La suggestione del partito cattolico attinge forza dal disagio dell’elettorato.

Un elettore su quattro gradirebbe la nascita di un partito cattolico. Che significa? La laicità è un principio che dal Concilio in avanti permea l’azione “in temporalibus” del cristiano. Dietro questa istanza identitaria si scorge l’insofferenza verso la politica attuale.

Un recente sondaggio ha evidenziato che il 24 per cento degli intervistati saluterebbe con favore la nascita di un “partito cattolico”. Risposta sorprendente, sia perché i numeri sono di per sé sorprendenti – uno su quattro accarezza questa ipotesi – e sia perché di “partito cattolico” non ha parlato mai nessuno di quelli che fecero la storia dell’Italia nel lungo cinquantennio di egemonia democristiana. In realtà non ne parlava nemmeno Sturzo un secolo fa quando mise in piedi un partito a base cattolica. La laicità era un principio, anzi lo è oggi più di ieri in virtù degli indirizzi pastorali del Concilio Vaticano II, che permea l’azione “in temporalibus” del cristiano.

Allora verrebbe da dire che un sussulto d’integralismo sia in procinto di scuotere il corpaccione dell’elettorato. Ma è questa la lettura che si deve fare del sondaggio? Siamo cioè di fronte a una riscossa identitaria che il sismografo della politica fatica a registrare? A prima vista sembrebbe di sì, ma ad uno sguardo più attento la realtà potrebbe apparire più complessa. E sicuramente lo è, secondo logica e intuito, dal momento che dietro questo ingaggio nel potenziale fronte cattolico potremmo anche trovare gli elettori già accasati, magari con disagio, in formazioni politiche da cui all’atto pratico faticherebbero ad uscire. Un’aspirazione astratta non si traduce necessariamente in una soluzione alternativa.

È però significativo che uno stato d’animo, ancorché confuso nella complessità del reale e astretto nell’ambito di una suggestione a rischio d’infecondità, metta fuori gioco il dogmatismo della politica corrente. Vuol dire, in buona sostanza, che l’Italia non si racconta con la sintassi delle semplificazioni, nel cui nocciolo duro troviamo la contrapposizione eretta a sistema tra la destra e la sinistra, senza spazi intermedi (e guai pertanto a nominare il centro!). Ecco, se ciò crea disagio o insofferenza – non episodicamente – magari in un quadro d’incomprensione per un certo substrato culturale, si può anche immaginare che spunti inaspettato un moto identitario. 

Dunque, non bisogna chiedersi se il “partito cattolico” è dietro l’angolo, ma quale forza determina l’emergere di tale prospettiva. Capire la causa di questa novità, certo non di secondaria importanza, aiuta perlomeno a scansare equivoci e travisamenti. Qualcosa si muove nel profondo, vale la pena osservarlo e valutarlo, con intelligenza.