Lavoratori fragili, finite le tutele iniziano i rischi veri. Anche per il governo?

Le tutele sanitarie sono scadute il 30 giugno ma non ancora rinnovate. Gli emendamenti per prorogarle sono stati respinti. Solo una Nota informale della Funzione Pubblica, richiama disposizioni ampiamente superate delle leggi successive. Basterebbe prorogare l’art. 10 come 1/bis e 1/ter della legge 52/2022…per avere la garanzia di un “ombrello giuridico e sanitario”. Incredibile davvero il silenzio dei Ministri competenti. Il Prof. Walter Ricciardi (Consulente di Speranza) ha previsto un autunno seriamente critico per anziani e fragili. Non ascoltarlo e non pensarci prima è da incoscienti.

Dal 1° luglio i lavoratori fragili sono privi di tutele sanitarie e il merito di questo vulnus se lo dividono Parlamento e Governo. Ieri, 30 giugno, sono infatti scadute quelle previgenti, rinnovate con legge 52 del 19/5/2022- art. 10 comma 1/bis e 1/ter che a sua volta confermava quelle sancite con il DL 17/3/2020 n.° 18 – art. 26, commi 2 e 2/bis. 

Sono riferimenti normativi che abbiamo ripetuto decine di volte per sollecitare gli organi legislativi ed esecutivi a por mano a due carenze: la mancata retrodatazione delle tutele a decorrere dal 1° aprile u.s. (e non dalla data successiva alla pubblicazione sulla GU della citata legge 52/2022, cioè dal 24/5 us.) e la necessità di proroga delle tutele medesime dopo la scadenza del 30 giugno.

Né una né l’altra delle due carenze sono state colmate, nel silenzio assordante dei Sindacati della triplice ad eccezione di Consal, questo nonostante gli emendamenti depositati a al Senato al DL 36/2022 e alla Camera con l’odg dell’On.le Massimiliano De Toma, che ne ha fatto una questione di civiltà giuridica e di assunzione di responsabilità ma che il Governo ha accolto, per mezzo del Sottosegretario Sasso (Lega) con il vergognoso “impegna a valutare l’opportunità di”, come se la tutela della salute dei più fragili fosse una questione su cui valutare l’opportunità di agire o meno. 

La risposta alle battaglie parlamentari portate avanti dai banchi dell’opposizione con De Toma (FDI) ma anche dalla maggioranza con Dall’Osso (FI) trovano risposta nella risibile nota pubblicata nel pomeriggio del 30 giugno dal Ministero della Funzione Pubblica (https://www.funzionepubblica.gov.it/articolo/ministro/30-06-2022/sicurezza-anti-covid-e-lavoratori-fragili-i-chiarimenti-della-funzione) sulla quale esprimiamo appunto riserve più che giustificate. 

Con questa nota il Governo ci conferma, ma lo conferma alle migliaia di lavoratori fragili e alle loro famiglie che sono in sintesi Cittadini ed Elettori, che ha preso un granchio e – se la risposta agli appelli accorati giunti da più parti, anche a mezzo stampa – è questa, ne esce davvero male, l’immagine, non del singolo Ministro ma dell’intero Governo che sul punto è prossima ad un ponziopilatesco disinteresse. 

La questione dei lavoratori fragili – infatti – richiede una proroga legislativa, non un atto – per quanto autorevole – ma di mera, discrezionale interpretazione la cui applicazione resta nel limbo delle buone intenzioni. Fa specie che sia sfuggito all’Esecutivo che una legge in scadenza si rinnova solo con un’altra legge, o intanto con un D.L. da convertire in sede parlamentare.  (siamo all’ABC del diritto!)  In due anni di pandemia è sempre stato così, pur tra alti e bassi, dimenticanze, ritardi, retrodatazioni sancite e altre mancate. 

Fa specie inoltre che di fronte ad una materia così delicata – come la tutela della salute dei lavoratori fragili, in una situazione incrementale di diffusione del Covid che sta per diventare esplosiva, tanto da indurre il Prof. Walter Ricciardi a prevedere un autunno terribile di contagi e decessi tra le persone anziane e quelle fragili in quanto affette da patologie che le sovraespongono al rischio di contrarre il virus, il Governo non corra subito ai ripari. Il Prof Ricciardi è Consulente del Ministro della Salute Roberto Speranza: che lui parli dall’alto della Sua autorevolezza scientifica e non sia ascoltato dal Ministero a cui presta consulenza è un fatto anomalo, singolare e grave. Anzi gravissimo. 

L’agenda politica è infarcita di provvedimenti tampone, una serie crescente di bonus a perdere che non risolvono le povertà emergenti, impegnata a rinnovare il reddito di cittadinanza e il contratto dei navigator, soggetti pagati senza lavorare, oppure nei pettegolezzi sulle diatribe e le primazie dei vari leader o aspiranti e sedicenti tali.

In giorni e giorni di dibattito parlamentare sul tema dei lavoratori fragili non abbiamo ascoltato una parola di impegno da parte dei Ministri più interessati, tra tutte la Ministra per la Disabilità, Erika Stefani (Lega) il cui silenzio assordante sul tema è stato assoluto. 

Così alla scadenza della doppia tutela vigente fino a ieri per i lavoratori fragili (il lavoro agile e l’equiparazione della malattia al ricovero ospedaliero, codice nosologico V07) nessuna voce del Governo si è alzata a tacitare le ansie legittime degli interessati ne’ tantomeno per impegnarsi a dare la garanzia di una reiterazione delle tutele medesime, in una situazione in cui Covid e Omicron nelle loro varianti ricominciano a correre, anzi galoppano con punte vicine al 30% di positività, noi , ma forse non solo noi, non riusciamo a capacitarci di tanto colpevole silenzio. E chiediamo al Parlamento di chiamare il Governo in Aula a riferire sull’accaduto.

La nota della Funzione Pubblica non basta, ma non solo: non può integrare una previsione legislativa scaduta richiamando precedenti circolari che peraltro rappresentano una mera indicazione che , tra l’altro, non supera il disposto del DM 8/10/2021 che stabilisce all’art. 1 comma 3 , lettera b), “l’amministrazione deve garantire un’adeguata  rotazione del personale che può prestare lavoro in modalità agile, dovendo essere prevalente, per ciascun lavoratore, l’esecuzione della prestazione in presenza”; tenuto conto poi che nel pubblico impiego lo smart working non può essere 5 giorni su 5, e che dunque la chiusura della nota (si ribadisce della NOTA!) ministeriale con quel “anche derogando, ancorché temporaneamente, al criterio della prevalenza dello svolgimento della prestazione lavorativa in presenza” appare fuorviante se non foriera di porre fuori legge l’operato di chi dovesse autorizzare lo smart working senza rientro in ufficio del lavoratore.  

In questo modo non si risolve nulla e si rinvia – ancora una volta – il problema. 

Eppure nel frattempo il Ministero della salute con DM del 4/2/2022 aveva stilato un elenco delle patologie riconosciute come “fragili”. A cosa serve questa tabella ministeriale delle condizioni di fragilità se non viene applicata?  Ora tace – lo stesso Ministero della Salute e con esso quelli del Lavoro e delle Disabilità – su come tutelare di fronte all’ondata montante dei contagi gli stessi lavoratori a cui le patologie e la condizione di fragilità sono state riconosciute a livello di Decreto Ministeriale e vengono certificate dagli organi sanitari preposti.

La risposta data con la nota della Funzione Pubblica elude poi, totalmente – proprio non ne fa menzione – la situazione di coloro che, in quanto lavoratori fragili, non potendo essere posti in smart working perdono, con la decorrenza del termine come prorogato al 30 giugno dall’art. 10 coma 1-bis del dl 24/2022, l’equiparazione del periodo di assenza dal lavoro al ricovero ospedaliero. Dovendo attingere così – per evitare il rischio di contagio – al cosiddetto “comporto contrattuale” o nella peggiore ipotesi alle ferie. 

Non sanno o non ricordano forse i Signori Ministri che un malato di tumore deve sottoporsi a cicli di chemioterapie? Che un immunodepresso assume farmaci salvavita che lo debilitano? Che costoro sono incommensurabilmente più esposti al rischio di contagio? Che ci sono mestieri e professioni che non sono convertibili nel lavoro agile? Inoltre pare assai poco etico per il Governo scaricare ogni decisione sulla dirigenza degli uffici pubblici, chiamata così ad assumersi grandi responsabilità con il conseguente rischio per il singolo dirigente, in caso di errore di valutazione circa la concessione o meno al proprio dipendente lavoratore fragile dello Smart Working, di vedersi poi chiamato in giudizio per il risarcimento del danno se il lavoratore fragile a cui non avesse riconosciuto lo smart working o questo dovesse essere negato dal medico chiamato ad esercitare la sorveglianza sanitaria valida sino al 31 luglio, dovesse ammalarsi o peggio.

Per contro il demansionamento o la destinazione ad altra funzione per poter giustificare la conversione dell’attività da “in presenza” a “in smart working”, al di là dei controlli sulla legittimità o meno di tale cambiamento, potrebbe avere “altri” risvolti sulla vita del lavoratore che poi potrebbe addebitarli al dirigente di turno. E come potrebbe mai un datore di lavoro di fronte ad un certificato che attesta la condizione di fragilità e inidoneità all’impiego di un suo dipendente fragile, assumersi la responsabilità di decidere? “Tu vai in lavoro agile”, “tu resta a casa ma prenditi malattia, attingendo dal congedo contrattuale” che ad un certo punto riduce, dimezza o annulla il trattamento stipendiale? 

Come è possibile che un Ministro della Funzione Pubblica attribuisca al dirigente/datore di lavoro competenze e responsabilità di valutazione, discernimento e decisione di tipo medico –sanitario? Troviamo scandaloso che il Governo non abbia preso in considerazione la data di scadenza di una legge dello Stato che tutela le persone fragili e che nulla abbia finora proposto, se non una mera nota che tuttavia, si ripete, resta una nota, non un atto avente valore di legge. Considerata la situazione come descritta riteniamo che l’unica soluzione ragionevole e di garanzia (anche in chiave di autotutela per la P.A.) sia quella di prorogare le due tutele richiamate in esordio di questo articolo, fino al 31 dicembre 2022, in modo da normare in via legislativa le fattispecie prevedibili.

Se l’autunno sarà difficile e pericoloso per il ritorno e il rialzo dei contagi non si può far finta di non sapere che ciò è stato previsto dalla scienza. Ogni dilazione o omissione di decisione sarebbe foriera di problemi e contenziosi, ma soprattutto esporrebbe i lavoratori fragili ad un rischio che va assolutamente evitato.