Lectio degasperiana 2021. Tra Stato e Mercato, le Comunità. Ispirazioni degasperiane. Intervento del Prof. Giulio Tremonti.

Riportiamo la prima parte – in fondo si trova il link per la lettura completa – della relazione che Giulio Tremonti ha svolto ieri a Pieve Tesino in occasione del tradizionale incontro della Fondazione Trentina Alcide De Gasperi.

Giulio Tremonti

  1. Il titolo scelto per questo “confronto” è: “Tra Stato e Mercato, le Comunità. Ispirazioni degasperiane”.

Proprio queste parole – le parole Stato, Mercato, Comunità – offrono una traccia semantica perfetta per ricostruire lo sviluppo tanto della nostra Costituzione, quanto del pensiero e dell’azione di Alcide De Gasperi.

Sviluppo, come è stato via via nel tempo:

– a partire dal tempo della Costituzione, promulgata il 27 dicembre 1947;

– per arrivare al tempo presente.

Comincerò dunque dalle parole e del resto, come è stato detto: “in principio era il verbo!”

  1. Nella Costituzione del 1947 si trova 51 volte la parola “Stato”, 70 volte la parola “Repubblica” – 70 è più di 51 ed è sintomatico – è del tutto assente la parola “Mercato”!

Nel linguaggio della Costituzione la parola “Repubblica” indica l’insieme delle forme che, a vario titolo, ne compongono la comunità politica, più o meno come a Roma era la “Res publica”.

La parola Stato ne indica l’organizzazione, più o meno come a Roma era la “Civitas”: la città-stato, la comunità organizzata, l’insieme delle cariche istituzionali.

Per contro è soltanto nel 2001 che, nel testo della Costituzione, è stata introdotta la categoria del “Mercato”, sotto specie di “mercato finanziario” e di “concorrenza”, come è testualmente nell’art. 117, secondo comma, lett. e).

Ma c’è anche una variante, rispetto a questo schema: nel testo della Costituzione per 3 volte compare anche la parola Nazione, parola usata per indicare tanto l’identità, quanto la continuità storica dell’Italia!

Ma di questo parlerò infine, quando parlerò del necessario ritorno in politica del “romanticismo”.

  1. Per essere chiari: non è che nel testo originario della Costituzione fosse assente la dimensione dell’economia.

All’opposto, questa era presente ed in molti e fondamentali articoli, articoli concentrati nel “Titolo III”, appunto rubricato: “Rapporti economici”.

Ma, ed è qui essenziale notarlo:

  1. a) nello spirito e nella lettera della Costituzione del 1947, l’economia, in tutte le sue forme, e queste espressione di diverse culture – cattolica, comunista, liberale – l’economia era sistematicamente subordinata tanto alla Repubblica, quanto allo Stato, e dunque subordinata a ciò che integrava e garantiva il più alto e superiore sistema dei valori politici;
  2. b) è certo vero che, a partire dal 1957, la figura del mercato è entrata nel nostro ordinamento, per la via “europea” dei Trattati di Unione.

Ma senza che questo processo, allora relativo soprattutto al “MEC”, avesse forza sufficiente per alterare la gerarchia dei nostri principi politici fondamentali.

  1. È stato solo dopo, con il divenire della globalizzazione, che il mercato è divenuto categoria politica dominante, dominante nel mondo, in Europa, infine anche in Italia.

Finita l’Unione Sovietica si pensava infatti di poter andare oltre la storia, in un mondo unificato dalla magica ed armoniosa metrica del mercato, del mercato pensato e presentato come la matrice unica della democrazia e della pace.

Questa era una utopia, ma del resto in greco utopia letteralmente vuol dire “non luogo” e proprio questa è l’essenza della globalizzazione!

Alla base c’era l’idea di una ineluttabile transizione, dalla secolare triade “Liberté, Égalité, Fraternité”, alla nuova triade “Globalité, Marché, Monnaie”.

È così che nel campo politico e culturale è emerso prima, e poi si è affermato, il “mercatismo”: l’ultima ideologia del ‘900.

Vista altrimenti, era l’idea simil religiosa del mercato “sicut deus”.

Il mercatismo, la forma ultima del materialismo storico: mercato unico-mondo unico-uomo a taglia unica.

Una prova di questo? La si trova, per esempio, nell’espressione “mercato del lavoro”.

Espressione questa piuttosto orrenda, ma oggi diffusissima, tanto nel dibattito politico, quanto nel linguaggio delle università commerciali.

Non credo che la idea del “lavoro” come oggetto di “mercato” fosse presente a Camaldoli!

Certo la globalizzazione non poteva essere fermata, ma forse poteva essere sviluppata in tempi più lunghi e più saggi.

E questo – se oggi posso ricordarlo – questo l’ho detto e scritto piuttosto per tempo!

  1. È stato in questo contesto che nel 2001 i nostri successivi padri costituenti hanno inserito nel “Titolo V” della nostra Costituzione, oltre alla “novità” del federalismo, anche la “novità” del mercato.

Un curiosum è che l’inserimento in Costituzione del mercato è stato operato dentro un “Titolo” che era ed è ancora rimasto rubricato: “Le Regioni, le Province, i Comuni”.

  1. E, tuttavia, le meraviglie generate dalla supermodernità globale e garantite dai suoi sciamani, la versione contemporanea dei miti millenari de “L’età dell’oro” e del “Giardino dell’Eden”, tutto questo è durato ben poco: poco più di tre lustri.

Dopo sono infatti venute, ed in sequenza, prima la grande crisi finanziaria del 2008 e poi, oggi, la pandemia.

  1. È stato scritto che la pandemia è stata (è) “una tragedia umana di proporzioni bibliche”.

Una tragedia umana, certo, ma la Bibbia è magazzino di miti e di immagini ben più coerenti: se non quelle del “Diluvio” o della “Cacciata dal Paradiso”, piuttosto la “Torre di Babele”.

Qui l’umanità sfida la divinità, erigendo verso il cielo la sua torre, la divinità la ferma, privandola della lingua unica.

Se al posto di lingua unica si mette “pensiero unico”, si comprendono bene gli effetti della pandemia, un fenomeno che ha hackerato il software della globalizzazione, che ne ha spezzato il meccano mentale, prima tutto positivo e progressivo.

  1. Oggi, terminato il “global order”, venuto all’opposto un “global disorder”, è venuto il tempo per una riflessione generale.

Abbiamo i vaccini contro i mali del corpo, ma ancora non abbiamo i vaccini contro i più sottili, ma non meno gravi, mali della politica.

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https://www.degasperitn.it/79070/Testo-lectio-degasperiana-2021-G.-Tremonti.pdf