuni suoi colleghi, con le stesse tecniche, non riuscirono a trasmettere oltre poche decine di metri. In Italia, la decisione di richiedere il brevetto della sua scoperta non ottenne risposta positiva; decise allora di sottoporre il nuovo sistema alle autorità britanniche, le quali – unitamente all’opinione pubblica anglosassone – rimasero invece molto impressionate.

Trasferitosi a Londra, il 2 giugno 1896 ottiene finalmente il brevetto della trasmissione senza fili grazie all’impegno di sir William Henry Preece, ingegnere e al tempo direttore del Post Office, una delle più importanti agenzie postali britanniche. Le prove generali, alla presenza delle più alte cariche di Stato inglesi e della regina Vittoria, hanno luogo a metà 1898 in diverse località britanniche, soprattutto a ridosso della Manica, dove, inviati da un capo all’altro dello stretto, i segnali radio superano ormai i 50 Km di distanza (pochi mesi dopo avrebbero raggiunto i 3.000 Km). E’ il successo.

La popolarità internazionale del fisico emiliano è ai massimi livelli, e le sue ricerche lo portano ad ottenere, nel 1909, il Premio Nobel, che condivide con lo scienziato tedesco Carl Ferdinand Braun. Cinque anni dopo viene nominato senatore a vita del Regno d’Italia. Nel frattempo l’Europa entra in guerra, e Marconi, tornato in patria e arruolatosi come volontario, assolve il compito di ufficiale telegrafista. A seguito della tragedia del conflitto ’14-’18, il quale impone all’Italia – oltre alla faticosissima ricostruzione (non solo materiale) – anche una grave crisi economico-sociale, il fisico bolognese è corteggiato incessantemente dal nascente movimento fascista guidato da Benito Mussolini, che vuole sfruttarne la fama non solo per fini politici, ma soprattutto diplomatici. Di fatto, una volta al potere, il governo fascista offre a Marconi le più alte cariche degli organi statali, tra cui la presidenza del Cnr, che assume dal 1° gennaio 1928. Lo scienziato bolognese aderisce convintamente al Pnf (cosa che rivendica senza pentimenti), il quale si servì dell’enorme potenzialità delle sue scoperte per diffondere, mediante radio, la propaganda di regime presso milioni di cittadini. I titoli onorifici, così come le lauree honoris causa, cadono a pioggia, anche da parte del Vaticano, che lo invita a presiedere lo staff incaricato di dare luogo alla prima trasmissione radiofonica della Santa Sede: il 12 febbraio 1931 viene inaugurata Radio Vaticana, il cui messaggio iniziale (“Qui arcano Dei”), alla presenza del Marconi, è pronunciato da Papa Pio XI.

Il fatto di non aver abiurato la sua simpatia verso il regime fa di Marconi un motivo di orgoglio per il governo fascista, che – come sottolineato da Mussolini in uno dei suoi discorsi – «rappresenta un simbolo di patriottismo e genialità italiche». Il fisico non fa però in tempo a seguire l’evoluzione della crisi internazionale che avrebbe portato drammaticamente al secondo conflitto mondiale, tanto meno il repentino crollo del regime italiano e del suo alleato tedesco : il 19 luglio 1937 viene infatti stroncato da un infarto presso una casa di famiglia in Via Condotti, a Roma. L’avvenimento suscita emozione in tutto il mondo; le radio vengono silenziate in segno di lutto e il duce ordina per lui i funerali di Stato, ai quali partecipano centinaia di migliaia di persone.

Nel tempo, la mitologia di uno dei più grandi fisici italiani è rimasta intatta, e soprattutto – benché i fatti parlino chiaro – sembra essere stata resa esente da qualsiasi etichetta politico-ideologica. In Italia, l’eredità del sistema wireless e il suo utilizzo sul mercato sono stati oggetto di divergenze politiche : al decreto Pisanu del 2006, che ne limitò l’impiego da parte dei soggetti pubblici, sono seguiti i provvedimenti dei ministeri Maroni prima (2010) e Monti poi (2011), autori della liberalizzazione del wi-fi nel campo delle telecomunicazioni.