Equipaggio Meloni: un radioso avvenire di governo?

La regina Cleopatra e i giorni che scorrono lenti sulla triremi del governo. A terra intanto crescono i malumori. E tra poco bisognerà mettere mano al portafoglio. Noi, ogni caso, Cleopatra l’aspettiamo ai prossimi 100 giorni.

Elisabetta Campus

Centouno, centodue, centotre,…i giorni del governo di Cleopatra/Meloni scorrono lenti nel mare aperto della navigazione dei governi dell’Impero. Sono ormai lontani i giorni festosi della partenza con la gente gioiosa che salutava l’inizio del primo Governo a guida femminile e di destra dopo 10 anni di sinistra. E sulla tolda della nave, il capitano (la capitana) e gli ufficiali, l’equipaggio tutto e financo i mozzi tutti sorridenti per la felice partenza. Ricco il cuore di speranza per un radioso avvenire.

Ma non tutti da terra avevano salutato la partenza. Qualcuno, molti in verità, avevano visto la novità della nave in rada armata dalla destra pronta a salpare e non avevano mostrato alcun interesse, anzi se ne erano disinteressati proprio avendo preferito restare ad occuparsi dei casi loro non rinvenendo né promesse né vantaggi immediati degni di attrattiva. Tra questi, alcuni attendisti aveva considerato utile tornaconto vedere se nelle prime settimane di navigazione di potesse palesare una possibilità di imbarco futuro o di un più semplice scambio merci ad un futuro porto di attracco lungo la rotta. Nell’uno e nell’altro caso, la regina Cleopatra e i suoi ufficiali avevano già ben calcolato che cosa avrebbero potuto concedere e che cosa avrebbero negato. Perché tutto si può dire di questo equipaggio in navigazione tranne che siano sprovveduti, inesperti di certo sì perché non hanno avuto l’accortezza e la scaltrezza di allenarsi per tempo in acque di bacino più piccolo, ma quanto a scuola di navigazione teorica, se la sono fatta tutta, ripetendola più volte per insicurezza sulla scienza, laddove gli avversari invece molto hanno praticato l’esercizio dell’allenamento nel bacino piccolo e in mare dimenticando la teoria. E ora mentre questi della regina Cleopatra corrono soli in mare aperto gli altri tirata la barca in secca, guardano il fasciame, che con navigazione forte ed incauta, hanno contribuito a rovinare.

Superate le noiose prime secche vicino alla costa, ben presto la nave romana di Cleopatra, che si sa non proprio atta a navigazioni in mare aperto, aveva cominciato a sentire la forza delle onde. La rotta tracciata e le mappe di navigazione studiate da tempo, tenere il sole sulla destra e navigare con lo scafo leggermente piegato a tribordo; per chi si intende di nautica significa che il fianco sinistro sta un po’ più fuori dall’acqua e i rematori faticano di più e quelli che stanno a destra si trovano più acqua e faticano anch’essi, sarebbe meglio navigare con la barca ben equilibrata al centro ma il peso del carico nella stiva la fa pendere naturalmente un po’ di più a tribordo.

Sarebbe stato opportuno imbarcare anche un secondo ufficiale greco esperto di navigazione in mare, se non proprio mare aperto almeno tempestoso, perché la nave romana naviga bene in acque profonde ma ferme, poiché a muoverla necessita di una compagine di rematori ben forgiata e stimolata nello stare insieme da un comune sentire e non solo dal fatto di stare legati al remo che mette in acqua. E qui non c’è ritmo di tamburo che regga se i rematori battono la fiacca o sono demotivati. Se poi hai imbarcato anche i riottosi (quelli del “non ci voglio venire ma se proprio devo”), la navigazione indubbiamente rallenta.

Notizie da terra ogni tanto arrivano. Buone o cattive come è d’uopo, e anche colorate come dal lontano villaggio gallico di Asterix e dell’estroverso bardo Panoramix con suo vertex tertium. E Cleopatra è ben grata che i galli siano cugini alla lontanissima degli agguerriti navigatori vichinghi, sennò la sua barca avrebbe avuto ben altra sorte. Assicurate le poche risorse finanziarie dell’impero per la gestione di tutti i giorni, la regina, su suggerimento di Cesare, si è avviata ad un giro perlustrativo nelle acque del mare tempestoso del sud dell’Impero, alla ricerca di buoni alleati. Il che fa della regina Cleopatra l’immagine tipo dell’impero da spendere per ottenere il meglio per tutti. Senonché i tempi non sono felici poiché di questo metodo sono in molti ad avvalersene e non tutti/e operano con successo e dignità; poi, a ciò si aggiunga che venire dopo altri/e non è certo degno di una regina e nemmeno dell’impero che si tiene per il momento. Epperò vuoi la novità, vuoi la convenienza, i risultati si portano a casa. Ma è proprio a casa, che iniziano a vedersi più evidenti i malumori.

Quelli che non sono saliti sulla barca e che secondo loro stanno a terra a fare il lavoro più duro, (dimenticando che il lavoro in mare da che mondo è mondo è quello duro), lamentano che c’è poco da fare e quel poco è già deciso. E sono in gran parte quelli della Curia, factionorum, e diariorum/quotidianiorum. Quasi che in ognuno di essi albergasse un improbabile animo di rivoluzionario-organizzatore stacanovista che non trovandosi nulla fare per sé avesse puntato niente di meglio che organizzare la vita degli altri. E sono tra i più pericolosi in ogni compagine. Ed eccoli lì sul come aggiustiamo noi l’Impero, e il qui non va, e il qui nemmeno, e il qui ci vorrebbe. Sono coloro i quali non potremmo definire “ben-pensanti” per il solo fatto che le critiche sono pur giuste (Cleopatra ha fatto poco) ma neanche definire “mal-pensanti” per il solo fatto che le critiche sono malevole (Draghi le ha la lasciato la cassa quasi tutta già impegnata), ma certamente sono nella loro funzione complessivamente inutili e la percezione inconscia della loro inutilità determina il loro livore. Ma trovano ascolto quanto meno tra i loro e ne fanno grancassa come se fossero vaticini. Il guaio è che a Roma se vuoi farti davvero un’opinione su che cosa sta accadendo per paradosso non dovresti ascoltare nessuno, iniziando da te stesso.

Da sempre, si sa, quando una coalizione politica sale al potere e governa il paese, quanto più è composita tanto più i malumori sono difficili da contenere e tendono a manifestarsi con sempre più frequenza. L’aumentare delle frequenze non giova ai singoli partiti e alla coalizione.  Prima i ministri e i sottosegretari che faticano da sempre a trovare un equilibrio tra l’esercizio collegiale nel governo e l’azione singola per la materia che hanno assegnata per delega. Quindi nel gioco la singola materia vale più del lavoro collegiale.  E nel contempo i segretari di partito politico che sono al governo, se poi sono anche ministri la questione è come elevare un numero a potenza n². La materia singola si raddoppia. Il progetto costa il doppio. Se poi il capo del governo è anche capo politico il numero è elevato alla terza n³. La materia singola si triplica e in questo caso significa che le spese correnti si triplicano. Delle spese di investimento per ora non abbiamo traccia evidente. E questo è un serio problema perché la Regina Cleopatra o immagina per sé un regno breve o non ci ha detto dov’è il porto dove si fermerà a fare quel rifornimento che ci servirà per arrivare al 2025. Tra poco, infatti, bisognerà mettere mano al portafoglio. Navigare costa e necessita fermarsi in un porto per rifornire l’equipaggio di viveri e merci: qualcuno scenderà per il mal di mare, qualcun altro salirà non vedendo l’ora di un passaggio, qualche scaltro avrà pagato il passaggio per il prossimo porto. Non sappiamo se ci sarà gente festante o saranno aumentati i perplessi a guardare; ma sarà marzo, più o meno, e saranno le Idii di Cleopatra, se si ferma; o Scilla e Cariddi, se le supera e trova anche qualche altro armatore. In ogni caso noi l’aspettiamo ai prossimi 100 giorni. Appuntamento fisso. E buona navigazione, ci mancherebbe.