Ieri, nelle pagine culturali di “Repubblica” trovava spazio la recensione di Roberto Esposito del libro di Rita Fulco, Soggettività e potere, edizioni Quodlibet, dedicato al pensiero di Simone Weil. Secondo l’autrice di questo saggio, la Weil fonda i diritti su un dato preesistente, quello degli obblighi. In realtà, si tratta di obblighi verso gli altri, ma anche verso se stessi. L’interpretazione è indubbiamente suggestiva. Sul punto interviene con un breve ma puntuale commento il nostro Davicino.

Bella definizione dei “diritti”. Ma se penso che la stessa parola, “diritti”, nello stesso giornale in prima è utilizzata come occhiello per un titolo d’apertura raccapricciante, l’aborto fai da te, c’è da chiedersi cosa significhi ora a differenza dell’epoca di De Gasperi, un centro che guarda a sinistra. Non perché occorra guardare da altre parti ma perché gli unici “diritti” per cui lotta questa sinistra, con rarissime eccezioni, sono rimasti quelli come aborto, eutanasia, omologazione delle masse a qualsiasi capriccio gradito e comandato dall’élite globalista, anche a scapito della libertà, della giustizia sociale e della democrazia.

Credo non si debba abbassare la guardia sul nichilismo che la sinistra, nelle sue espressioni più rilevanti, esprime, e che da parte nostra ci voglia un supplemento di progettualità a compensazione del divorzio avvenuto tra la sinistra e i ceti lavoratori e popolari.

Il centro-sinistra è stato possibile e fecondo allorquando l’umanesimo e il personalismo cristiano si sono incontrati con lo storicismo delle culture influenzate dal marxismo.
Ora, di nuovo, la sinistra ha smarrito il personalismo, barattandolo con il transumanesimo, per assecondare i suoi nuovi padroni. Va trovata una nuova mediazione, su prospettive come ad es. quella suggerita dalla Laudato Si’, dell’ecologia integrale, se si vuole rilanciare su basi progettuali e non solo di convenienza o di necessità, un nuovo centro-sinistra.