L’intento espresso da Lucio D’Ubaldo, nell’articolo pubblicato ieri (https://ildomaniditalia.eu/se-il-centro-moderato-organizza-largine-anti-salvini/), di sottolineare e incoraggiare un processo politico nella componente ex democristiana del centrodestra, è senz’altro condivisibile. Senz’altro è auspicabile che alla fine si allarghi, nelle forze di centro, questo argine a Salvini nei palazzi della politica.

Ma l’argine reale a Salvini implica il cambio deciso delle politiche economiche. Questo purtroppo non sta avvenendo con l’attuale governo. Nulla infatti ha sinora ottenuto dall’Ue, se non un platonico riconoscimento di amicizia. E il semplice abbassamento dello spread, senza terapia d’urto fiscale, un grande piano di investimenti in deficit per lavoro, sviluppo sostenibile e coesione sociale, non genera la ripresa dei consumi e della crescita.

Questo immobilismo del Conte bis sul piano economico farà stravincere Salvini. Unito al fatto che il governo giallorosso manifesta nel contempo un clamoroso deficit di europeismo. Perché se fosse pro Europa, mentre impronta la propria manovra economica all’austerità che disintegra l’Ue, assumerebbe nel contempo una forte iniziativa nelle sedi comunitarie per la condivisione del debito e per un grande piano europeo per lo sviluppo sostenibile (come anche Enrico Giovannini, che molto più degnamente avrebbe potuto presiedere questo governo, propone di fare in un articolo oggi su La Stampa).

Ormai è chiaro che la situazione del Paese si sta avvitando su se stessa e che sempre più Salvini, e pure la Meloni, stanno suscitando attese che una volta al governo non saranno in grado di realizzare. E dalla conseguente delusione dell’elettorato non è detto che usciranno cose del tutto compatibili con la democrazia oppure con l’unità nazionale. Soprattutto a quelle cose bisognerebbe pensare di fare argine, prima che sia troppo tardi.