Le nostre città da curare: contro la “desertificazione” serve rafforzare la cultura di prossimità.

Il rischio è che il nostro Paese finisca per perdere una delle sue filiere produttive e identitarie più importanti e cospicue. Per evitarlo bisognerebbe presentare un piano nazionale di organizzazione del consumo culturale e di finanziamento della sua attività produttiva e di tutela e conservazione del patrimonio.

Gabriele Papini

Sul Corriere della Sera Walter Veltroni è tornato sul tema della desertificazione delle nostre città dovutaalla chiusura di numerose attività commerciali. Secondo un rapporto di Confcommercio, negli ultimi due anni in Italia hanno chiuso i battenti circa 100 mila negozi, diminuendo di circa il 20% ogni mille abitanti. Molti degli esercizi che hanno abbassato la saracinesca nell’ultimo biennio sono edicole, librerie, cinema e teatri. Nel contempo, è aumentato il numero delle farmacie e dei centri di computer e telefonia. Per la serie, più cellulari e anti depressivi per tutti. Un bel problema, anzitutto per i consumi culturali dei cittadini.

La cultura vive infatti del rapporto – unico e originale – che si crea tra chi produce e chi consuma. Un quadro visto sullo schermo del PC, uno spettacolo teatrale fruito in tv, un concerto per pianoforte ascoltato su Youtube: tutto utile, ma anche abbastanza freddo. Il lavoro culturale ha invece bisogno del calore della fruizione collettiva. Per questo motivo bisogna difenderne – oggi più che mai – il valore e i luoghi di aggregazione culturale. E naturalmente non si può chiedere solo ai sindaci e agli amministratori locali di affrontare queste sfide.

Nel 1941, l’anno dell’entrata in guerra degli Stati Uniti, il Presidente Roosevelt registrò una delle sue conversazioni radiofoniche dedicandola al cinema e al suo valore economico, sociale e civile. E nell’ambito del New Deal la cultura rappresentò un pilastro importante della ripresa americana. Di recente, il Presidente Macron ha presentato un importante progetto organico sul rilancio della cultura francese articolato attraverso misure di sostegno e interventi strutturali. Una sorta di Recovery Plan della cultura, destinato a sostenere l’arte, il teatro, il cinema, le orchestre, i musei, le biblioteche, con incentivi fiscali, sostegni materiali, una rete di sicurezza sociale per i lavoratori che hanno perso il posto di lavoro a causa della pandemia. In Italia, un rischio concreto è che i fondi del PNRR – stando così le cose – possano andare ad abundantiam alle grandi installazioni e ai grandi musei (il direttore degli Uffizi gareggia con il Ministro della Cultura per numero di ospitate televisive) mentre le istituzioni culturali, i piccoli musei e le piccole biblioteche possano ricevere solo una sorta di “obolo” dai fondi europei. 

Come già ricordato sul “Domani d’Italia”, il rischio è che il nostro Paese finisca per perdere una delle sue filiere produttive e identitarie più importanti e cospicue. Per evitarlo bisognerebbe presentare – in tempi ragionevoli – un piano nazionale di organizzazione del consumo culturale e di finanziamento della sua attività produttiva e di tutela e conservazione del patrimonio. Bisognerebbe anche esercitare una sorta di moral suasion nei confronti delle grandi piattaforme digitali, affinché possano restituire il favore alla comunità sostenendo finanziariamente una produzione culturale “di prossimità”. Senza la sua fiorente produzione culturale, infatti, l’Italia non sarebbe più il Belpaese. La cultura è pensiero critico, liberta e ricchezza della nazione.

Il futuro che ci attende – in assenza di correttivi – è una progressiva desertificazione delle nostre città e del relativo patrimonio culturale. O ci si rende conto che siamo sull’orlo di un precipizio e che migliaia di persone rischiano di restare ai margini, oppure non avremo più una “industria culturale” domestica e i centri storici delle nostre città saranno uguali e anonimi, alla mercé dei minimarket. Tertium non datur. Tutti lo sanno, eppure sembra prevalere la rassegnazione e la rinuncia. Dovremmo cercare di impedirlo.