Stiamo vivendo una fase politica di destrutturazione  dello Stato liberale, a favore di uno stato privo di ogni orientamento progettuale, ma impostato solo sul disfacimento per modificarlo in uno stato diverso e sicuramente peggiore di quello attuale.

La Democrazia corre il rischio di essere travolta, senza che ci sia, allo stato attuale, una corrente di pensiero che ponga fine a questo modo di porre le questioni, con accento populista e sovranista, che propongono la fine della Democrazia per fare nascere un sistema a pieno regime oligarchico.

Stiamo attraversando un periodo buio delle nostre istituzioni, ma la cosa che maggiormente  ci preoccupa è che nessuna delle forze politiche proponga una corretta analisi del problema, dunque, una soluzione concreta delle vicende, ove a maggior ragione la Questione Meridionale, viene addirittura pensata come una palla al piede per un organico sviluppo del Paese.

E’ inverosimile ed opinabile, tutto questo, perché espone il Paese ad un rischio grave di non ritorno, che riuscirebbe a complicare la vita ancora di più a tutti proprio per la sua mancata attuazione di una fase di sviluppo e di ripresa economica, che dovrebbe porre il Paese ad un miglioramento delle condizioni economiche.

Le vicende che ci occupano, vanno ricercate nella storia del Paese, che in modo chiaro hanno attraversato il nostro passato, ma che impongono alle forze politiche una nuova fase della politica  che in prospettiva deve essere presa in seria considerazione per capire le nuove esigenze del Paese e la soluzione ai vari problemi che lo stanno interessando.

La fase politica che oggi stiamo vivendo, nasce con la disgregazione dei partiti tradizionali, che per effetto di tanta cause e concause, ne hanno determinato la loro fine.  Con la fine dei partiti storici, si apre un nuovo periodo che è stato supportato da una legge elettorale maggioritaria, la quale  ha influito negativamente sullo sviluppo del Paese, perché le divergenze politiche sono emerse proprio da una forte disgregazione sociale e politica, risalente al sistema pre-unitario, che ha portato il Paese in una maggiore divisione, addirittura con la nascita di nuove formazioni politiche, che sono state rette a titolo personale.

La legge maggioritaria è fortemente opinabile, nel nostro paese, proprio per queste ragioni, poiché non vi è  una cultura omogenea  nel pensare del Paese, dunque, rimane diviso e non riesce ad  aggregarsi in due soli partiti, è stato un grave errore pensare di volere uniformare con la legge elettorale gli elettori a due grandi partiti, infatti il paese non si è affatto uniformato ai due schieramenti, ma si è frazionato in modo ancora più evidente, in pratica è successo l’atomizzazione delle forze politiche.

Siamo convinti che il sistema elettorale, debba ritornare al proporzionale puro, con una certa aliquota di sbarramento, per permettere agli elettori di scegliere i loro rappresentanti. Questo permetterebbe alle forze politiche una propria rappresentanza, e i cittadini sarebbero tutti rappresentati in Parlamento, mentre con il maggioritario, chi perde non viene rappresentato.

Sturzo sul sistema elettorale proporzionale si era espresso favorevole, sistema elettorale poi adottato in Italia, che ha contribuito a portare il Paese tra i maggiori  Stati  industriali, anche perché  fu guidato da un grande partito come la D.C.

Occorre soffermarci su alcuni punti, che si ritengono fondamentali per lo sviluppo della democrazia.

Ancora prima di noi Sturzo aveva espresso alcune idee su questi argomenti, che ci deve porre ad una attenta riflessione ad ognuno di noi.

L’evoluzione democratica del Paese, al tempo di Sturzo era ancora bloccata, perché la partecipazione alla vita pubblica era ancora molto limitata. In effetti vi era tutta l’organizzazione dello Stato centralizzata; i parlamentari erano ancora sottomessi dalle riforme che erano state attuate da Depretis a Giolitti, e lo stesso Sturzo considerava tutto ciò come risvolto della cultura germanica di quel tempo, cioè una cultura statocentrica, quella di avere posto il concetto di  Stato-persona, modello introdotto in Italia dalla  Scuola giuridica nazionale di Vittorio Emanuele Orlando, per il quale dallo Stato a sistema piramidale, discendeva tutto l’ordinamento giuridico, al quale si uniformava tutto l’ordinamento sociale. Lo stesso Sturzo evidenziò la libertà negativa dello Stato liberale, proprio per l’intromissione della Stato negli interessi individuali. Egli evidenziò che “ il liberalismo sorse dalla concezione negativa della libertà, ma ha negato la giustizia”, cioè il bene comune come carattere distintivo del sistema democratico.

Dalla negazione della giustizia operata dai liberali, si andò delineando un socialismo che si poneva come un monopolio politico sulle masse contadine ed operaie. Sturzo già a quell’epoca evidenziò che anche il socialismo, pur avendo idee diverse dal liberalismo, si fondava su una ideologia statalista, che affidava allo Stato di salvaguardare  i principi di uguaglianza e di  giustizia. Nel liberalismo nel primo politico lo stato diventa il primo etico; nel socialismo il primo economico, stato proletario, diventa il primo etico; nell’uno e nell’altro caso lo stato diventa il tutto.

Le riflessioni di Sturzo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento,era ancora conflittuale, tra lo statocentrismo (liberale e socialista), e quello sociocentrismo cattolico, per cui si veniva a trovare nella impossibilità di trovare una soluzione a queste visioni di correnti di pensiero. Sturzo ispiratosi alle idee del Rosmini, riformulava il concetto di società che non era statico, ma dinamico, dati tutti i rapporti interpersonali, per cui Sturzo formulò l’idea che lo Stato era una particolare forma sociale, cioè lo Stato non crea un ordine ex-nihilo, ma lo Stato riconosce un ordine etico-sociale, che gli  uomini  liberamente si sono creati.

Appare evidente che sia nell’uno che nell’altro caso, (liberalismo e socialismo),  siamo nell’Impossibile attuazione della concezione democratica.

Alla luce di queste profonde riflessioni di Don Luigi Sturzo, ci siamo chiesti come mai nella fase attuale, non si possa pensare di porre in seria riflessione le attuali questioni che sono fondamentali per lo sviluppo del Paese, con uno sguardo rivolto  alla classe dirigente, che formano i partiti attuali. La riflessione a cui siamo stati portati, ha evidenziato una carenza di soggetti capaci di svolgere  con capacità lo sviluppo della politica in senso positivo, perché la mancanza dei partiti tradizionali,ha portato a fare emergere solo i gruppi di potere, con evidente allontanarsi di molte persone, che anche se animate dalla passione politica, sono stati messi in disparte, proprio perché intralciavano lo svolgimento di questi propositi ai gruppi di potere.

Nel corso di questa fase politica, i gruppi di potere che si erano inseriti all’interno delle varie formazioni politiche hanno determinato, una profonda cristallizzazione delle posizioni di potere e un certo malumore nell’elettorato. Si è venuta a creare solo confusione, corruzione e disfunzione degli organi istituzionali, a  questo malcontento hanno fatto ricorso due forze politiche, nate sull’onda della contestazione, da una parte i sovranisti e dall’altra parte i populisti, che hanno evidenziato con due movimenti le deficienze della stato creando due forze politiche che hanno acuito le diversità del paese.

Alla luce di queste divergenze politiche e del fatto che ormai mancano i partiti tradizionali, si è  pensato di formare il M.P.F.E., ( Movimento Popolare Federalista Europeo), per avere un punto di riferimento certo sul quale contare, vista la confusione che si è venuta a creare, lontano dai centri di potere.

Questo soggetto politico, affonda le sue radici nel popolarismo di Sturzo, nella visione del federalismo,  inteso come decentramento amministrativo, nella Dottrina sociale della Chiesa, dove il bene comune è principio basilare della democrazia.

Considerando l’attuale fase della politica, si evidenzia una costante incapacità della gestione della cosa pubblica, con una disfunzione delle  varie istituzioni, che hanno determinato un caos profondo ed uno scoraggiamento dei cittadini verso le stesse istituzioni, che ha avuto come riflesso l’astensione nelle competizioni elettorali. Oggi l’astensione dell’elettorato è di circa il cinquanta per cento, proprio per la inconsistenza della politica a risolvere i problemi della società, oltre al fatto che l’Italia ha un grave debito pubblico,che condiziona tutte le scelte di sviluppo del nostro paese.

In questi ultimi anni  la politica ha apportato alcune  modifiche alle istituzioni, operando in modo di accentrare in maniera più evidente, per poterle meglio gestire come controllo di potere, e cercando di attuare quella forma di Stato che abbiamo detto prima con la verticalizzazione piramidale, in sostanza si sta cercando di creare lo Stato etico di vecchia concezione dove tutto viene considerato accentrato. E’ tutto l’opposto della concezione dello Stato che hanno avuto prima Sturzo, poi De Gasperi e Moro, nella gestione degli Enti autarchici.

La questione, dunque, che emerge è quella di uno Stato in piena decadenza, dove la corruzione, la criminalità, gode di questa posizione infelice della gestione  della varia istituzioni.

La confusione è aumentata anche perché alcune forze politiche, nella fattispecie il M5S, fa la  propaganda alla democrazia diretta, al solo fine di rovesciare le istituzioni. La democrazia diretta è una falsa democrazia, che va nella direzione della postdemocrazia,dunque, verso una oligarchia con deriva autoritaria e statalista.

Il M.P.F.E. si prefigge, quindi, di operare per cercare di correggere questa visione statocentrica della Stato, e di contribuire secondo la visione della democrazia e del decentramento ad una maggiore applicazioni delle funzioni istituzionali.

Per certi aspetti siamo in un periodo storico, che in via analogica, può essere paragonato al periodo storico sopra richiamato, perché a sinistra vi è una forza politica populista  che preferisce lo statalismo, ed a destra vi sono forze politiche sovranisti che preferiscono lo statalismo, questo succede perché manca un riferimento politico espressione del cattolicesimo politico, con le tutele della dignità della persone, basato sulla dottrina sociale della chiesa, con chiara vocazione aconfessionale, popolare e interclassista, che abbia come riferimento il bene comune che costituisce un principio basilare della democrazia.

Il M.P.F.E., va inquadrato nella visione Europea, voluta dai padri fondatori, dove viene auspicata la realizzazione dell’Europa come Stati Uniti d’Europa, in modo da potere avere maggiore incidenza nelle decisioni politiche oggi dominate dalla globalizzazione, per cui pensare di volere uscire dall’Europa è solo una utopia e quindi non  è  realizzabile.

L’appartenenza dell’Italia alla NATO non è messa in discussione, come fanno alcune componenti politiche, perché non esistono queste previsioni né vi è la possibilità di poterle attuare.

Siamo consapevoli che potrebbero cambiare alcuni trattati all’interno dell’Europa, per migliorare le condizioni di vita europea e dei singoli stati, creando investimenti per potere uguagliare le diversità dei territori, in questa ottica la Questione Meridionale, va risolta con un forte investimento che possa rendere più basso il divario tra nord e sud.

In quello che si è detto, siamo consapevoli del ruolo insostituibile dei partiti e delle loro funzioni per lo svolgimento di ogni azione in Italia. Siamo, dunque, consapevoli che sono necessarie delle riforme che possano favorire il regolare svolgimento delle azioni della nostra società. Tra queste la prima riforma da proporre vi è quella di abolire i Tribunali Amministrativi, TAR e CGA, perché sono stati concepiti da una visione dello Stato  statocentrico, dove il cittadino non viene considerato  allo stesso livello davanti alla legge, per cui ci si deve affidare all’Autorità Giudiziara Ordinaria,  creando  una  sezione del Diritto amministrativo.

Le riforme sono necessarie per rendere questo Paese ancora più democratico ed attuare una maggiore giustizia sociale, al fine di garantire e tutelare la dignità  della persona, del bene comune e dei diritti umani che sono alla base dei diritti fondamentali dell’uomo.

Il M.P.F.E., si muove per attuare uno Stato, ponendo il principio della laicità dello Stato, che per il cattolicesimo politico è fondamentale perseguire, abbandonando in modo distaccato e inopinatamente lo Stato laico, perseguito da alcune forze politiche.