LA SINISTRA SOCIALE, EVOCATIVA DI UNA DC RADICATA NEI CETI POPOLARI, È ALTRO DAI 5 STELLE.

La “sinistra per caso” dei 5 Stelle viene quasi paragonata alla storica “sinistra sociale” di ispirazione cristiana. Ma cosa c’entra la “sinistra sociale” della Dc o del Ppi o della Margherita o anche della prima fase del Pd, con il populismo anti politico dei 5 Stelle?

Lasinistra per caso” dei 5 Stelle viene quasi paragonata alla storica sinistra sociale” di ispirazione cristiana. Ma cosa c’entra la sinistra sociale” della Dc o del Ppi o della Margherita o anche della prima fase del Pd, con il populismo anti politico dei 5 Stelle?

Giorgio Merlo

Da tempo circola una strana tesi. E cioè, la cosiddetta “sinistra per caso” dei 5 Stelle, facendosi interprete di una politica pauperista e assistenzialista, viene quasi quasi paragonata alla storica “sinistra sociale” di ispirazione cristiana che ha caratterizzato e segnato, con la sua presenza e la sua iniziativa politica, il cammino cinquantennale della Democrazia cristiana. No, non c’è alcun confronto, alcun parallelismo, alcuna somiglianza tra quella esperienza della “sinistra sociale” all’interno della Dc, con la “sinistra populista” interpretata dal capo dei 5 Stelle, Giuseppe Conte.

Si tratta, infatti, di due esperienze radicalmente diverse sotto il profilo valoriale, culturale, politico e soprattutto programmatico. Certo, entrambe queste esperienze partono dalla irruzione nel contesto politico italiano della “questione sociale”. Una “questione sociale” che si manifesta sempre in forme diverse e con modalità, come ovvio e scontato, profondamente nuove ed inedite. Ma è indubbio, comunque sia, che per affrontare adeguatamente e con intelligenza la “questione sociale” servono sempre alcuni ingredienti di fondo: cultura politica, sensibilità sociale, cultura di governo e coerenza del progetto politico. Ora, è di tutta evidenza che su questo tema si qualifica una componente politica, una corrente culturale e, soprattutto, il progetto politico di un partito. Ed è proprio su questo versante che si misura la serietà, la coerenza e la credibilità di un progetto politico rispetto alla sola improvvisazione, alla più bieca strumentalizzazione e ad una spinta puramente populista e marcatamente qualunquista. E questo al di là e al di fuori dell’ultima polemica – un po’ troppo moralistica – sulle vacanze dorate del leader dei 5 stelle a Cortina dopo aver recitato la solita litania sulla povertà e la crescente disuguaglianza sociale nel nostro paese.

Certo, i tempi cambiano rapidamente e le stessi fasi politiche si susseguono altrettanto frettolosamente. Ma non si può confondere un partito che cavalca in modo spregiudicato un fortissimo disagio sociale – e anche di natura personale – con misure puramente assistenziali se non addirittura pauperiste con le esperienze politiche che fanno proprio dell’istanza sociale il perno attorno alla quale si affina e si consolida un progetto politico e di governo. Basti pensare, per fare un solo riferimento storico, cosa dicevano al riguardo proprio uomini come Carlo Donat- Cattin e Franco Marini – leader indiscussi della “sinistra sociale” di ispirazione cristiana – sull’importanza dell’istanza sociale nella concreta dialettica politica e parlamentare. Era infatti loro ferma convinzione far sì che il dato politico nuovo doveva sempre consistere nel dare alla politica sociale un ruolo non più subalterno, ma primario per la vita dello Stato, anche nella sua espressione politico ed amministrativa. Insomma, per uomini come Donat-Cattin e Marini l’istanza sociale doveva farsi Stato. Trovare, cioè, piena ed irreversibile cittadinanza ad ogni livello dell’organizzazione amministrativa e della gestione della cosa pubblica. Certo, parliamo anche di leader politici e statisti che capivano ed interpretavano la “questione sociale” perchè avevano vissuto per molti anni quei luoghi di lavoro, conoscevano per esperienza diretta e per curriculum le istanze e le domande di quei ceti sociali e, soprattutto, frequentavano non saltuariamente quelle realtà popolari.

Ecco perché confondere la “sinistra sociale” di ispirazione cristiana che abbiamo conosciuto nel nostro paese con chi, per fare un solo esempio concreto, vuole imporre per legge il reddito di cittadinanza a chi non lavora o a chi non ha intenzione di cercarsi un posto di lavoro resta sostanzialmente un mistero. Fermo restando, come ovvio e persin scontato, che chi non può lavorare per svariate motivazioni va aiutato e sostenuto per tutta la sua vita. Ma, detto con altre parole, cosa centra la “sinistra sociale” della Dc o del Ppi o della Margherita o della prima fase del Pd con il populismo anti politico, demagogico e qualunquista dei 5 Stelle è un fatto del tutto fantasioso.

Per questi motivi, semplici ma essenziali, è sempre consigliabile non confondere le categorie politiche, i progetti politici, le culture politiche storiche con banali improvvisazioni e con grottesche strumentalizzazioni. Una osservazione utile anche per rinnovare la politica e rilanciare il suo ruolo e la sua funzione nella società contemporanea ancora, e purtroppo, segnata dal populismo e dal qualunquismo anti politico.