Oggi sul “Domani” di Stefano Feltri trova ospitalità nella rubrica delle lettere una breve nota (Riorganizzare il centro, ripensare la sinistra) del nostro direttore.

D’Ubaldo prende spunto da un’affermazione che ieri, sullo stesso giornale, Mattia Ferraresi ha inserito nel suo pezzo (L’illusione del partito all’americana nella patria di Dc e Pc). Vale la pena, in stralcio, riproporne il testo: “La dialettica Dc-Pci – spiega Ferraresi – ha prodotto esiti che ognuno può giudicare come crede, ma il punto è che non è mai approdata a una sintesi, che del resto era probabilmente impossibile ottenere in natura”.

È evidente che la critica mette a nudo le contraddizioni del Pd. Ecco l’interesse del confronto. D’Ubaldo, in termini stringati, formula una opinione avversa a questo concetto di sintesi. C’è infatti la necessità di guardare a nuove strade per non cadere nelle illusioni, ed anche nelle frustrazioni, del modello “partito unico del riformismo”.

Se volessimo aggiungere una considerazione sulla base dell’attualità, potremmo incasellare la candidatura di Enrico Letta alla guida del Pd come l’estremo tentativo di salvataggio di questa improbabile “sintesi” tra grandi esperienze di partito (DC e PCI). A tale riguardo, Letta appare prigioniero del passato o, nel peggiore dei casi, di un asfittico gioco di potere.

Non è questa, per noi, la soluzione del nodo aggrovigliato del Pd.