L’attacco alla Raggi sprofonda nell’ambiguità. L’errore del PD sulla richiesta di dimissioni

Un conto è denunciare i limiti della Giunta Raggi, altro è cavalcare l’onda di sdegno per una intercettazione equivoca o equivocabile.

Un conto è denunciare i limiti della Giunta Raggi, altro è cavalcare l’onda di sdegno per una intercettazione equivoca o equivocabile. Che il socio di maggioranza, ovvero il Comune di Roma, chieda di correggere il bilancio non è un “reato politico”. È l’assemblea ad approvare il bilancio, ed essa coincide con il socio unico, quindi con il Campidoglio. Vietare al Sindaco d’interloquire con gli amministratori dell’AMA, posseduta al 100 per 100 dal Comune, è qualcosa che sfiora l’assurdo.

La Raggi, come si legge nel post qui riportato integralmente, dichiara di essersi mossa nell’interesse della città. Il problema è che finora non si è visto alcun risultato apprezzabile sul fronte della pulizia delle strade romane. Sul piano dell’azione amministrativa i rilievi sono tanti e gravi, dal momento che l’immobilismo in materia ambientale rappresenta un macigno sulla efficienza della gestione grillina. Dopo tre anni non si ha notizia di quale debba essere il sito per la cosiddetta discarica di servizio, sicché i rifiuti continuano a viaggiare (a costi elevati) fuori città e fuori regione.

La disamina delle disfunzioni, non solo nell’ambito di pulizia e decoro urbano, induce a rafforzare i motivi dell’opposizione a questa esperienza fallimentare dei Cinque Stelle. Ciò non toglie che le accuse della Lega – al governo con il partito della Raggi – appaiano fuor di misura, per qualche verso implausibili. Non si può mutare radicalmente logica passando da Palazzo Chigi a Palazzo Senatorio, facendo sì che a distanza di un chilometro appena l’alleanza di governo si capovolga in feroce dialettica di forze antagoniste, senza il minimo ritegno. L’ambiguità è totale. Anche un bambino capisce che siamo di fronte a un gioco di ritorsioni, perché se il Vice Premier Di Maio chiede lo sfratto per un sottosegretario leghista, il Vice Premier Salvini passa al contrattacco e chiede la testa della “First citizen”  della Capitale.

Ora, se il Pd non avverte il pericolo che nasce da questa torbida concatenazione politica, fatalmente decade a forza di complemento del plebeismo imperante. Invocare le dimissioni della Raggi, in aperta sintonia con tutta la destra, è una risposta facile ma sbagliata: l’opinione pubblica, almeno quella che si presenta immune dal morbo del moralismo inconsulto e della irrazionalità, si attenderebbe prioritariamente l’impegno coscienzioso e limpido a ricondurre nelle istituzioni (anzitutto nel Consiglio comunale) il confronto sul merito delle questioni. Si può fare con durezza e nondimeno con serietà. Invece fare gazzarra, al pari dell’armata irregolare dei salviniani, non aiuta a posizionare il Pd sul terreno di una vera opposizione, credibile e responsabile. In questo modo si alimenta, anche senza volerlo, il degrado della vita democratica e civile.

Fino a quando? E soprattutto, fino a quando si pensa di poterne trarre vantaggio?

IL POST DELLA RAGGI

Molto rumore per nulla. Indagano il governatore dell’Umbria Catiuscia Marini per concorsi truccati nella sanità; il sottosegretario della Lega Armando Siri per una presunta tangente di 30mila euro tra Sicilia e Liguria; il segretario del Pd e Governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, per finanziamento illecito…ma parlano di me.

Parlano di audio rubati in cui dico quello che direbbe qualsiasi altro cittadino di Roma: me la prendo duramente con l’ex amministratore delegato dell’Ama perché ci sono i rifiuti in strada e non lo posso accettare.

Uso parolacce ma non me ne vergogno perché sono incazzata quando vedo chi pensa a prendere i premi aziendali piuttosto che a pulire la città. Perché questo è quello che si ascolta in quegli audio.

Nessuna pressione ma solo tanta rabbia per chi non ha fatto bene il lavoro per il quale era pagato. Si pretendeva che approvassi un bilancio con il quale i dirigenti di Ama avrebbero avuto centinaia migliaia di euro in più.

I vertici del Campidoglio – il ragioniere generale, segretario generale, il direttore generale, l’assessore al bilancio, i dipartimenti competenti – hanno bocciato la proposta dell’ex ad Bagnacani. Ed io e la mia Giunta abbiamo votato contro come avrebbe fatto qualsiasi romano.

Addirittura si ipotizzava che aumentassi ancora la tassa dei rifiuti, mentre in azienda sarebbero continuati ad arrivare i premi a pioggia. Mi sono ribellata e non me ne pento. Continuano a gettare fango su di me ma io ho le spalle grosse e continuerò a difendere la mia città e i miei concittadini.

[dal profilo facebook del Sindaco]