Libertà artistica e regole politiche

Sanremo, un grande successo per la Rai. Eppure non sono mancati i pasticci, anzitutto con l’andirivieni sulla presenza di Zelenski. A sua volta il governo non ha dato prova di equilibrio. L’errore, per tutti, sta nella commistione tra politica e spettacolo.

Càpita che litigando si abbia torto in due. In questo caso la Rai da una parte, la destra di governo dall’altra. Viale Mazzini ha allestito a Sanremo uno spettacolo gratificato da numeri generosi ma contraddetto da pasticci politici di non poco conto. Valga per tutti l’andirivieni, davvero scandaloso, sulla presenza di Zelenski, prima offerta in pegno di una scelta di civiltà e poi declassata a letterina da leggere in tardissima serata. 

E Palazzo Chigi a sua volta ha fatto capire che intende rispondere con un richiamo all’ordine piuttosto brusco. 

Difficile prendere posizione tra i due torti. Piuttosto varrebbe la pena di segnalare che tutti e due discendono da un errore comune. E cioè dalla commistione sempre più stretta tra politica e spettacolo. Abitudine ormai inveterata, che toglie prestigio e solennità alla politica e finisce per limitare anche la libertà dello spettacolo. Libertà che però andrebbe forse amministrata con un pizzico di buon gusto in più. 

Si dirà che non siamo alle prese con una novità. Sono anni e anni che musica e potere giostrano nelle più diverse maniere. Con conseguenze non sempre così limpide. Ai suoi tempi persino Beethoven volle dedicare una sinfonia, l’Eroica, a Napoleone. Ma poi si convinse di essere stato troppo generoso e finì per cancellare quella dedica. Altri tempi, altra musica e anche altri personaggi. Ma la lunga storia dell’intreccio tra la libertà artistica e le regole politiche continua a ricordarci che un briciolo di distanza in più farebbe bene agli uni e agli altri.

Fonte: La Voce del Popolo – 16 febbraio 2023

(Articolo qui riproposto per gentile concessione del settimanale)