La scomparsa di Jacques Chirac fa sorgere spontanea una riflessione sull’Europa e sulla politica.
Quanto all’Europa: scompare uno degli ultimi veri “statisti”.

Certo, uno statista prima di tutto e fino in fondo “francese”: ma indubbiamente anche un leader “europeo”, che a pieno titolo si può considerare sul piano di Francois Mitterand o di Helmut Kohl.
Il mondo è cambiato. I meccanismi della leadership sono oggi radicalmente diversi.
Ma ciò non attenua un sapore triste di nostalgia per una stagione nella quale l’Europa sapeva esprimere condottieri non effimeri, artificiosi o semplicemente ripiegati nelle questioni “domestiche”. Erano leader, non meteore mediatiche.

Quanto alla politica: Chirac è stato l’esempio di un centrodestra democratico capace di resistere alla pressione della destra estremista e nazionalista (sovranista, diremmo oggi), senza rincorrerla – perdendosi – sul suo stesso terreno.
Emblematica la sua elezione al secondo turno delle Presidenziali del 2002 – contro Le Pen padre – con l’appoggio di larga parte dell’elettorato di sinistra.
Mutatis mutandis – e parlando di un campo politico che non è il mio – quanto è mancato nell’Italia degli ultimi anni uno come Chirac!